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Scusi, avrebbe due spicci di tasse?

Come funziona l'accattonaggio fiscale: il concordato preventivo sta fallendo in culla, la maggioranza raccomanda al governo una "incisiva premialità" per convincere gli autonomi a dare qualcosa, al loro buon cuore

Non sono solito tornare a giro più o meno stretto su temi che ho trattato. Ma credo che questo meriti, si fa per dire, perché conferma una situazione di grave affanno dell’esecutivo di Giorgia Meloni. Come dicevo pochi giorni addietro, è ormai sempre più evidente che il concordato preventivo biennale di questo 2024 sta avviandosi a fare l’ingloriosa fine del suo avo di una ventina di anni addietro, confezionato dal genio incompreso di Giulio Tremonti: finire nel cassetto e lì restare.

Le avvisaglie di questo flop, peraltro già presenti nella stessa logica della misura, sono state confermate e accentuate dalla recente presa di posizione del viceministro all’Economia, Maurizio Leo, che ha tentato di fare la faccia feroce con i neghittosi autonomi, senza riuscire ad essere credibile.

Oggi abbiamo non solo la conferma che quel provvedimento sta fallendo, ma anche che la maggioranza è disposta all’ennesimo regalo nei confronti degli autonomi, eseguendo senza fiatare i “suggerimenti” delle loro sigle di rappresentanza, che conosciamo da settimane.

Zuccherini per concordare

Nello specifico, la Commissione Finanze del Senato ha chiesto tutta una serie di zuccherini per mandar giù la pillola del concordato. In particolare, si chiede che i redditi che emergeranno non vengano assoggettati a tassazione ad aliquota marginale ma a una immancabile flat tax, calibrata (si fa per dire) in funzione del punteggio di affidabilità fiscale.

Solo che questa calibratura, suggerita dai commercialisti, è a sua volta “piatta”, nel senso che differenzia poco tra punteggi ISA: il 10 per cento per i contribuenti “affidabili” fiscalmente, cioè con punteggio ISA tra 8 e 10, il 12 per cento per i soggetti con voto tra il 6 e 8 e del 15 per cento per chi ha voto inferiore a 6. Molto flat, non c’è che dire.

Ma sono richieste altre caramelle, per convincere gli autonomi a dare qualcosa all’erario, al loro buon cuore. Nella sintesi di Cristina Bartelli su Italia Oggi:

[…] riduzione dei versamenti dell’acconto, introduzione di maggiori cause di esenzione come la malattia, attenuazione delle casistiche di fuoriuscita dal concordato, la possibilità di riportare le perdite a nuovo e maggiori garanzie sulla costruzione degli accertamenti da effettuarsi in modo analitico e non induttivo con esenzione degli accertamenti sintetici per i forfettari.

Può bastare? Alcune misure sono di buon senso ma è l’approccio complessivo che non regge: poiché è ormai evidente che non ci sarà modo di accertare i soggetti a rischio evasione, ecco che parte la corsa a offrire agevolazioni.

Oltre alla riduzione del prelievo, c’è anche la richiesta di rinviare il pagamento dell’acconto per quanti aderiranno al concordato biennale. Segnalo, per dare la misura dello “spirito” entro cui si muove questa misura nel tentativo di impedirne la dipartita in culla, il tenore della richiesta rivolta dalla Commissione Finanze del Senato all’esecutivo:

[…] si sollecita il Governo a introdurre un regime di incisiva premialità per i contribuenti aderenti al concordato proposto, anche con il rinvio del versamento dell’acconto all’anno successivo con opportune rateizzazioni.

I mazziati e i premiati

E vai di “incisiva premialità”. Alla fine, c’è motivo di temere per un buco di cassa dello stato. Per fortuna restano, per ora, i kulaki dipendenti sopra i 35 mila lordi annui, tenuti in ostaggio dal sostituto d’imposta. Per loro niente premialità ma dovrebbero essere orgoglioni di tenere in piedi a mani nude la prima imposta diretta del paese.

 

Detesto dire che ve l’avevo detto, ma ve lo sto dicendo da oltre un anno: questa misura è nata morta, per velleitarismo e impraticabilità politica. Resta da capire, e lo ripeto, se affermare che dal concordato preventivo debbano uscire i soldi per ridurre le tasse al leggendario “ceto medio” ormai di un paese di straccioni (visti gli scaglioni d’imposta e le relative soglie di reddito) rappresenti una forma di trolleggio o una genuina ingenuità.

Perché, e anche qui repetita iuvant, se da un lato occorre evitare vessazioni conclamate dei contribuenti, dall’altro non ha senso imbarcarsi in avventure di questo tipo se poi non si ha capacità di accertamento. Peraltro, mi pare assurdo uscirsene con concetti del tipo “possiamo stimare il reddito dei prossimi due anni grazie al sistema della fatturazione elettronica”. Ora, a parte il caso della mancata fatturazione, che esiste e lotta assieme agli evasori, i geni che hanno riesumato questa misura pensano sia possibile prevedere il Pil del paese estrapolando il numero di fatture emesse nelle annualità precedenti?

Ve lo ripeto: qui c’era un patto politico, almeno nella testolina della maggioranza. Cari autonomi, voi ci date qualcosa e noi vi lasciamo fare emergere nero, esentasse. Solo che i destinatari del wishful thinking governativo non si fidano. Infatti, dicono, chi mi assicura che l’emersione non sarà usata contro di me, nei prossimi anni, come più elevata base di calcolo dei miei redditi?

Concordato fallimentare

Alla fine è meglio, molto meglio, un bel condono o chiamatelo come volete: resta su binari rigorosamente separati dalla dichiarazione dei redditi e consente ben altra flessibilità. Ecco perché, se malgrado questi regalini il concordato dovesse fallire, sentiremo presto riparlare di nuove voluntary, emersione dei contanti in cassetta di sicurezza, rottamazioni delle rottamazioni e così spero di voi. Non a caso ho scritto, lo scorso gennaio, di misure che stavano “tra flat tax incrementale e condono preventivo“. Ma non sono Nostradamus: semplicemente conosco i miei polli.

Ricordate l’ultimo punto: in presenza di progressivo impoverimento della popolazione, la spinta politica è quella a sostenere i redditi, anche e soprattutto degli autonomi. Un sussidio fiscale che va finanziato in qualche modo. Precluso il prelievo aggiuntivo su base ordinaria, restano i condoni. La baracca non regge più, non servono geni per comprenderlo. Resta l’ottica del tutto deprimente di un governo che fa, letteralmente, accattonaggio di gettito. E comunque, a me il termine “concordato” fa venire in mente solo quello fallimentare. Un caso? io non credo.

Questo articolo è stato pubblicato qui

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