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Saba alla scoperta del calcio

Articolo scritto durante il rinvio del campionato avvenuto qualche mese fa. Spunto per fermarsi, riflettere o semplicemente vedere il calcio sotto una luce diversa.

Il calcio si ferma? Quale occasione migliore per (ri)scoprire e portare alla memoria racconti che si legano al mondo del pallone, tema inconsueto ed insolito da leggere sfogliando un libro di poesie.

Mi ha colpito particolarmente la raccolta “Cinque poesie sul gioco del calcio”, perché partorite da uno scrittore, quale Umberto Saba, che era un neofita del genere, mal vedeva la folla rumorosa e caotica che si raccoglieva attorno allo stadio la domenica, si irritava sentendo discorsi sportivi in un caffè. Eppure oggi ci ritroviamo a leggere versi in cui è viva la partecipazione, rapito com’era dallo spettacolo e dal sentimento di unione. Si riconosceva nella massa: un bisogno che lui inseguiva, sentendosi figura isolata ed emarginata, e che paradossalmente trovò sugli spalti:

 "Anch'io tra i molti vi saluto, rosso-alabardati,
sputati dalla terra natia,
da tutto un popolo amati
” 

"...V'ama 
anche per questo il poeta, dagli altri 
diversamente-ugualmente commosso

(Squadra paesana)

I “rosso-alabardati” sono i calciatori della Triestina, la prima squadra che vide giocare, perché costretto ad accompagnare la figlia allo stadio: un incontro fortuito, forzato e forse per questo maggiormente sorprendente per egli stesso. Da critico esterno e diffidente, varcato l’ingresso che portava alle tribune, lascia alle spalle preconcetti e subisce il fascino, il calore dei tifosi e le gioie e le delusioni contrastanti che si accompagnano a fine gara.

Sentimenti tra i quali, finemente, indaga. Si sente ispirato da questo mondo, rappresentazione ideale della "realtà quotidiana", punto cardine della sua lirica. E non ha problemi a mostrarsi ammiratore compiaciuto di un genere che altri poeti, altezzosamente, screditavano. Si addentra nella psicologia e nei caratteri dei vari protagonisti: dai bambini che incitano i propri beniamini, al pubblico, passando per quei “11 fratelli” osannati, elogiati, ma anche aspramente criticati come nella poesia “Fanciulli allo stadio”, dove l’entusiasmo di piccoli tifosi viene smorzato e contrapposto alla spocchia dei calciatori che, non curanti, li ignorano.

Galletto
è alla voce il fanciullo; estrosi amori
con quella, e crucci, acutamente incide.
Ai confini del campo una bandiera


sventola solitaria su un muretto.
Su quello alzati, nei riposi, a gara
cari nomi lanciavano i fanciulli,
ad uno ad uno, come frecce. Vive
in me l'immagine lieta; a un ricordo
si sposa - a sera - dei miei giorni imberbi.

Odiosi di tanto eran superbi
passavano là sotto i calciatori.
Tutto vedevano, e non quegli acerbi.

(Fanciulli allo stadio)
 
Ecco il pensiero di Saba sul calcio
 
“E’ il gioco più popolare che ci sia oggi, ed è quello in cui si esprimono con più appassionata evidenza le passioni elementari della folla. L’atmosfera che si forma intorno a quegli undici fratelli che difendono la madre è il più delle volte così accesa da lasciare incancellabili impronte in chi ci è vissuto dentro. E questo per non parlare della bellezza visiva dello spettacolo, dei gesti necessari dei giocatori durante lo svolgimento della gara. Che dire poi di quello che succede tra il pubblico e i giocatori quando una squadra paesana riesce a segnare un goal contro una squadra superiore (la cui superiorità molte volte è dovuta a denaro) e rinnova, sotto gli occhi dei concittadini, lucenti alle lacrime, il miracolo di David che vince il gigante Golia?"

Saba che recita alcune poesie dedicate alla Triestina:

 

                                                                    

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