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Vietnam e Cambogia, condannati sette attivisti per i diritti della terra

Non c’è pace nel Sudest asiatico per chi difende i diritti della terra e dell’ambiente

Il 5 maggio Trinh Ba Tu e Can Thi Thieu, madre e figlio, sono stati condannati a otto anni di carcere per “produzione, archiviazione e diffusione di informazioni, materiali od oggetti con l’obiettivo di opporsi alla Repubblica Socialista del Vietnam”.

Con queste condanne, le autorità vietnamite hanno voluto chiudere i conti con una famiglia che lottava da un decennio contro le confische illegali dei terreni. Anche Trin Ba Khiem, marito e padre dei due condannati, aveva trascorso un periodo di carcere tra il 2014 e il 2015 per aver filmato lo sgombero di un terreno.

Il giorno dopo, un tribunale cambogiano ha condannato cinque attivisti dell’associazione “Madre Natura” (nella foto, due di loro) a pene da 18 a 20 mesi per aver guidato la lotta non-violenta contro il progetto di privatizzare il lago Boeung Tmok, l’unica grande area lacustre ancora intatta della capitale Phnom Penh.

A fronte dell’impegno riconosciuto a livello internazionale, gli attivisti cambogiani di “Madre Natura” sono da anni nel mirino delle autorità: la draconiana legge sulle Ong non ne consente il riconoscimento e per questo l’associazione è accusata di agire illegalmente e di “seminare il caos nella società”.

Questo articolo è stato pubblicato qui

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