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Silvio denuncia

Tutti a Roma il 19 settembre a manifestare per la libertà di stampa.
 
E chi a Roma non potrà andare, provi a inventarsi qualche altra iniziativa in giro per l’Italia.
 
Dopo la richiesta di risarcimento milionario a Repubblica per aver osato porre 10 domande (+ 10) a sua maestà, ecco la citazione per danni (sono stati chiesti 2 milioni di euro per «lesa dignità») scagliata contro l’Unità, o meglio contro le sue giornaliste (tutte donne) Concita De Gregorio, Natalia Lombardo, Federica Fantozzi, Maria Novella Oppo, Silvia Ballestra.
 
Il re è nudo e questo, mi consenta, è sufficiente a coprirlo di ridicolo, ma mentre la «dignità» offesa del premier affonda negli scandali, l’«utilizzatore finale» delle escort (secondo la definizione del suo avvocato!) mena colpi qua e là, cercando di trascinare con sé i suoi detrattori (le sue detrattrici).
 
Muoia Sansone con tutti i Filistei!
 
Ma se non è più consentito porre 10 domande (+ 10), siano esse vere o retoriche; se non si può esprimere lo sdegno per quegli scandali che vengono fuori da accuse, denunce, registrazioni (come quelle, piuttosto oggettive, pubblicate QUI); se non si può mettere in evidenza la frequenza con cui Silvio Berlusconi si contraddice nel fornire le sue spiegazioni, allora la libertà di stampa è bell’e morta, con buona pace della nostra Costituzione.
 
Che cosa farà adesso Berlusconi? Citerà in tribunale anche questo giornale, insieme alle altre migliaia che da anni lo riprendono, lo attaccano, lo insultano anche, talvolta?


 
Oppure il criterio per decidere se una cosa può o non può essere detta è l’ampiezza del pubblico che si è in grado di raggiungere? Citazione per Repubblica e Unità, insomma (centinaia di migliaia di lettori; notizie riprese in tutto il mondo), ma non per chi raggiunge solo poche decine o centinaia di persone. Un concetto un po’ strano della libertà di stampa.
 
A essere violata, in questa vicenda, è la regola non scritta (e fondamentale in una democrazia) per cui il governo - o il suo papi padrone - non ricorre al tribunale contro i media. Smentisce, se è il caso (e Berlusconi qualche volta questo lo ha già fatto), rettifica, ma non denuncia. E non chiede milioni di danni. Neppure quando è nel giusto, si badi, perché qualsiasi denuncia, calata da così in alto, corrisponderebbe a un’intimidazione, ovvero a quanto di meno auspicabile in uno Stato di diritto.
 
Chissà se il ministro Gelmini, che l’anno scorso insisteva tanto sul ruolo dell’educazione civica a scuola, troverà il tempo (tra un licenziamento e l’altro) per dare al premier qualche ripetizione.

Ma forse, coi tempi che corrono, chiudersi in una stanza con il capo del governo italiano non è una buona idea.
 
 [PS: l’ultima battuta potrà essere considerata simpatica o di cattivo gusto, ma è pur sempre una battuta. Spero che non finisca per costarmi 3 milioni...]

 
 
 Leggi l’articolo di Concita De Gregorio Se non si può comprare [Da l’Unità]
 Leggi il Comunicato della direzione dell’Unità ed esprimi la tua solidarietà!

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