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Split, noi siamo quello che crediamo di essere

Voi nemmeno potete immaginare che gioia mi dia vedere che M. Night Shyamalan è tornato a produrre film di livello altissimo. Si, perchè questo Split è davvero roba forte! Teso, complesso, completo, funziona sotto tutti i punti di vista. Naturalmente un James McAvoy strepitoso aiuta a far funzionare il tutto.

Tre ragazze vengono rapite e chiuse in un sotterraneo. Due sono amiche da sempre, la terza, Anya Taylor-Joy, è una “ragazza difficile”, sempre isolata, sempre in mezzo ai guai. Coalizzarsi per sopravvivere è inevitabile ma non facile. E la distanza la vedete in maniera grafica nella foto qui sopra. A rapirle, lo scopriamo immediatamente – no spoiler, è un uomo affetto da personalità multipla. Ma mica due o tre. No, in lui convivono 23 personalità diverse. Ovvio che rapportarsi con lui possa essere non immediato.

A questi tre (o 26, se preferite) personaggi, se ne aggiunge un quarto (o ventisettesimo). La psicologa che ha in cura l’uomo, Betty Buckley, e che si è convinta negli anni che le varie personalitò possano sviluppare capacità al di là del sensato, oltre il pensabile.

E su questo punto si articola tutta la vicenda. Che però è raccontata come un thriller davvero tosto. Cupo, buio, difficile. Abbiamo le ragazze che cercano una via di fuga. Una delle quali ha evidentemente un passato particolare. Abbiamo la dottoressa che cerca di venire a capo delle multiple personalità del protagonista. Ed abbiamo lui: che da solo è in grado di costruire l’intera vicenda.

Ottimi (inquietanti) i titoli di testa, ci portano in un clima che rimarrà teso fino al finale. Non c’è un momento di pausa, di rilassamento. Si comincia forte e si viaggia tesi fino alla fine (e che fine!)

Poi i dettagli. Le inquadrature che Shyamalan sceglie con evidente attenzione, i movimenti di macchina e tutta la scenografia dell’incredibile luogo in cui vive il protagonista.

E ancora… la scala dello studio della dottoressa, inquadrata dall’alto e dal basso a formare una spirale che è evidentemente il contorto quotidiano del nostro. L’avvitarsi in un gorgo senza fine su se stesso.

E infine, chicca autocitazionista. Non perdete l’ultima inquadratura/battuta del film.

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