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Thomas Pynchon, scrittore "luddista" in formato ebook


È notizia di ieri che la Penguin Press pubblicherà l'opera completa di Thomas Pynchon in e-book. Per chi non conosce il personaggio, e di conseguenza la sua opera, potrebbe sembrare una notizia come le altre, ma non è proprio così.
 

Thomas Pynchon infatti, benché non proprio una star in Italia, è sicuramente uno degli scrittori contemporanei più importanti e influenti. Per fare un esempio "L’arcobaleno della gravità", il suo libro più importante, vincitore del National Book Award nel 1974, nonché uno dei capisaldi di tutta la letteratura americana moderna, ha dovuto aspettare, infatti, 26 anni prima di poter vedere la luce nel nostro paese. Ventisei anni. Solo nel 1999, infatti, la Bur, con la traduzione di Giuseppe Natali, ha permesso al lettore italiano di poter godere di questa “favola” postmoderna. Ma il ritardo di traduzione è caratteristico di tutte le opere di Pynchon.

Autore di capolavori come “L'incanto del lotto 49”, “V.”, “Mason & Dixon”, solo per citarne alcuni, Pynchon è noto alle cronache per essere uno scrittore “fantasma”. Le tre foto che esistono dello scrittore risalgono ormai a decenni fa e non è un mistero che Pynchon non ami essere fotografato e ripreso (quando vinse il National Book Award mandò a ritirarlo il comico Irwin Corey).

Come Salinger, McCarthy, a volte persino più estremo di loro, è considerato da tantissimi autori statunitensi un padre letterario. Ma, come raccontava Emanuele Trevi in un articolo uscito qualche anno fa sul Il Manifesto, nonostante il suo essere schivo, a differenza di Salinger “essere immortalato da un fotografo invadente con un carrello della spesa e l’aria incazzata non sarebbe un dramma per l’autore de L'Arcobaleno della gravità” e anzi in questi ultimi anni Pynchon si è "donato" anche alla tv prestando la sua voce a se stesso in un paio di puntate dei Simpson (in cui appariva "giallo", ovviamente, e con un sacchetto di carta in testa)...

Ma se la vita di Pynchon, benché misteriosa e affascinante proprio in tutto il suo mistero, non ci dica nulla che potrebbe farci comprendere dove sia la notizia, è il caso allora di esplorare, almeno a grandi linee, la sua "poetica". Ci sono, all’interno delle opere di Pynchon, una serie di tematiche che attraversano in maniera intertestuale i suoi romanzi. Una di queste è senza dubbio il rapporto della società con la tecnologia.

In un articolo uscito sul New York Times lo scrittore americano si chiedeva: “It's ok to be a luddite?” ("è giusto essere luddisti?") e questa domanda - e forse anche alcune risposte - le dava nei propri libri, in quei lunghi viaggi che erano le storie che Pynchon riesce (o riusciva, secondo i detrattori dei suoi ultimi romanzi) a costruire. Non è un caso che uno degli scrittori maggiormente affascinati dal nostro (anche come studioso, non solo come scrittore), ovvero Tommaso Pincio (non notate nulla di strano?) ha notato come "L’arcobaleno della gravità è inoltre concepito sulla falsariga di un preciso genere contemporaneo di letteratura luddista, la fantascienza".
 
L’intrusione dell’altro, di qualcosa di sconosciuto, nelle nostre vite, e nel nostro corpo, lo sviluppo tecnologico quale arma usata dal Potere come forma di controllo sull’uomo e, di conseguenza, il bisogno di combattere la sua dittatura, la paranoia come unico modo per stare sempre all’erta. Guardarsi le spalle, essere sempre sull’attenti, guardinghi; sospettare di tutti, anche di se stessi.
 
Se volessimo riassumere (benché 5 righi non potranno mai neanche minimamente riassumere un'opera del genere) le opere di Pynchon sicuramente questi sarebbero alcuni punti che dovremmo necessariamente prendere in considerazione e ci renderemmo conto di quanto l'aspetto tecnologico pervada, ove più ove meno, tutte le pagine dell'opera pynchoniana: gli innesti corporei che troviamo sparsi in diverse sue opere, come in "V.", la tecnologia dei media, come il sistema postale alternativo o la bellissima immagine che è il reticolo della città vista dall’alto e che alla protagonista ricorda un transistor ne "L'incanto del lotto 49", o lo Schwarzgerat (o S-Gerat), ovvero il prototipo originale di quelle V2 che in piena Seconda Guerra Mondiale hanno messo in ginocchio una Londra fumosa e dai contorni tetri de "L'Arcobaleno della Gravità". Piccoli tasselli di una puzzle ben più ampio e complesso.
 
In fondo, come scrive Francesco Dragosei ne “Lo squalo e il grattacielo”
“Se radiografassimo rapidamente la storia americana del XX secolo, potremmo scoprire che essa è scandita da una serie di grandi configurazioni (…) del cerchio minacciato. Quali: 1) l’attacco di Pearl Harbour e l’apocalisse di Hiroshima; 2) la minaccia della Bomba sull’America; 3) la minaccia dell’infiltrazione comunista; 4) la psicosi del complotto e dell’attacco portato al cuore del cerchio (l’assassinio di John Fitzgerald Kennedy); 5) la partita a domino del Vietnam; 6) la sindrome del risarcimento e del risentimento dei cerchi concentrici. (…) Se analizzassimo i romanzi di quattro dei maggiori narratori americani della seconda parte del XX secolo (Dick, Pynchon, De Lillo, Philip Roth), potremmo scoprire che almeno una dozzina di quei romanzi non sono nient’altro che giganteschi sistemi metaforici riferentisi a quelle grandi configurazioni” e in particolare sono i primi due punti a interessare il nostro.

Insomma non sempre la tecnologia ne esce bene dai romanzi di Pynchon ed è per questo che lo stupore nell'apprendere della pubblicazione è stato generale, anche perché lo stesso autore si era rifiutato in passato di vendere le sue opere in e-book.
 
 

Thomas Pynchon. The Complete Collection. from CHIPS on Vimeo.

 
Cosa ha provocato questo cambiamento di rotta? Il NYTimes dà un paio di spiegazioni. La prima è che:
"Pochi anni fa, le vendite di ebook erano minime rispetto alle vendite dei libri cartacei, ma negli ultimi sei mesi, non è stato strano per un nuovo romanzo vendere più copie in ebook che in formato cartaceo. Gli autori le cui opere non sono in vendita in questo formato rischiano di perdere un largo e in aumento segmento di lettori"

Insomma vendite, soprattutto, e dall'altra parte la perdita di lettori. Ed è su questa seconda spiegazione che punta Ann Godoff, la fondatrice della Penguin Press che, intervistata dal giornale, dice:
"Credo che [Pynchon, ndr] voglia avere più lettori. Ogni scrittore mira ad avere più lettori possibili. Ma non credo che questo cambierà il suo profilo pubblico”

Oggi, in Italia, tutte le opere di Pynchon sono divise tra Rizzoli e Einaudi (dopo che quelle "minori" sono state pubblicate per anni, coraggiosamente, da E/O).
 
La bibliografia pynchoniana comprende:
  • V. (1963), Rizzoli
  • L'incanto del lotto 49 (The Crying of Lot 49, 1966), E/O [rist. Einaudi]
  • L'arcobaleno della gravità (Gravity's Rainbow, 1973), Rizzoli
  • Un lento apprendistato (Slow learner, 1984), E/O [rist. Einaudi]
  • Vineland, 1990, Rizzoli
  • Mason & Dixon, 1998, Rizzoli
  • Contro il giorno (Against the Day, 2006), Rizzoli, 2009
  • Vizio di forma (Inherent Vice, 2011), Einaudi.

 

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