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Sentenza Pussy Riot, un duro colpo alla libertà d’espressione in Russia

 

Condannate a due anni di carcere – di cui cinque mesi già scontati dall’arresto – per “teppismo”, per aver intonato un brano di protesta all’interno della principale chiesa ortodossa di Mosca (nella foto).

Il verdetto emesso oggi contro le tre Pussy Riot Maria Alekhina, Ekaterina Samutsevich e Nadezhda Tolokonnikova, non rappresenta solo il tentativo, purtroppo riuscito, di mettere a tacere tre giovani voci del dissenso. È anche un monito a tutti gli altri: ecco cosa potrà capitarvi se oserete sfidare il potere.

La sentenza, al termine di un processo che non avrebbe dovuto neanche iniziare, porta una tripla firma: di chi l’ha pronunciata (la giudice), di chi l’ha pretesa (gli alti esponenti della Chiesa ortodossa) e di chi l’ha suggerita (il presidente Putin).

Del clima persecutorio di questo processo ne è fedele testimonianza la lunghissima lettura della sentenza in cui la giudice Syrova non ha risparmiato niente alle tre Pussy Riot, mescolando “peccati” e “reati”: promozione dell’omosessualità (che a Mosca non è ancora reato), imitazione di azioni demoniache, messa in pericolo dell’ordine sociale con modi volgari, atti vandalici che hanno costituito una reale minaccia alla pace sociale.

Tre giovani punk hanno sfidato la stretta alleanza chiesa-stato, rivelando la sempre maggiore intolleranza del potere russo e i sempre più ristretti limiti consentiti alla libertà d’espressione.

C’è da augurarsi che il movimento di opinione che ha sostenuto le Pussy Riot non solo continui ad attivarsi per chiedere che la condanna venga annullata, ma si occupi anche degli altri casi in cui la libertà d’espressione è a rischio. Uno per tutti, quello di Artyom Savyolov e di altri undici giovani attivisti, Leggete qui la loro storia.

Questo articolo è stato pubblicato qui

Commenti all'articolo

  • Di Sandro kensan (---.---.---.172) 18 agosto 2012 20:03
    Sandro kensan

    Voi di Amnesty vi dovete vergognare, c’è Assange che è minacciato di morte dagli americani e voi ve ne state zitti. La questione è europea e voi vi occupate di una questione russa per dire cosa? che noi occidentali siamo liberi e democratici? Ma mi faccia il piacere, in effetti questo articolo non ha ricevuto nessun commento (eccetto il mio) e un solo voto negativo (che non è il mio) cui mi associo.

    Per chi non si fa intimidire dalla propaganda di Amnesty, riporto la preghiera letta in chiesa russa (duomo di Milano? San pietro?) contro Putin e il patriarca (Napolitano? Il Papa? oppure il Cardinale Ruini?). Immaginatevi cosa sarebbe successo in Italia se delle cantanti dal nome Pussy riot ovvero "micia" rivoltosa (dove con micia si intende un genitale) avessero cantato una tale canzone nel Duomo di Milano contro il cardinale Ruini e il presidente Napolitano:

    «Madre di Dio, Vergine, caccia via Putin! caccia Putin, caccia Putin!Sottana nera, spalline dorate. Tutti i parrocchiani strisciano inchinandosi. Il fantasma della libertà è nel cielo. Gli omosessuali vengono mandati in Siberia in catene. Il capo del KGB è il più santo dei santi. Manda chi protesta in prigione. Per non addolorare il santo dei santi le donne devono partorire e amare

    Spazzatura, spazzatura, spazzatura del Signore.Spazzatura, spazzatura, spazzatura del Signore. Madre di Dio, Vergine, diventa femminista. Diventa femminista, diventa femminista. Inni in chiesa per leader marci, una crociata di nere limousine. Il prete viene oggi nella tua scuola. Vai in classe, portagli il denaro

    Il Patriarca crede in Putin. Quel cane dovrebbe piuttosto credere in Dio. La cintura della Vergine Maria non impedisce le manifestazioni. La Vergine Maria è con noi manifestanti.Madre di Dio, Vergine, caccia via Putin. Caccia via Putin! caccia via Putin!»

    • Di (---.---.---.170) 18 agosto 2012 20:19

      Caro lettore, 


      grazie per aver riprodotto il testo del brano in questione, che è ampiamente noto da circa sei mesi. 

      Fortunatamente gli standard internazionali sulla libertà d’espressione e, evidentemente anche quelli della redazione giacché ha approvato il suo commento che trovo molto esagerato nei toni, sono superiori a quelli del presidente Putin e ai suoi.

      Non ho la palla di vetro, di lavoro non faccio l’indovino ma posso immaginare che nell’ipotesi di un flashmob come quello da lei descritto in Italia, le persone verrebbero portate via, identificate e rilasciate. Nel caso in cui andassero a processo, sarebbero assolte.

      Su Assange, la tranquillizzo: se venisse estradato negli Usa si troverebbe a rischio di violazioni dei diritti umani. Nell’eventualità, che non auspico, credo che saremo sulla stessa posizione.

      RN

  • Di Sandro kensan (---.---.---.174) 18 agosto 2012 21:26
    Sandro kensan

    Interessante. Ho appena fatto un commento dove la canzone delle Pussy riot veniva tradotta in italiano con i protagonisti della chiesa, del potere politico e della polizia di casa nostra al posto di Putin, del Patriarca e del KGB. Il risultato è che il commento non è stato pubblicato subito, forse lo sarà in futuro, probabilmente i filtri automatici l’hanno bloccato. In effetti una tala canzone se attualizzata nel contesto di casa nostra è un po’ forte.

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