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Stupro in Spagna, la posizione delle suore | Le libere opzioni delle donne

La sentenza che ha mitigato la pena per gli stupratori (o sarebbe più corretto definirli “abusatori”?) di Pamplona non interessa solo la Spagna, l’indignazione è globale. O almeno riguarda la parte più civilizzata del globo, con l’esclusione di tutti quei paesi dove alle donne non viene nemmeno riconosciuto il diritto di esistere. Tutti indignati, giustamente, ma non tutti con lo stesso peso specifico. La voce delle suore di clausura di Hondarribia sembra averne più delle altre, tant’è che la notizia della loro presa di posizione in merito ha girato il mondo esattamente tanto quanto la notizia della sentenza e relative proteste di massa.

Naturalmente le suore esprimono una posizione giustissima. Di fatto la stessa posizione di tutti gli altri indignati, ma le suore fanno un parallelo con la loro condizione e affermano che le limitazioni a cui sono soggette derivano da «una opzione libera», aggiungendo «che non ci rende migliori o peggiori di nessuno, anche se paradossalmente ci rende più liberi e felici di molti». Il paradosso in effetti è abbastanza evidente; hanno enunciato un principio secondo cui l’autolimitazione renderebbe liberi, se non è paradossale questo cosa lo è? Partendo da questa bizzarra premessa dichiarano infine: «difenderemo il diritto di tutte le donne a fare liberamente il contrario di noi senza essere giudicate, violentate, intimidite, assassinate o umiliate». Come non essere d’accordo.

Il punto è però che loro sono organiche a un’istituzione, la Chiesa cattolica, che i diritti alle donne li ha sempre negati. Anzi, si può benissimo dire che proprio dalle religioni in generale proviene la visione patriarcale e maschilista che vede la donna quale subalterna all’uomo, e infatti per questo la voce delle suore, anch’esse donne e dunque subalterne, potrà avere presa solo al di fuori dell’ambito ecclesiale. Qualcuno ricorda, a proposito del peso delle suore, il rapporto di suor Maria O’ Donohue? Quello che denunciava gli stupri subiti dalle suore in tutto il mondo, dal Sudamerica all’Estremo Oriente passando per Africa e perfino nazioni occidentali, a opera di missionari e di preti? Probabilmente no, visto che è durato molto meno di parecchie denunce contro i preti pedofili. Almeno per questi ultimi in vari casi è stata coinvolta la giustizia civile.

Ma tornando alle dichiarazioni delle suore spagnole, sarebbe interessante sapere se sarebbero pronte a difendere il diritto “di fare il contrario di loro” anche per le donne che scelgono di avere rapporti con uomini che non sono i loro mariti, di donare i loro gameti o di portare gravidanze per altri. Oppure per quelle che fanno uso dei contraccettivi, che sono sempre meno di quante dovrebbero essere. O ancora per quelle che decidono di non proseguire una gravidanza che non desiderano, che quasi mai coincidono con quelle che usano i contraccettivi. Perché anche queste sono libere opzioni, ma pare che non siano riconosciute come tali dalla loro Chiesa. Al punto che l’allora papa Wojtyla chiese apertamente alle donne bosniache di non abortire le gravidanze frutto di stupro, che per la Chiesa l’aborto è un omicidio e la gravidanza sarebbe nientemeno che un dovere. Alla faccia della libera opzione!

Che poi le scelte delle suore siano tutte effettivamente libere è da vedere. Può esserlo giusto quella di diventare una suora, ma le altre limitazioni a cui hanno fatto riferimento le claustrali di Hondarribia sono imposte dall’ordine che hanno scelto, a cominciare dalla “tonaca fino a quasi le caviglie”. Un tipo di abbigliamento che ne richiama un altro ancora meno liberamente scelto: quello tipico delle donne dei paesi islamici. Eppure anche a tal riguardo si sono sprecate la dita sui tasti su quanto siano liberamente scelti veli, burka e burkini vari. Con tanti laici a contrattaccare altri laici che attaccavano l’indumento ostentatorio ed etichettante, sostenendo che comunque non andrebbe penalizzato chi questi abiti li indossa liberamente. E con tanti clericalisti a difendere la libertà della comunità di privare della libertà le sue membre, che i membri non è necessario difenderli. Ecco, chissà che penserebbero a questo proposito le suore.

Massimo Maiurana

Questo articolo è stato pubblicato qui

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