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Venerdì Santo 2015: una serie di altari sobri e una giovane super mamma

Stamani, tenendo fede a un'antica consuetudine, ho voluto visitare alcune chiese della città e sostare brevemente dinnanzi agli altari, già comunemente noti come sepolcri, appositamente allestiti in questa ricorrenza per l'esposizione del Santissimo Sacramento.

Una nota coreografica, mi ha colpito: la sobrietà, anzi l'essenzialità, delle realizzazioni. In particolare, in un tempio, alla base di una comunissima sequenza di candele, ho visto far capolino soltanto un fascio di spighe e un prato di pianticelle ricavate dal germoglio, in estrema naturalezza, di chicchi di grano e semi di lino, come accadeva sessanta anni fa e ancora prima.

All'uscita dalla parrocchia del mio quartiere, vengo ad imbattermi in un volto simpatico di ragazza bruna, sembianze peraltro non nuovissime, bensì scorte in precedenza in differenti punti della città, forse a qualche semaforo. La donna è seduta e va chiedendo, con compostezza, un aiuto ai fedeli che entrano ed escono dal tempio. Evidente il pancione della giovane, che, ad ogni modo, non altera minimamente i lineamenti dolci e aggraziati del suo volto e l'intensità e la lucentezza degli occhi.

Si chiama Giulia, è rumena, ha vent'anni. Le domandò se sia in attesa del primo figlio, ma mi risponde che ne ha già tre, messi al mondo uno per anno: a diciassette, poi a diciotto, quindi a diciannove e, quanto a quello in arrivo fra un paio di settimane, a venti.

Le rivolgo un fugace sguardo interrogativo, al che Giulia sottolinea lesta: “Però, questo è l'ultimo”. Non c'è che dire, Buona Pasqua e, soprattutto buona fortuna, splendida mamma Giulia!

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