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Vita in provincia: un LinkedIn per la PA

Il ministro Brunetta ha scoperto il modo per reperire presto e bene le risorse umane necessarie ad attuare il PNRR. A noi però resta qualche dubbio

di Luigi Oliveri

Egregio Titolare,

come già evidenziato in precedenti post, spesso la brama di riformare semplificando si traduce in scelte operative che, invece di semplificare, eliminano drasticamente l’iter considerato astruso. È successo con gli appalti ed il cosiddetto decreto semplificazione, che in sostanza, soprattutto per gli appalti di importo inferiore alla soglia comunitaria, ha di fatto eliminato la gara.

Sta avvenendo lo stesso con i concorsi: invece di pensare a come rendere più veloce e fruibile il sistema per selezionare i candidati, si sta saltando a pie’ pari ogni prova concorsuale, affidandosi alle magie esoteriche dei portali e dell’intelligenza artificiale.

Da un magico algoritmo all’altro

Insomma, si critica e si esautora il prossimo ex presidente dell’Anpal proprio per il fallimento dell’idea che nel sistema privato il reclutamento possa ridursi ad un algoritmo informatico, ma contestualmente si pensa a qualcosa di simile per il lavoro pubblico. In un ordinamento costituzionale che ai sensi dell’articolo 97, comma 4, della Costituzione, si impone il concorso per l’accesso agli impieghi pubblici.

Come dice, Titolare? L’articolo 97, comma 4, della Costituzione, impone sì i concorsi ma “salvo i casi stabiliti dalla legge”?

Verissimo. Una legge, in ragione di valutazioni di indirizzo politico pienamente discrezionali può prevedere alcune situazioni particolari, per le quali il reclutamento avvenga mediante modalità diverse dal concorso.

La necessità di acquisire velocemente professionalità spiccate per attivare con urgenza le centinaia di progetti legati al Pnrr può certamente legittimare appunto una legge specifica, che per questa contingenza consenta reclutamenti senza concorso, finalizzati in modo peculiare all’acquisizione di tali professionalità.

Senza concorso si può

L’intento, dunque, del Ministro della Funzione Pubblica di reclutare alcune migliaia di figure da adibire alla progettazione, gestione, rendicontazione e realizzazione dei progetti del Pnrr in astratto non contrasta con la Costituzione.

Come sempre, tuttavia, è il metodo che concretamente si intende perseguire a dover meritare attenzione particolare ed analisi.

Il reclutamento di queste figure, infatti, appunto pare si voglia attivare utilizzando le meraviglie dell’informatica e dell’intelligenza artificialerealizzando il “Linkedin italiano” per l’accesso al lavoro pubblico.

Molte sono, tuttavia, le perplessità che desta l’idea. Iniziamo con quelle sollevate in modo puntuale e preciso dai professori Tito Boeri e Roberto Perotti su La Repubblica del 20 maggio, nell’articolo titolato “Lavoro, no al Grande Fratello”:

All’orizzonte vediamo minaccioso il Linkedin italiano cui sembra si stia lavorando al ministero della Funzione Pubblica: il sogno di un sistema pubblico che come un Grande Fratello raccoglie i profili di tutti i professionisti necessari per attuare il Pnrr e, con un tasto del computer e l’ immancabile routine di intelligenza artificiale, consente al Comune di Belluno di trovare a Siracusa in trenta secondi esattamente il tecnico di cui ha bisogno.

È in effetti tipico del provincialismo dell’approccio italiano alle riforme ed alle soluzioni da proporre per i problemi complessi, soluzioni che spesso hanno la presunzione di essere semplici e finiscono quindi per essere semplicistiche, immaginare che un tasto magico, un codice informatico possa creare il “prodotto”: il sogno si potrebbe realizzare davvero se una stampante 3D fosse in grado di realizzare l’ingegnere più adatto, lo statistico migliore, l’analista dei dati perfetto, il rendicontatore indefesso.

Intelligenza artificiale e furbizia naturale

In effetti, il problema è che l’intelligenza artificiale, se lasciata al freddo algoritmo, conduce a risultati talvolta senza senso, come esemplificato da Boeri e Perotti e come già in effetti avvenuto nel caso delle assegnazioni delle cattedre agli insegnanti delle scuole.

Ma si possono verificare, tuttavia, problemi opposti: un’apertura eccessiva dell’algoritmo a “variabili” lasciate alla discrezione umana. Come avviene col MePa, il mercato elettronico delle PA, un mercato che dovrebbe essere nazionale, ma consente alle stazioni appaltanti di limitare le imprese da invitare a presentare offerte alle sole di un certo territorio, con tanti saluti ad ogni principio del Trattato Ue sulla concorrenza.

Per evitare, quindi, che a Belluno si peschi un professionista a Siracusa, ecco che la variabile territoriale dovrebbe entrare a far parte del sistema “intelligente”; ma, il rischio che poi tra le variabili si introducano quelle fin troppo discrezionali. Ad esempio, quelle relative alle competenze e alle conoscenze: come pesarle, in modo che non vi siano modalità totalmente difformi ed inconciliabili tra l’ente A e l’ente B? E, soprattutto, come evitare che per “conoscenze” si intenda non il patrimonio acquisito con studio ed esperienza, ma la “cerchia” e le “tessere”?

Ma, al di là di queste questioni tutt’altro che banali, visto che non è dato comprendere quali possano essere le garanzie di un reclutamento imparziale e non cucito addosso ad una certa persona (rischio specifico delle procedure concorsuali secondo il Piano Nazionale Anticorruzione), c’è al fondo anche un’idea non proprio corretta di cosa sia e come funzioni Linkedin.

Cosa Linkedin non è

Dovrebbe essere noto che Linkedin non è e non intende nemmeno essere una piattaforma di incontro domanda/offerta di lavoro: è specificamente un social network, riferito certamente al mondo del lavoro, delle professioni e dell’impresa, la cui ambizione è creare soprattutto reti esattamente di “conoscenza”, utili per condividere riflessioni, pensieri ed esperienze.

Un sistema per raggiungere ed allargare possibili clienti, o partecipanti ad associazioni o a corsi di studio o formazione. Certo, perché no, anche con l’ambizione di poter, da questi contatti, ricavare anche occasioni di lavoro, non necessariamente subordinato, anzi per lo più autonomo.

Non è sicuramente, tuttavia, una sorta di vetrina, appunto qualcosa di assimilabile al MePa o all’Amazon dei professionisti, al quale accedere per attivare il contratto, con un “ordine”, senza che siano note le ragioni della scelta di questo o l’altro soggetto da assumere.

La cosa che non torna, soprattutto, è la coerenza delle scelte. L’idea del Linkedin del reclutamento nel lavoro pubblico è sorretta dalla circostanza che essendo mirato ad assunzioni “a progetto”, strettamente connesse alla realizzazione dei progetti del Pnrr e, dunque, non necessariamente a tempo indeterminato, si possa fare a meno del concorso.

Dipendenti come consulenti?

Si sta parlando, però, di assumere persone di elevato livello specialistico, da inquadrare quindi ai vertici dei comparti, per tre anni più altri eventuali due: non un incarico di qualche mese o legato appunto ad uno specifico progetto.

Ora, calcolando che un funzionario pubblico di elevato livello ha uno stipendio lordo di circa 36.000 euro annui, un’assunzione mediante il futuro portale senza concorso avrebbe un costo di almeno 108.000 euro complessivi, che nel caso del prolungamento del contratto di altri due anni ascenderebbe a circa 180.000 euro complessivi.

Bene, Titolare. Alle pubbliche amministrazioni è già possibile, da sempre, acquisire professionalità delle quali non dispongono per realizzare progetti specifici che richiedono un elevato livello di specializzazione. Lo prevede l’articolo 7, commi 5-bis e seguenti, del testo unico sul lavoro pubblico (d.lgs 165/2001). Si badi: esso non è finalizzato alla costituzione di rapporti di lavoro subordinato, ma di incarichi professionali.

Rischio di violazione del codice dei contratti

Il cui importo è, nella gran parte dei casi, di gran lunga inferiore al costo complessivo dell’assunzione “tre più due”, con durate ben inferiori. Crede, Titolare, che sia possibile alle PA selezionare i professionisti con un sistema come quello che si vuole introdurre per il Pnrr? Ovviamente no: la norma richiamata impone, anche per incarichi di valori e durate contenuti “procedure comparative”, con tanto di tuoni, fulmini e saette della magistratura contabile se non si effettua una corretta comparazione.

Non basta. L’attività in particolare degli ingegneri ed architetti che col “Linkedin” italiano si intendono acquisire, da quel che è dato comprendere, sarà – come è giusto sia – appunto dedicata alle specifiche competenze professionali: progettare, dirigere i lavori, contabilizzare.

Ora, queste attività sono considerate dalla normativa internazionale prestazioni di servizi e sono regolate per altro dal codice dei contratti; l’affidamento diretto dei servizi attinenti all’ingegneria è ammesso solo fino a 40.000 euro, cifra che ascende a 75.000 se si applica il decreto semplificazioni; altrimenti, occorre una gara, con concorrenti e graduatorie.

Non si vede che coerenza abbia un sistema che impone procedure comparative per incarichi professionali o consente affidamenti diretti senza gara per importi inferiori all’onere complessivo, a parità di funzioni da svolgere, che si sosterrebbe assumendo dal portale che si sta realizzando.

Senza dimenticare, Titolare, che l’inquilino di Palazzo Vidoni ha più volte affermato l’intenzione di consentire a chi verrà assunto grazie all’intelligenza artificiale del portale di consolidare il proprio rapporto, stabilizzandolo in futuri concorsi, nei quali far valere il peso del triennio o quinquennio di lavoro, innescato senza un iniziale concorso.

Non tutto pare funzionare. L’idea di un portale nazionale nel quale catalogare gli aspiranti candidati al lavoro pubblico, di per sé non appare sbagliata. Questi pixel hanno proposto di recente qualcosa di simile: ma non nell’illusione che una routine informatica prodigiosa possa sostituirsi al concorso, bensì nella consapevolezza che creare un sistema ordinato, con criteri di pesatura dei titoli e delle esperienze uguali per tutti, può agevolare le procedure che rendono morti e troppo lunghi alcune fasi dei concorsi, senza eliminare i concorsi.

Che strada prendere

Siamo ancora ostinatamente convinti che questa sia la strada corretta. Anche perché non appare possibile e corretto affrontare il problema generale della riduzione dei tempi dei concorsi alla luce di quanto propone il Pnrr, quando afferma: “il tempo che intercorre tra la pubblicazione del bando per un concorso pubblico e le procedure di assunzione può richiedere fino a quattro anni”.

Non sembra utile impostare la riforma di tutti i concorsi, come se tutti durassero quattro anni, visto che il presupposto è che alcuni di essi possono, forse, durare “fino a” quattro anni. Si intervenga in modo mirato su queste procedure concorsuali, che non sono per nulla la regola, anche se sono molto impattanti, poiché in generale riguardano grandi enti e catalizzano migliaia di domande.

E si punti, al di là del modo con cui si recluta, a formare adeguatamente, utilizzando la leva dei contratti di formazione e lavoro (ancora efficaci nella PA) e, soprattutto, dell’apprendistato.

Quel che serve, non sono né scorciatoie né miracoli dell’informatica, ma metodi di valorizzazione delle capacità.


Ammettiamo senza problema alcuno che obiettivo della proposta del ministro della Funzione pubblica sia la genuina esigenza di “fare presto e bene” nel reclutamento, dati i tempi assai stretti del PNRR. Fa comunque sorridere, come evidenziato da Luigi, il provincialismo del riferimento al “Linkedin italiano”, che ricorda sinistramente l’altra levata d’ingegno del “Netflix italiano” di qualche tempo fa.

Fa assai meno sorridere la dimostrazione di aver capito assai poco riguardo a cosa è davvero Linkedin, al netto delle “imperfezioni” del social (ché di quello si tratta), che spesso appare come densamente popolato di personaggi onusti di mansioni e cariche aziendali rigorosamente in inglese.

A parte ciò, resta il problema di fondo: come sfuggire al sospetto che, con qualche abracadabra alla moda, come l’immancabile spruzzata di “intelligenza artificiale”, si riproducano antichi vizi, come la chiamata di amici degli amici? Sospetto che sicuramente sorge in noi perché siamo cinici ma soprattutto terribilmente preoccupati che questa sbornia epocale di debito possa metterci definitivamente la corda al collo. (MS)

Questo articolo è stato pubblicato qui

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