Scrivere nel mondo digitale
Il professor Giovanni Solimine ha scritto un libro sintetico e illuminante sul mondo digitale: "Cervelli anfibi, orecchie e digitale. Esercizi di lettura futura" (www.arasedizioni.com, Fano, 2023, 130 pagine, euro 14).
Marshall McLuhan fu il grande pioniere degli studi sulla comunicazione e il suo allievo, Derrick de Kerckhove, "sostiene che le caratteristiche strutturali dei media plasmano in noi un nuovo modello mentale, che definisce "brainfram", alterando fisiologicamente e psicologicamente le categorie attraverso cui interpretiamo il mondo e diamo un senso alle cose" (p. 27). Per muoversi bene nell'universo digitale bisogna utilizzare delle modalità di espressione particolari, anche molto sintetiche.
Per Derrick de Kerckhove "Un brainframe è qualcosa di diverso da un atteggiamento, da una mentalità, pur essendo tutto questo e molto di più. Pur strutturando e filtrando la nostra visione del mondo, esso non è esattamente un paio di occhiali di tipo particolare - dato che un brainframe non è mai localizzato nella struttura superficiale della coscienza, ma nella sua struttura profonda" (p. 27). Chiaramente la potenza del mezzo determina i suoi effetti sui vari comportamenti.
Molti anni fa, Roger Chartier, scrisse che "Nell'universo della comunicazione a distanza reso possibile dalla tecnologia digitale e dalla telematica, i testi non sono più prigionieri della loro materialità originaria" e "possono essere trasmessi senza che luogo di conservazione e luogo di lettura coincidano esattamente" (p. 39). La piena libertà di ogni forma di lettura è la sostanza fondamentale di ogni trasmissione culturale.
Molti studiosi si aspettavano quasi una totale transizione editoriale al mondo digitale. Ma così non è stato, probabilmente perché gli e-book "somigliano troppo ai libri di carta e quindi non hanno conquistato nuovi pubblici e non sono sufficientemente attraenti per chi è già lettore e ha una consuetudine" (p. 42). Molte persone hanno immaginato "che l'oggetto libro fosse solo un manufatto industriale e non anche un fenomeno sociale e culturale" (p. 41). I libri resteranno sempre una forma di approfondimento personale e culturale, con uno sfondo più o meno sociale.
Si può considerare pure "offensivo ridurre il digitale a una mera imitazione dell'analogico, come fanno gli e-book" (p. 51). I link di approfondimento sono purtroppo molto rari (anche nelle note). Oggi gli e-book "occupano una quota di mercato pari al 18 per cento di tutti i libri venduti nel mondo" (p. 55), e il picco delle vendite è stato raggiunto nel 2013, ma poi c'è stato "un calo di oltre il 20 per cento rispetto" alla punta massima (p. 54). Purtroppo il calo nella lettura dei libri è un dato inequivocabile degli ultimi dieci anni.
Comunque si può fare questa considerazione: "il libro è come il cucchiaio, il martello, la ruota, le forbici: una volta che li avete inventati, non potete fare di meglio" (p. 37; Umberto Eco mentre dialogava con Jean-Claude Carrière, un regista, un attore, uno sceneggiatore e uno scrittore francese morto nel 2021). Ogni libro può potenziare la personalità di ogni lettore. Ogni libro potenzia la personalità di ogni grande lettore. Il libro è "un'invenzione perfetta, che non può essere migliorata e che perciò resiste da secoli".
Giovanni Solimine è un professore emerito dell'Università Sapienza di Roma. Si occupa di consumi digitali, di editoria e di partecipazione culturale. Risulta presidente della Fondazione Bellonci-Premio Strega e dell'Istituzione Biblioteche Centri Culturali del Comune di Roma. Con Giorgio Zanchini nel 2020 ha pubblicato La cultura orizzontale. Si può seguire il suo blog, La conoscenza rende liberi, sul suo sito: www.giovannisolimine.it
Nota a cura di Giorgio Zanchini - Questo saggio rappresenta "un lavoro che oltre ad essere un'utilissima ricognizione sullo stato dell'arte è tutto percorso da quella che mi permetto di definire tensione appassionata... perché traspare il coinvolgimento di chi ha passato la vita ad occuparsi di libri e lettura, e del loro valore potenzialmente emancipatorio e inclusivo" (prefazione).
Nota finale - I professori bravi sanno imparare dagli studenti, che vivono in un'epoca più attualizzata e aderente alla società. Così "C'è un vantaggio reciproco [nell'insegnare], perché gli uomini, mentre insegnano, imparano" (Seneca, p. 101).
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