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Un Movimento per il cambiamento. Proviamoci, adesso!

Il tempo delle parole è scaduto, ora è il momento di agire, ciascuno lo faccia a modo suo e nel contesto che gli è più congeniale, dove appunto gli sembra di poter maggiormente intaccare e trasformare con la maggior efficacia possibile quella parte di realtà che non gli sembra giusta, umana e solidale.

Forza! Ce la possiamo fare, e quando i politicanti chiederanno cosa si propone per il cambiamento, come spesso si sente domandare da alcuni di loro ai semplici cittadini del popolo, nei salottini della tv, si potrebbe e forse si dovrebbe rispondere: la prima tappa è cacciarvi a calci fuori dall'Italia, mettervi tutti su una nave da crociera e spedirvi a meditare sulle vostre nefandezze, in un mare diventato ormai pieno di merda a causa della vostra ingordigia, del vostro egoismo e della vostra immensa arroganza.

L'onda del cambiamento è formata di tante piccole gocce, cominciamo a metterci le nostre piccole azioni che, appunto, trasfomate in tante gocce andranno a formare quella grande onda, che potrebbe essere il piccolo diluvio purificatore di questo maledetto sistema incancrenito e putrefatto, di cui ciascuno di noi è vittima e, spesso, inconsapevolmente complice.

Si potrebbe dare vita a un movimento trasversale popolare che sia di sostegno a tutta la società civile.

Il nome potrebbe essere M.N.C. (Movimento Nazionale Correttivo).

Ci si potrebbe prefiggere di bonificare la Grande Fossa Biologica costituita dalla società corrotta e dalla terra devastata. Si potrebbe intervenire sugli errori commessi, rimuovere e trattare in profondità e in modo radicale tutte le scorie accumulate, sia quelle fisiche, vedi inquinamento, distruzione del verde, urbanizzazione selvaggia, e sia quelle spirituali, vedi comportamenti deviati, mancanza di rispetto del prossimo e delle regole, corruzione dilagante, uso di sostanze dopanti, distruzione dei valori civili e morali.

Occorrerebbero dei leader che dimostrino di avere dinamismo, intelligenza e inventiva, che siano fortemente motivati nel risanamento dell’umanità intera, e che si comportino con coerenza.

Ognuno dovrebbe vedere nei progetti del MOVIMENTO dei sogni per i quali si è ancora pronti a morire, sia spiritualmente che fisicamente.

Di conseguenza è necessario avere dentro di sé l’ardente desiderio di una vita migliore.

Per non deragliare ci si dovrebbe sempre immedesimare nei problemi dell’altro.

Le azioni del MOVIMENTO potrebbero essere come dei fili di acciaio che andrebbero a costituire l’ossatura di una lunga e robusta corda, alla quale possano aggrapparsi i timidi, gli umili e gli ultimi.

IL MANIFESTO DEL MOVIMENTO

L’ANALISI
Premessa: La nostra classe politica non è una fatalità!

• La gente umile è stata plagiata dai media e dagli affabulatori, le persone sono state trasformate in esseri umani senza volto, senza voce, che non conta nulla, e vengono trascinate, ogni giorno che passa, sempre più in basso nella terra. Quella terra che è stata martoriata dai prepotenti.
• La voglia di lottare deve diventare contagiosa, perché una massiccia adesione della popolazione costituisce motivo di preoccupazione in alto loco, e questo può innescare un principio di cambiamento nel comportamento del SISTEMA.
• Il saluto può essere quello di Nelson Mandela: amici, compagni, fratelli, vi saluto nel nome della Pace, della Democrazia e della Libertà.
• I partecipanti al MOVIMENTO non dovranno sentirsi mai profeti, ma umili servitori, e devono avvertire le proprie azioni come le uniche capaci di farli sentire ancora persone.

LE AZIONI
Piccole azioni per grandi traguardi.


• Ognuno cominci a guardare dentro di sé, e compia un’opera di bonifica nei suoi comportamenti, nel suo linguaggio, nei suoi sentimenti, faccia uscire la propria coscienza dal limbo nel quale è stata spinta dai comportamenti inumani della società e la faccia ritornare ad essere il faro della sua vita.
• In ogni famiglia ci sia il confronto e la bonifica collettiva da tutto quello che il comportamento scorretto di ciascuno ha riversato nell’ambito familiare. Si ritorni a dialogare apertamente, si spenga un poco la televisione, ci si riappropri delle relazioni umane appaganti.
• In ogni condominio si ritorni alle origini delle prime comunità, dove la condivisione degli spazi era motivo di gioia e non il ring dove litigare, il buonsenso e la tolleranza tornino a farci compagnia.
• Nel quartiere ci si faccia carico degli spazi e delle risorse collettive, impegnarsi come volontari nella pulizia delle erbacce e nei piccoli lavori che non comportano spese, non caricare sempre tutti gli oneri sulla macchina comunale.
• Non lasciare mai soli i rappresentanti politici eletti, non dargli deleghe in bianco, sono uomini e come tali possono deviare, quindi occorre stargli vicino, con istanze, petizioni, spronandoli a dare risposte concrete e tempestive alle esigenze primarie della comunità. Far sentire con forza il proprio dissenso sulle azioni amministrative non condivise. Organizzare e partecipare ad assemblee pubbliche dove discutere i progetti dell’Amministrazione, quando questi potrebbero influire in maniera pesante sulla vivibilità del territorio.
• Informarsi sempre sui regolamenti del proprio Comune e pretendere il rispetto degli stessi.
• Partecipare attivamente alla vita sociale della comunità, impegnarsi nelle associazioni o nei movimenti, non tentare di risolvere i problemi da soli, si hanno meno possibilità di riuscirvi.
• Documento da rielaborare e incrementare da parte di chi ci sta.

Commenti all'articolo

  • Di (---.---.---.187) 27 settembre 2014 09:13

     Ogni giorno, da qualche parte, qualcuno prende un’iniziativa nel campo sociale. Lo fa forse per soddisfare un bisogno interiore, oppure perché si annoia, o anche per emulare qualcuno, o magari per mettersi in mostra, o chissà per quali altri motivi. Quello che dovrebbe interessare alla massa, però, è che chi lo fa, cerca, a modo suo, di rendersi utile alla collettività. Se quella iniziativa avrà successo, il promotore potrà avere o meno dei riconoscimenti. La cosa certa, in questo caso, è che tutta la comunità in cui l’iniziativa si è concretizzata ne potrà beneficiare, sempre se lo vorrà.
    Spesso, purtroppo, capita che la comunità di quell’individuo, pur riconoscendo la bontà dell’iniziativa, non se ne interessa, non collabora, non dà nessun sostegno, semplicemente la ignora.
    Questo comportamento è molto diffuso, e spesso produce effetti devastanti. Se quella iniziativa non riesce ad autoalimentarsi, muore. In questo caso perdono tutti, non solo il promotore.

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