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Sull’acqua argentina le mani di un’impresa israeliana

Mekorot Israel National Water, accusata di apartheid per il controllo esclusivo dell’oro blu a Gaza, nella Cisgiordania e a Gerusalemme Est, gestirà l’acqua in cinque province argentine e, probabilmente, la trasformerà in merce.

                 Foto: https://www.apdh-argentina.org.ar/

“Hidropolítica”: si nasconde dietro a questa parola magica il motivo della presenza dell’impresa israeliana Mekorot Israel National Water in Argentina. Mekorot si è aggiudicata la gestione dell’oro blu in cinque province del paese (San Juan, Mendoza, Catamarca, La Rioja e Río Negro) a seguito di un accordo firmato con il governo argentino per la gestión integral de los recursos hídricos superficiales y subterráneos.

Tra le righe emerge che il testo dell’accordo prevede l’attribuzione della gestione dell’acqua potabile all’impresa israeliana, le cui modalità d’azione sono state condannate dall’Onu in relazione ai territori palestinesi occupati. “Apartheid contro la popolazione palestinese di Gaza, della Cisgiordania e di Gerusalemme Est” è l’accusa che pende su Mekorot Israel National Water, come evidenziato dai coordinatori della campagna Stop the Wall, che hanno promosso una campagna di sensibilizzazione significativamente intitolata “Buenos Aires, aguas turbias” insieme alla Liga Argentina por los Derechos Humanos. “Controllare le risorse idriche significa esercitare un controllo territoriale sulla Palestina”, sostengono gli attivisti della campagna.

In Palestina Mekorot ha trasformato l’acqua in merce, utilizzandone il controllo per cacciare le comunità dai propri territori e il timore è che in Argentina possa accadere lo stesso. In Israele Mekorot rappresenta il braccio destro del governo, impedisce ai palestinesi di aprire nuovi pozzi e, contemporaneamente, limita loro il diritto all’acqua, come evidenziato dal Relatore speciale Onu per i territori palestinesi occupati Michael Lynk.

I legami tra Argentina e Israele risalgono al 1995, quando i due paesi sottoscrissero un accordo di cooperazione commerciale ed economica. Successivamente, nel 2005, il governatore di Neuquén scelse la strada dell’affidamento diretto (senza alcuna asta o concorso pubblico) all’impresa The Israeli Consulting and Technological Company per la realizzazione di progetti di irrigazione. Accordi simili furono sottoscritti in quegli stessi anni dai governatori argentini con Mekorot fino a quando, nel 2020, Camera di Commercio Argentino-Israeliana rese noto che Mekorot avrebbe lavorato per la realizzazione di progetti legati non solo alla gestione delle risorse idriche, ma a progetti di tecnologia legati allo sviluppo e alla commercializzazione dell’oro blu.

Due partecipate di Mekorot, Mekorot Desalination and Enterprise e Mekorot Development & Enterprise LTD, sono servite all’impresa israeliana per radicarsi ulteriormente in Argentina, come evidenziato dall’Asamblea Popular por el Agua di Mendoza.

Come denunciato nell’articolo https://www.elcohetealaluna.com/el-agua-el-nuevo-botin/, che analizza le relazioni pericolose tra governo argentino e israeliano per la gestione, ma soprattutto per la mercantilizzazione dell’acqua pubblica, l’idea dell’Argentina è quella di unificare il controllo del consumo domestico, industriale e agricolo delle risorse idriche proprio sull’esempio di Israele.

Fondata nel 1937, ancor prima che Israele vedesse la luce, Mekorot ha trasformato la questione idrica in un affare esclusivamente politico, grazie anche al grande sviluppo delle tecnologie di cui dispone lo Stato ebraico. I governatori delle province dove arriverà Mekorot sembrano tutti entusiasti e intravedono la possibilità di sviluppare ulteriormente l’estrazione mineraria grazie ad un aumento della disponibilità dell’oro blu grazie al sostegno israeliano, ad eccezione del governatore di Mendoza Rodolfo Suárez.

Se la tecnologia può effettivamente aiutare l’Argentina a disporre di una maggiore quantità di acqua, restano molti dubbi sulle finalità e sulle modalità di agire di Mekorot, che potrebbe comportarsi nello stesso modo con cui opera in patria e nei territori palestinesi occupati: trasformare l’acqua in merce da pagare a caro prezzo sembra essere la sua unica preoccupazione.

Questo articolo è stato pubblicato qui

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