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Robot Vs umani. E Bill Gates si reinventa “comunista”.

Da quando, nel lontano 1920, Karel Čapek, scrittore ceco, coniò il termine “robot” (robota in lingua originale)per indicare un “lavoratore meccanico” e Isaac Asimov, poi, adottò il medesimo concetto in tanti mirabili scritti, sono trascorsi ben (o solo?) quasi 100 anni dal primo e un lustro in meno dal secondo.

 Nel frattempo, la letteratura fantascientifica e la cinematografia hanno allietato le nostre serate di fronte a uno schermo o sulle pagine di un libro, stuzzicando la fantasia, a volte violentando l’immaginazione, con dosi massicce di robot protagonisti dei più vari generi, da quelli dotati di sentimenti umani, come nell’interpretazione di Robert Williams in “L’uomo bicentenario” del 1999, o nel precedente “Terminator” del solito muscoloso e muscolare Arnold Schwarzenegger, volendo saltare a piè pari l’infinita produzione precedente, intermedia e successiva.

Ma, come Isaac Asimov si sforzò di far comprendere in più d’un saggio, la fantascienza, quella seria, non è poi tanto sganciata dalla realtà, anzi, ne costituisce una estensione per niente fantasiosa, invece molto realistica. Insomma, la fantascienza è capace di “prevedere” il futuro, e non alla stregua del veggente, bensì proiettando nell’avvenire prossimo, o meno prossimo, quanto è dato immaginare sull’uso delle nuove tecnologie, delle invenzioni o persino delle applicazioni innovative di quanto già nelle nostre disponibilità.

Il “mondo” dei robot è già tra noi, anche se ancora facciamo fatica a percepirlo. Riteniamo che la sostituzione con i robot dell’operaio lungo la catena di montaggio di “Fordiana” memoria abbia costituito un momento marginale che, infine, è stato portato a compimento dall’evoluzione tecnologica ma, in fin dei conti, ha raggiunto una sorte di apice oltre il quale non si può andare? Questo non accennatelo, per cortesia, a uno tipo come Sergio Marchionne, se vi capitasse la ventura (o la sventura) di trovarvi al suo cospetto. Sarebbe capace di ridervi in faccia facendo notare che il maglione girocollo color blu appena indossato è confezionato da un robot e non dalla sartina di un’azienda artigianale del Veneto.

Purtroppo, diverse ricerche di “casa” americana prevedono, e non si tratta di fantascienza, che nell’arco dei prossimi venti-trenta anni, ben il 40% degli attuali occupati perderà il lavoro a causa dei “nuovi” robot. I mestieri interessati all’espulsione dal mondo del lavoro, per giunta, non saranno più i soliti ultimi, quali manovali, braccianti agricoli e via dicendo, bensì bancari, assicuratori, impiegati nella pubblica amministrazione e persino avvocati, medici, chirurghi, ingegneri e categorie simili.

Ci si può interrogare, a questo punto, se la soluzione più efficace non sia quella “anarchica” delle bombe in una sorta di nuova guerra contro i robot “terminator” di posti di lavoro. Niente di più sbagliato. La storia insegna che il “luddismo” è sconfitto in partenza. Il progresso non può essere fermato, ma può essere gestito. Qui sta il problema. Chi sarà a gestirlo? Forse le destre “toste e dure” che appena sbattono, scoprono di avere la scatola cranica alquanto debole? Oppure le “nuove” destre grilline la cui scatola cranica, quando va a sbattere, produce il suono di una cucurbitacea vuota? O certe sinistre fasulle alla Renzi, alla Hollande o, peggio, alla Macron, alla Tony Blair e via elencando, infiltrati nelle sinistre con l’obbiettivo di affossarle?

Magari è bene guardarsi intorno, ripassare qualche “sacro” testo delle teorie economiche marxiane sforzandosi di individuare, anche avendo la costanza e la pazienza di farlo affrontando i testi di Zygmunt Bauman o di Noam Chomsky, per dirne due e, chissà, qualcosa di buono ne verrà fuori. Per ora ci si può consolare con quanto proposto da un Bill Gates versione “comunista”, il che equivale, ovviamente, al più ardito quanto improbabile dei voli pindarici. Ma qualcosa di accoglibile c’è nella sua proposta di “tassare” i robot. Tra i tanti “sdoganamenti” riguardanti finora troppi concetti liberisti introdotti nel pensiero della cosiddetta “sinistra moderna” (o quella che tale tenta di accreditarsi col fine d’imbrogliare le carte, ovviamente facendo in modo di evitare che si scopra il mazzo “taroccato”), l’idea di introdurre una “tassa” sui robot non è per nulla balzana.

Che uno tra gli uomini più ricchi del globo si ponga il problema della “redistribuzione della ricchezza” attraverso una tassa può stupire, ma se si vuole ragionare fuori dagli schemi si deve convenire con lui che esiste un momento “contingente” nel quale i robot espelleranno dal mondo del lavoro una marea di individui che costituiranno una reale bomba innescata nella società e non ci saranno “cyborg” capaci di contenerli. L’evoluzione, in seguito, ma solo in seguito, contribuirà alla creazione di nuove professionalità e nuove occasioni d’occupazione. Nell’immediato, però, siamo disposti ad affrontare instabilità politiche e guerre civili? Forse è il caso di ragionarci sopra… in fretta. Altro che stare a discutere su qualche decina di migliaia di profughi!

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