Tunisia: la censura sul web
Il principale Internet provider tunisino è accusato di
registrare, senza il consenso degli utenti, gli username e le password
per i servizi Yahoo!, Google e Facebook. Questo è solo una parte del
meccanismo di filtraggio del web in atto nel Paese, amplicato dopo gli
eventi di Sidi Bouzid.
L'Agence tunisienne d'Internet (ATI, Agenzia tunisina di Internet), il principale Internet provider del Paese è accusato di registrare, senza il consenso degli utenti, gli username e le password per i servizi Yahoo!, Google e Facebook. Lo dice un articolo del magazine Tech Herald che, dopo aver intervistato degli esperti, giunge alla conclusione che l'ATI utilizzerebbe un linguaggio javascript per piratare queste informazioni.
L'ATI, essendo un'agenzia governativa, dipende direttamente dal regime del Paese ed è pienamente all'interno del sistema di filtraggio della rete in vigore in Tunisia.
Il sito dell'ATI, così come il sito ufficiale del Governo e dei Ministeri e della banca Zitouna sono, da lunedì 3 gennaio, sotto attacco informatico da parte di Anonymous, il collettivo che aveva già fatto parlare di sé dopo gli attacchi seguiti all'affaire Assange.
Dopo il suicidio di Mohamed Bouazizi a Sidi Bouzid lo scorso 17 dicembre moti spontanei sono scoppiati nel Paese: i manifestanti hanno usato i social network (soprattutto Facebook) per comunicare e, in risposta, la polizia ha iniziato un vero attacco informatico. Blogger arrestati, conti bloccati, siti oscurati: è la guerra contro quello che i manifestanti chiamano"Ammar", l'apparato di censura dello Stato.
Secondo il sito Assabilonline, (citato da Le Monde) sono state cancellate oltre 100 pagine personali e di gruppi critici contro il Governo. La pagina Facebook del sito Débat Tunisie (di cui abbiamo parlato qui) che contava oltre 12mila membri, è stata disattivata.
Facebook in Tunisia conta 2milioni di utilizzatori, su una popolazione di 10 milioni. Siti come You Tube e Daylimotion non sono accessibili e su Facebook la popolazione ha potuto far girare dei video e delle gallerie foto delle manifestazioni. Alcuni esempi qui, qui e ancora qui.
La Tunisia è classificata tra i "nemici di Internet" da Reporter sans Frontierer per il filtraggio del web che viene applicato quotidianamente nel Paese.
Qui un articolo sull'arresto di blogger.
Qui un sito che fa informazione contro la censura.
Francesca Barca
Europa45
Commenti all'articolo
Lasciare un commento
Per commentare registrati al sito in alto a destra di questa pagina
Se non sei registrato puoi farlo qui
Sostieni la Fondazione AgoraVox