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The Runaways parla del connubio tra musica e marketing

The Runaways è un film del 2010 sull’omonimo gruppo rock femminile degli anni 70 del 1900, diretto da Floria Sigismondi. Il film è basato sul libro dell’ex-leader della band, Cherie Currie, intitolato “Neon Angel: A Memoir of a Runaway”.

Cherie Currie è interpretata splendidamente da Dakota Fanning, la quale ha dato al personaggio anima e corpo e ha fatto rivivere una cantante che ha scritto con la sua band la storia del rock. Cherie è una teenager e vive a Los Angeles in California. Come tante altre teenager, tra cui anche Joan Jett, interpretata da Kristen Stewart in modo encomiabile, vorrebbe diventare una rock star. La sua occasione arriva quando entra a far parte come cantante della band The Runaways, una rock band tutta al femminile.

Il produttore Kim Fowley riunisce e forma la band introducendo Cherie a Joan, Sandy West, Lita Ford e Robin. La band nelle intenzioni del produttore deve essere una band al di sopra delle righe negli atteggiamenti e nei comportamenti, una tipica rock band dedita alla trasgressione e all’eccesso, perché, secondo il produttore, è questo che il pubblico desidera. Come vediamo nel film The Runaways oltre ad essere un progetto musicale è anche un prodotto commerciale, un prodotto di marketing e Cherie, con il suo look sexy e conturbante, diventa un’immagine da propagandare e da diffondere alle masse anche attraverso la pubblicità.

The Runaways firmano un contratto con Mercury Records e vanno in Giappone per un tour di successo. Oltre a suonare le ragazze vivono una vita dissoluta nel loro essere dedite a droghe, alcool e sesso e i fan impazziscono letteralmente alla loro presenza. Allo stesso tempo Cherie non riesce a sopportare le pressioni psicologiche dovute al successo: la ragazza crolla letteralmente e decide di abbandonare la band. Joan continua invece sia come solista che come facente parte di un’altra band.

Nelle ultime scene del film vediamo che si presenta in radio l’ultima canzone di Joan Jett ossia “Crimson and Clover”. Cherie ascolta tale canzone mentre sta lavorando in un negozio.

Il film non è certo avaro di un’eccessiva mitizzazione della rock band suddetta, come in altri film-biografie di artisti famosi del rock come ad esempio The Doors di Oliver Stone. Il film descrive l’ascesa e la caduta di Cherie Currie, una delle tante anime dannate del rock contemporaneo, anime dannate che spesso sono morte vittime della loro celebrità.

Un film che contiene una colonna sonora magnifica che fa rivivere l’atmosfera di trasgressione e lo spirito della fine degli anni 70. Un film che si caratterizza anche per ottimi effetti digitali e per una discreta fotografia che di certo lo impreziosisce.

Bellissimi i costumi indossati dalle ragazze che si ispirano al look glam di quegli anni adottato anche dalla band in questione. Davvero provocante il personaggio di Cherie in alcune scene, al limite tra una rock star e una porno-diva del tipo Linda Lovelace, come viene detto in una frase del film da Joan Jett.

Il film parla anche del connubio tra musica e marketing, come già accennato, musica e marketing che “vanno a braccetto” e generano vere e proprie icone di successo, icone da adorare per le masse, icone da vendere come un qualsiasi prodotto di consumo.

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