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Su politici e cittadini, ovvero perché siamo prossimi al disastro...

Ho la netta impressione che la Repubblica morirà ignominiosamente, come scriveva il grande poeta Mario Luzi qualche anno fa. Il futuro sarà pure aperto, per dirla alla Popper, ma mi sembra che l'Italia si stia avviando a grandi falcate verso l'abisso. Perché le cose vanno male?

 Qualcuno dirà che è colpa dei poteri forti internazionali. Qualche altro parlerà di globalizzazione negativa, di congiuntura economica molto sfavorevole, di guerra in Ucraina, di crisi energetica, etc etc. Ma la classe dirigente italiana a mio avviso non si è dimostrata all'altezza. Ricordatevi come hanno fatto crollare il governo Draghi perché sapevano che avrebbero vinto le elezioni anticipate. Hanno forse fatto gli interessi dell'Italia e degli italiani? Ne dubito fortemente. La miopia della classe dirigente è conclamata. Tutti si azzuffano in una perenne rissa da talk-show alla caccia dell'ultimo voto. Vince chi fa la voce più grossa, vince chi la spara più grossa, senza ritegno né alcun pudore. Ci sono dei pericoli imminenti se il centrodestra stravincerà le elezioni: rischio dell'aumento vertiginoso dello spread, rischio di speculazioni a danno del nostro Paese, rischio di non rispettare l'agenda Draghi. Inoltre il problema non sono le promesse irrealizzabili del centrodestra, ma se sciaguratamente tenteranno di realizzarle invano, creando troppo debito pubblico. Non parliamo poi di diritti civili e della famigerata lista delle devianze, fatta dalla Meloni. Ma far vincere il centrodestra sarebbe anche un danno irreparabile per le nostre relazioni con l'Europa. Vogliamo poi parlare della modifica della Costituzione? La Costituzione potrebbe essere anche aggiornata. La modifica della Costituzione non deve essere necessariamente un tabù, quindi la difesa a spada tratta di essa esclusivamente a priori potrebbe rivelarsi antiquata e retrograda. Il problema è che chi la modifica dovrebbe essere altrettanto assennato e illuminato come i Padri Costituenti. Un altro problema è che la Costituzione dovrebbe essere cambiata in modo ponderato con il consenso di tutti i partiti politici. Nutro seri dubbi a riguardo. Forse le mie obiezioni sono pura teoria, sono carta straccia. Vedremo però la teoria e la pratica di chi governerà. La questione è che grazie all'articolo 138 della Costituzione quest'ultima può essere modificata se la coalizione vincente ottiene due terzi dei componenti delle Camere. Il centrodestra potrebbe raggiungere l'obiettivo o andarci molto vicino. A questo punto potrebbe diventare legge il presidenzialismo, ovvero l'elezione diretta del presidente della Repubblica, che sarebbe anche presidente del consiglio. In una repubblica presidenziale ci sarebbe l'accentramento di potere nelle mani di una sola persona, a capo di tutto. Tutto ciò è pericoloso. Il punto non è su di chi vince (è un dato ormai assodato la vittoria del centrodestra) ma con quali numeri vince. 
 

L'articolo 138 della Costituzione recita: 

"Le leggi di revisione della Costituzione e le altre leggi costituzionali sono adottate da ciascuna Camera con due successive deliberazioni ad intervallo non minore di tre mesi, e sono approvate a maggioranza assoluta dei componenti di ciascuna Camera nella seconda votazione [cfr. art. 72 c.4].


 

Le leggi sono sottoposte a referendum popolare [cfr. art. 87 c.6] quando, entro tre mesi dalla loro pubblicazione, ne facciano domanda un quinto dei membri di una Camera o cinquecentomila elettori o cinque Consigli regionali. La legge sottoposta a referendum non è promulgata [cfr. artt. 73 c.1, 87 c.5 ], se non è approvata dalla maggioranza dei voti validi.

Non si fa luogo a referendum se la legge è stata approvata nella seconda votazione da ciascuna delle Camere a maggioranza di due terzi dei suoi componenti". 

Ma perché le cose vanno così male in Italia? Se la classe dirigente è colpevole noi semplici cittadini abbiamo i nostri peccati di omissione. Non protestiamo più, non scendiamo più in piazza, non facciamo più rete, non ci associamo più. I potenti non hanno più paura del popolo, che considerano a tutti gli effetti un popolo bue. Se ai potenti manca una visione, lo stesso si può dire di noi cittadini. Politici potenti e semplici cittadini improvvisano, si arrangiano, navigano a vista. Tutto procede per inerzia, abitudine, tradizione, comodità. Ogni cittadino è rinchiuso nella sua bolla, nella sua comfort zone. Niente ci schioda dal nostro telefonino, dal nostro PC, dalla nostra televisione in camera. Molte sono le solitudini connesse. Ma è solo un'illusione. E allora come cambiare le cose? L'immobilismo del potere italico e il qualunquismo dei cittadini non aiutano, frenano ogni cambiamento. Sono ancora molti i boiardi di Stato, per dirla alla Ettore Bernabei. Sono personaggi reali in carne e ossa giornalisti come Jep Gambardella de "La grande bellezza" e politici come Cesare Botero de "Il portaborse". Ho la sensazione che capolavori come questi due film però si fermino a fior d'acqua, non vadano in profondità: a mio avviso se le cose vanno male è anche per le dinamiche perverse di una logica affaristico-mafiosa-massonica, che nessuno dice e nessuno scoperchia. C'è del marcio in Italia insomma. Oppure pensate che il mio sia il solito complottismo? Per non parlare poi dello show-business, grazie a cui l'importanza mediatica viene data tutta allo show (personaggi anche di terz'ordine del mondo dello spettacolo) e pochissimo alla natura, alle dinamiche del mondo dell'imprenditoria, della finanza. Non è un caso che il gossip, la televisione, la moda, l'industria culturale siano sempre più armi di distrazioni di massa. Non è un caso che tutti sappiano il nome delle veline di "Striscia la notizia" e solo gli addetti ai lavori sanno chi sono i grandi manager di Stato ad esempio. Siamo troppo sfiduciati noi cittadini. Pensiamo che tutto sia già deciso dall'alto, che niente e nessuno potrà cambiare il corso degli eventi. Innanzitutto non è vero che tutti fanno schifo. Bisogna solo cercare di distinguere chi è marcio e chi vale. Secondo Berlinguer i politici dovevano essere capaci e onesti. Ebbene qualcuno che si salva lo abbiamo ancora oggi. Se vogliamo un cambiamento iniziamo a cambiare noi cittadini: partecipiamo alla vita pubblica, andiamo a votare e votiamo chi secondo noi fa l'interesse del Paese e non solo il nostro, promettendoci un posto di lavoro o un favore. Abbiamo il compito, noi semplici cittadini, di evitare il peggio, ovvero il disastro. Non tutti sono disposti a tutto per fare propaganda e vincere. Ho però la sensazione che siamo vicini al punto di non ritorno. Se vince il centrosinistra c'è il rischio concreto di maggiori tasse e di una patrimoniale, ma con il centrodestra ci sono rischi maggiori, come quelli di diventare una nuova Grecia o una nuova Argentina. Anni fa potevamo accontentarci dell'alternanza politica al governo. Poteva vincere una coalizione e alle elezioni successive un'altra. Purtroppo così facendo si sono sommati errori e danni. Ora siamo chiamati a una scelta netta, inequivocabile. Ma gli italiani se ne fregano del bene del Passe. Guardano solo all'immediato. Molti sono già andati in soccorso al vincitore. È il classico girellismo all'italiana. Tanti sono già andati a raccomandarsi: i semplici cittadini si sono già rivolti al politico locale di turno, mentre i vip hanno già fatto un endorsement per Meloni, Salvini, Berlusconi. Mi sembra che il centrodestra piaccia anche per un altro motivo: mi ricorda una scenetta di Neri Marcorè in cui un elettore del centrodestra spacca il muro dell'appartamento e quando il vicino gli chiede cosa stia facendo ebbene lui risponde: "abbiamo vinto noi e ora si fa come cazzo ci pare". Inoltre c'è una limite intrinseco degli italiani: hanno la memoria corta e dimenticano le malefatte troppo in fretta. Infine i leader del centrodestra sono più carismatici, parlano in modo più semplice, sono più mediatici e queste caratteristiche li avvantaggiano nettamente perché l'essere mediatici avvantaggia i politici fin dai tempi di J.F.Kennedy (con tutto il rispetto e la stima per questo grande uomo). Cominciamo a pensare al bene pubblico e non al nostro particulare. Anteponiamo la stima che abbiamo del politico e le sue idee ai vantaggi immediati che possiamo trarne dalla sua elezione. Pura utopia? A mio modesto avviso è proprio perché eletti ed elettori guardano solo agli affaracci loro che l'Italia va a rotoli. L'Italia purtroppo si spiega ancora oggi con i concetti atavici di Machiavelli e Guicciardini. C'è bisogno del contributo di tutti, grande o piccolo che sia. Già questo sarebbe un buon inizio. Come dice un noto proverbio "goccia a goccia si fa il mare". 

 

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