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Sempre meno gli studenti che si avvalgono dell’insegnamento religioso in Polonia

A Varsavia, solo il 29% degli studenti delle scuole superiori si avvale dell’insegnamento della religione (che, come in Italia, è solo quella cattolica). Lo ha reso noto qualche giorno fa il quotidiano polacco Gazeta Wyborcza citando dati dell’Ufficio scolastico della capitale.

La tendenza all’abbandono dell’insegnamento religioso cresce con l’età (fenomeno che abbiamo documentato anche qui da noi) e il tasso di “avvalentisi” arriva ad essere del solo 19% tra gli studenti dell’ultimo anno di liceo.

La frequenza delle lezioni di religione accomuna tutte le grandi città polacche, con tassi intorno al 50% anche in città tradizionalmente molto religiose come Częstochowa – famosa per la Madonna Nera – dove la diminuzione è stata del 15% negli ultimi due anni.

Sono numeri che non ti aspetti in un paese dipinto spesso come ultracattolico, ma che in realtà mostra grande voglia di laicità nella società civile, anche se spesso questa non riesce a farsi strada a livello politico, dove il partito governativo PiS (Diritto e Giustizia) e i suoi alleati dominano la scena, con prese di posizione quali quelle del Ministro dell’Istruzione, Przemysław Czarnek, il quale ha dichiarato lo scorso anno che «c’è bisogno dell’educazione cristiana per salvare la civiltà latina e cristiana in Europa e nel mondo».

Come in Italia, l’insegnamento della religione a scuola in Polonia è pagato dallo Stato (con un costo stimato di oltre 220 milioni di euro l’anno), ma la selezione dei docenti e l’impostazione del curriculum sono affidati alla Chiesa.

Nel corso degli ultimi anni, anche a seguito di casi di accuse di pedofilia rivolte al clero e delle prese di posizione sull’aborto, la reputazione della Chiesa è in declino tra i giovani (in un sondaggio condotto nel 2020, subito dopo la sentenza del Tribunale costituzionale sull’aborto, solo il 9% di questi ha dichiarato di avere fiducia in essa) e vi sono state, parole del primate Wojciech Polak e di Grzegorz Ryś, arcivescovo di Łódź, un declino «devastante» nella pratica religiosa e un’«ondata di apostasia».

Seppure in diminuzione, il numero di polacchi che si identificano come religiosi è ancora alto, ma la crescita significativa della presa di distanza delle nuove generazioni da quel genere di religione dà qualche buona speranza per il futuro.

Loris Tissino

 

Questo articolo è stato pubblicato qui

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