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Santificare Marx? L’opinione del Vescovo di Caserta

Giusto attribuire a Marx l’analisi dei mali del capitalismo. Ma la ocntrapposizione tra classi di uomini e la dittatura del proletariato sono idee intollerabili.

Santificare Marx? L'opinione del Vescovo di Caserta

Il Vescovo emerito di Caserta monsignor Raffaele Nogaro, in un intervista a "Notizie Migranti": "Carlo Marx per me è un santo e devono farlo prima o poi. Lui ha reso protagonista il povero. Si badi, non ha fatto la scelta prioritaria del povero, ma ha parlato del protagonismo del povero. Lo stesso protagonista di cui parla il Vangelo, in Marx è trasfigurato nella forma più alta, nel proletariato. Il suo è l’annuncio del Vangelo in modo genuino." Un vero e proprio spunto di riflessione quello che arriva dal prelato Friulano naturalizzato a Caserta. L’idelogia del proletariato è davvero in antitesi con l’etica della chiesa cattolica? Questo rapporto è davvero conflittuale? A giudicare dall’enciclica Rerum Novarum di Leone XIII sembrerebbe di sì. Il documento più celebre in cui la Chiesa elabora una propria “dottrina sociale” e affronta la “questione operaia”, in contrapposizione esplicita con il socialismo marxista. Nel centenario dell’enciclica leoniana Giovanni Paolo II ha scritto una nuova enciclica, la Centesimus annus, che fa il punto sulla situazione attuale della dottrina sociale della Chiesa. Religione e Marxismo sono davvero incompatibili? Sia Leone XIII che Giovanni Paolo II non escludono una sorta di matrice comune tra l’ideologia della chiesa e quella di Carl Marx. Intanto solo oggi si sta iniziando a capire l’importanza del binomio etica ed economia. L’origine etica dell’economia risale ad Aristotele il quale la collegava ai fini umani, considerando che lo studio di questa disciplina è sì legato al perseguimento della ricchezza, ma tale ricchezza non è fine a se stessa, bensì un mezzo per raggiungere altri fini. Quindi non è possibile dissociare lo studio dell’economia da quello dell’etica e della filosofia politica. In realtà gli economisti non possono non riconoscere che l’uomo sia mosso nelle sue azioni da finalità non solo strettamente utilitaristiche, ma anche morali. Tornando alle encicliche, l’ultima "Caritas in veritate" non sposa esattamente la tesi di Marx che non parlava affatto di carità. La matrice comune può essere il bene collettivo e lo sviluppo economico. Con questo termine Benedetto XVI intende la "partecipazione attiva e in condizioni di parità al processo economico internazionale; dal punto di vista sociale, la loro evoluzione verso società istruite e solidali". L’esclusivo obiettivo del profitto, se mal prodotto e senza il bene comune come fine ultimo, rischia di distruggere ricchezza e creare povertà. Lo sviluppo economico che auspicava Paolo VI doveva essere tale da produrre una crescita reale, estensibile a tutti e concretamente sostenibile. È vero che lo sviluppo c’è stato e continua ad essere un fattore positivo che ha tolto dalla miseria miliardi di persone e, ultimamente, ha dato a molti Paesi la possibilità di diventare attori efficaci della politica internazionale. La chiesa da sempre cerca risposte agli effetti della globalizzazione e della drammatica crisi economica internazionale. A Marx và attribuita da parte dei cattolici la giusta analisi dei mali del capitalismo, della mercificazione del lavoro e della riduzione di tutti gli ambiti della vita all’economia. La chiesa non può condividere però la dittatura del proletariato e la contrapposizione di determinate classi sociali. La carità da sola non basta servono le riforme politiche, la giustizia sociale ed economica. La storia ha già sconfitto il collettivismo e l’economia di stato. Essa ha sconfitto però anche il mercato che ha dimostrato che da solo non può funzionare. Dove esso "fallisce" lo stato interviene. Il lavoro è un diritto dell’uomo. L’opinione "controcorrente" del vescovo di Caserta si sposa con quella "conservatrice" di Benedetto XVI: "un sistema economico astratto dall’etica non è in grado di concentrarsi sul bene comune ed è destinato al collasso". Marx sulla religione non la pensava proprio così ma questa è un altra storia.
 

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