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Sondaggio: il Governo si affida ai santi. Gli italiani no, dice l’Istat.

Il nuovo ponte di Genova è stata l’ennesima struttura ad uso della collettività inaugurata da un sacerdote che, in diretta televisiva, ha pregato, predicato e invocato la protezione di varie entità sovrannaturali. 

Con le massime autorità civili in religioso silenzio o, più spesso, in manifesta partecipazione all’atto di culto. Ma il top dell’ammiccante devozione l’ha raggiunto il governo al completo, ministro per ministro, partecipando alla ricerca “Santi e politica”.

Si tratta, come dichiara la rivista San Francesco che lo promuove, di un “singolare sondaggio” rivolto a ogni componente dell’esecutivo, per scoprire qual è il santo a cui fa riferimento. E così scopriamo che tra i ministri in più invocato è san Francesco, segue san Pio, chiude il podio sant’Antonio. E a seguire tanti altri. Ma tutti, proprio tutti gli attuali ministri, fanno riferimento a uno o più santi.

Possibile che chi governa l’Italia sia così poco rappresentativo degli italiani in ambito religioso? Perché l’Istat, nel suo rapporto annuale 2020, l’ha messo nero su bianco: se lo si chiede ai cittadini, solo 42,8% prega almeno una volta a settimana, mentre ben il 48,3% dichiara di non aver mai pregato, nemmeno durante un periodo di difficoltà come quello del lockdown. Percentuale che schizza al 64,5% tra i giovani fino a 34 anni. Sondaggi come “Santi e politica” messi a confronto con i dati Istat ci dicono che la classe politica è scollata dalla realtà. Oppure mente, e non so cosa sia peggio. Perché in quest’ultimo caso non mostrerebbe volutamente interesse per quei milioni di italiani, in crescita, che basano la propria esistenza su valori esclusivamente umani, senza invocare intermediazioni di santi per superare momenti difficili.

Roberto Grendene

 

 

 

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