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Trieste: tra business ed inquinamento, si prepara all’invasione di 150mila croceristi

Era il 2008 quando l'ultima Crociera della Costa, con il canonico colpo di Sirena, annunciava l'addio al Porto di Trieste. Ma come ora vedremo si è trattato di un addio relativo. 

Le parole di Maurizio Bucci, ex assessore al turismo del Comune, pronunciate nel novembre 2008, dopo l'annuncio dell'abbandono di Costa Crociere a Trieste, spiegano meglio di ogni cosa quello che è accaduto ieri, ed oggi.
 
Bucci osservava: "Invito chiunque a vedere lo stato di avanzamento dei lavori. Da un anno non si va avanti. Prospettive? Rivediamo l’organizzazione di Ttp, a partire dalla sua privatizzazione. Poi si avvii un dialogo con la Regione sulla questione infrastrutturale".
 
E realizzate le vie della privatizzazione, come sopra indicate,sono arrivati come per incanto i primi sostanziali finanziamenti. Cosa è accaduto nel corso di tal tempo? 

Novembre 2010 Unicredit Corporate Banking (capocordata), Assicurazioni Generali, Costa Crociere, Giuliana Bunkeraggi e Reguardia sono i componenti della c.d. cordata che vinceva la gara per l’acquisto del 60% delle azioni della Trieste Terminal Passeggeri Spa (TTP).

UniCredit Corporate Banking è quindi capofila del consorzio, composto da Assicurazioni Generali, Costa Crociere, Giuliana Bunkeraggi e Reguardia, che ha acquisito una quota determinate per la gestione del Trieste Terminal Passeggeri; il rimanente 40% è una quota partecipata dall'Autorità Portuale

E chi è Presidente dell'Autorità Portuale? Pochi mesi dopo l'acquisizione di quella cordata, precisamente il 20 gennaio 2011, accade che il Ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti, Altero Matteoli, firmava il decreto di nomina, anche a seguito dei pareri favorevoli espressi dalle competenti commissioni parlamentari del Senato (14 voti favorevoli, 3 astenuti e 2 contrari) e della Camera (25 voti a favore e 15 contrari) e dell'intesa con la Regione Autonoma Friulia Venezia Giulia, del nuovo Presidente della detta Autorità Portuale.

Ovvero la dott.ssa Monassi, che ha già ricoperto l'incarico, è stata direttore generale di Acegas-Aps e, guarda caso, vice presidente di UniCredit Corporate Banking. Le parole della destra triestina, hanno trovato affermazione. La fase uno consisteva nel lanciare una vera e propria privatizzazione sostanziale del Trieste Terminal Passeggeri, acquisita in sostanza da Unicredit e Costa Crociere, la restante quota, collocata persona di fiducia di Unicredit, è nelle mani dell'Autorità Portuale. Detto in breve Unicredit e Costa controllano il TTP.

Realizzata tale operazione, ecco, che segue la seconda fase, ovvero gli investimenti della Regione. Soldi pubblici utilizzati per sostenere un chiaro progetto privatistico. 

Infatti, nella proposta di legge finanziaria regionale per il 2012, per esempio, la Regione ha deciso di attribuire a sostegno dello scalo marittimo triestino, "per lo sviluppo della portualità e della logistica, una disponibilità 2012 pari ad 1 milione di euro superiore a quanto già previsto con la programmazione triennale 2011/2013", per un totale pari a 7,2 milioni di euro.

A questo si aggiungono altri 2 milioni di euro per le attività promozionali del trasporto intermodale da e per lo scalo giuliano; ulteriori 400.000 euro sono stati assegnati, sempre all'Autorità portuale di Trieste, per la progettazione e la realizzazione di opere di ordinaria e straordinaria manutenzione nell'area dell'ex Arsenale Triestino San Marco ed altri 200.000 euro a favore dell'Autorità portuale di Trieste per alcuni interventi di manutenzioni straordinarie in ambito portuale.

Ciò evidenzia una questione importante. Che quando i giochi di potere sono stati definiti, quando gli interessi economici privati prevalgono sul bene comune, una Città intera può patire enormi sofferenze, persone possono perdere il lavoro, il porto può essere ancorato nell'oblio, nella totale indifferenza e passività politica ed istituzionale. Questo perchè la politica altro non è che il braccio esecutivo del profitto. E' il profitto che decide le sorti vitali o morenti di una intera comunità.
 
Così è stato per il porto di Trieste. Ed allora, ritornano le crociere. Ritornano a Trieste i mostri galleggianti. Conclusa la fase uno e due, come previsto stranamente ma poi forse non tanto stranamente da Bucci, da aprile a novembre 2012 arriveranno a Trieste 58 navi da crociera, 30 in più rispetto alle 28 preventivate, per un totale di 150 mila passeggeri.  
 
Nonostante la tragedia del Giglio debba insegnare molto. Città come Venezia si mobilitano per allontanare, almeno dal centro della Città, queste navi. Tra chi propone di raggirare il centro con delle deviazioni e chi propone di "scaricare"il peso di queste navi a Trieste.
 
Che ovviamente accoglierà a braccia aperte, visto e rilevato che il dado del profitto, con le coincidenze sopra citate, è tratto.
 
Silvio Testa, portavoce del Comitato 'No Grandi Navi', all'Adnkronos rilancia l'allarme per possibili incidenti di grandi navi da crociera in transito lungo il canale che dal Lido porta alla Stazione Marittima, passando davanti a Piazza San Marco: ''Per questo chiediamo che in un lasso di tempo abbastanza breve il Governo trovi la soluzione: mandino le grandi navi a Trieste, oppure studino l'alternativa dell'off shore al largo del Lido, per noi va bene l'una o l'altra, l'importante è che le grandi navi restino fuori dalla laguna, perché al di là di possibili incidenti, il problema è ambientale. Le grandi navi spostano decine e decine di tonnellate d'acqua, il fondo del canale viene sconvolto ogni volta e le conseguenze sul piano ambientale sono incalcolabili''.
 
Ed una prima fase di sperimentazione vi è stata. 
 
A novembre 2011 Trieste ha vissuto una sorta di exploit crocieristico. In meno di 24 ore, “Costa Vittoria” la “Msc Magnifica”, la Queen Victoria della Princess Cruise, e la “Costa Favolosa” per un totale di oltre 16.000 passeggeri, hanno così testato in via sperimentale, anche per ragioni di urgenza correlate al fattore, l'efficacia di tale soluzione.
 
Il Corriere Veneto ha evidenziato la non certa ottima organizzazione del sistema portuale triestino per accogliere una mole così importante di passeggeri. Certo è stata una emergenza, ma è anche nelle emergenze che si compende lo stato delle cose.
 
Cosa verificabile da chiunque. Persone in piedi per ore, città intasata, rive bloccate.
 
E lo stato attuale delle cose dimostra che Trieste non ha le strutture per accogliere questi mostri galleggianti. Mentre a Venezia si discute e si organizzano situazioni alternative che prevedono in sostanza un passaggio secondario di tali navi dal centro Città, a Trieste si corre in tutt'altra direzione.
 
Infatti, bisogna ricordare che le crociere inquinano e mica poco.
 
Nel dossier presentato dall’associazione Ambiente Venezia e Italia Nostra nel dicembre 2011 si dimostra che i "mostri del mare" inquinano quanto 14 mila automobili, si aggiunga a ciò anche l'inquinamento elettromagnetico provocato dai radar per capire a cosa Trieste sta per andare incontro.
 
Ora, è chiaro che l'economia di Trieste ruota intorno al sistema portuale. Ma era questa la soluzione migliore? Certamente lo è stata e lo sarà per i soliti noti, ma non lo sarà per la cittadinanza che dovrà sorbirsi anche grandi dosi d'inquinamento.
 
Trieste deve puntare su altro. Per esempio il Porto Franco che grazie alla normativa esistente ed ancora in vigore, grazie al diritto internazionale, può offrire soluzioni incredibili all'intero sistema europeo di traffico su mare, per il magazzinaggio, per il commercio, per tutto l'indotto che vi è correlato.
 
Ma a Trieste sembrano prevalere altre strade, quale quelle illegali ed illegittime di forti speculazioni immobiliari che hanno lo scopo di snaturare l'essenza stessa di Trieste come città portuale. Trieste che rischia di divenire una città museo all'aperto. Spazi e magazzini abbandonati, non utilizzati; eppure le possibilità di sviluppo sostenibile vi sono.
 
Perché per esempio non guardare all'Oriente? Alla Cina? Perché non investire in processi di interscambio sociale, culturale ed economico con la Cina?
 
Università, cultura, ricerca e non solo mero profitto, queste devono essere i binari su cui si deve muovere Trieste, che offre un suggestivo e splendido panorama, una incredibile storia.
 
Trieste non è e non deve divenire lo scarto delle grandi navi di Venezia, non deve divenire una nuove fonte d'inquinamento che arricchirà poche persone e devasterà l'intero sistema ambientale della Città di confine.

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