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Sognando ad occhi aperti, fra insonnia e stelle cadenti

Notte tra l’11 e il 12 d’agosto, la successiva a quella, celebre, di S. Lorenzo, odo il rintocco delle 2.45 e, gira e rigira, mi rendo conto d’essere incappato, invero insolitamente, in una sacca d’insonnia.
 
Dall’interno della camera da letto, percepisco che, in confronto agli elevati gradi di calura dell’arco diurno lasciato alle spalle, la temperatura deve essersi, nel frattempo, fatta mite, quasi fresca, asciutta e dolce, al che, un moto istintivo mi porta ad uscir fuori e a raggiungere il terrazzo.
 
Beh, che dire, gli occhi letteralmente si dilatano e restano spalancati e immobili, così da non rinunciare, neppure per un istante, alla visione che si para dinanzi a loro.
 
La mia villetta trovasi letteralmente accerchiata, sino alla sommità del tetto, dai rami fronzuti dei pini, che ormai la sovrastano in altezza, e ciononostante si offre ampia allo sguardo, a guisa di naturale soppalco, la volta blu del cielo.
 
Tale tinta di sfondo non si presenta, però, unita ed uniforme. Difatti, è frammentata e punteggiata da infinite miriadi di perle luccicanti, disseminate, senza soluzione di continuità, franche da regole e criteri.
 
Nell’anticipata fase mattutina, tutto sfila nitido e ancora di più, come stagliato in sovrimpressione, gli astri, dagli apparentemente grandi o vicini, ai minuscoli e distanti senza misura, sembrano esprimere, ciascuno, qualcosa. In una simile messa a fuoco, m’accorgo di passare a predispormi, agevolmente, ad intessere con loro una catena di discorsi e dialoghi, sul tema di vari episodi e vicende che mi hanno accompagnato nel succedersi degli anni.
 
E’ un moto, anzi sono numerosi moti, d’autentica magia comunicativa e di relazione, a porre in collegamento una piccola mente e una povera interiorità con l’immenso elemento naturale del cielo e le sue fantastiche creature.
 
Domina la scena, giusto di fronte a me, la geometria del Grande Carro, di là, a ponente, rosseggia e si distingue la sagoma di Marte, a fianco, risalta Sirio, il lume più brillante in assoluto, verso nord, l’astro caro ai naviganti. Poi, tre bellissime stelle, sistemate in forma di triangolo isoscele, però con la base in perpendicolare e il vertice a lato: potrebbero definirsi, queste ultime, le Sentinelle, le prime annunciatrici dell’aurora che, a breve, sopraggiungerà.
 
Nella mia mente, vanno frattanto susseguendosi, inspiegabile rassegna, i volti delle persone cui maggiormente mi sento legato, con un posto speciale fra loro, per il mio caro nipotino e, accanto a lui, mi sembra d’intravedere anche il faccino dell’attesissima bimba che, a breve, gli farà compagnia.
 
Dai soliti rintocchi dell’orologio, costato che, da quando sono salito sul terrazzo, ho trascorso oltre mezzora in uno scenario unico e con interlocutori straordinari, la sensazione che avverto, forte e intensa, è di aver vissuto una parentesi d’esclusivo e incantevole privilegio, vieppiù impreziosita dalla circostanza d’aver scorto saettare, su in alto, non una ma ben tre stelle cadenti, il che, mi auguro, voglia costituire, secondo tradizione, preludio di buoni e lieti accadimenti.
 
Per una volta, non sbuffo, dico anzi grazie all’insonnia, la mia insonnia fra l’undici e il dodici agosto duemilaotto. 

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