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Report: le inchieste su Inps, RSA e fondazioni

Come è stata gestita la fase 2, con che criteri sono state scelte le persone? Chi ha fatto affari con le RSA in giro per l'Italia? Infine, l'opacità delle fondazioni in Italia

 
L'indennità atipica di Bernardo Iovene (link)
 
Il servizio di Iovene è partito dall'assegnazione dei 600 euro per gli autonomi: l'indennità è arrivata in base ad un ordine cronologico, causando diversi problemi sia ai richiedenti, per il timore di non riceverli, sia per il data breach e il blocco del sito dell'Inps causato dalla corsa al click.
 
Se si scoprisse che la banca dati dell'Inps è così fragile sarebbe un problema: c'è una istruttoria in corso dal garante che potrebbe portare ad una multa milionaria.
Il presidente dell'Inps inizialmente aveva tirato in ballo gli hacker, poi nell'intervista con Report ha parlato di un irragionevole “panico dei richiedenti”.
Ma nella norma (scritta) si parlava inizialmente di ordine cronologico (cosa poi smentita da Vespa): occorre allora prestare attenzione a quello che viene detto nei talk e non a ciò che è scritto?
La cosa grave è stata poi la pubblicazione di dati personali di centinaia di utenti: ci sono stati attacchi importanti al sito dell'Inps, ma non sono stati la causa né del blocco né della violazione dei dati personali.
 
Ho parlato di un contesto difficile in cui il sito ha operato il primo di aprile” - spiega Tridico“il secondo di aprile, il tre di aprile noi abbiamo raccolto 4ml di domande ”.
 
Non sono stati gli hacker, ma rimane il fatto che la protezione dei dati personali di centinaia di persone è stata violata e l'Inps ne è responsabile e deve informare, secondo il regolamento europeo (GDPR), il garante della privacy, la natura e le conseguenze della violazione, i soggetti coinvolti.
C'è un'istruttoria ancora aperta che prevede anche una sanzione e dipende se ha carattere doloso o colposo: questa valutazione serve a capire la sanzione che potrebbe arrivare in capo all'Inps.
E' una violazione di dati personali e non sensibili” ha tenuto a precisare nella video intervista Pasquale Tridico: “noi il primo di aprile abbiamo avuto l'attacco più violento di sempre, noi avremmo dovuto difenderci? Si, in questo contesto qualcosa è andato storto anche tecnicamente.”
Bastava riconoscerlo, la risposta del giornalista: l'obiettivo era pagare, certo, ma rimane il danno.
 
Fino ad oggi sono arrivate all'Inps 4ml di domande, 1 milione quasi sono state respinte, 200mila hanno iban errati.
Sul data breach il garante della privacy ha stabilito che i dati usciti erano sensibili e ora si dovranno avvisare tutte le persone coinvolte.
 
Report è poi tornata sulla questione del piano pandemico, che in Italia non è aggiornato dal 2010: Ranieri Guerra (il dirigente che quel piano avrebbe dovuto redigerlo e tenerlo aggiornato) aveva evocato piani segreti, piani confidenziali.
Oggi l'ex DG del ministero della salute ed ex direttore del CCM ha declinato l'intervista a Report, preferendo lasciare un commento sulla pagina FB, dove ha accusato la trasmissione di dire sciocchezze, indicando un piano linktato sul sito del ministero, aggiornato al 2016.
Ma il piano indicato dalla diffida è del 2010: Claudio Agosti, un ricercatore contattato da Report, ha scoperto che quel file (PDF) è del 2006. E il file è sempre lo stesso.
Sono anni che facciamo riferimento ad un file vecchio di 14 anni, abbiamo preso in giro il paese e la comunità internazionale.
 
Oggi abbiamo 30mila morti e non possiamo mettere la polvere sotto il tappeto” ammette il viceministro Sileri che in questi giorni ha ricevuto una bozza di un nuovo piano pandemico.
Dopo averlo chiesto da marzo: non solo, il viceministro ha poi raccontato di aver appreso dalla tv della coppia di cinesi ricoverati allo Spallanzani.
 
L'Italia ha pagato un conto salato l'impreparazione per la pandemia: un paese ha la classe politica che si merita, commentava il presidente dell'ordine dei medici di Bergamo, una delle province più colpite.
 
Chi sono i funzionari che hanno fatto il copia e incolla di un piano pandemico vecchio di anni?
Risponderanno del loro non lavoro?
 
La trasparenza delle fondazioni e lo spazzacorrotti di Claudia di Pasquale (link)
 
Il servizio di Claudia di Pasquale dedicato alle fondazioni parte dal ministro della salute Speranza: la sua nomina sarebbe frutto di un accordo tra D'Alema e Davide Casaleggio.
Speranza fa parte del comitato di indirizzo della fondazione “Italianieuropei”, dentro c'è il suo capo segreteria, il dalemiano Massimo Paolucci, oggi vice commissario nazionale per l'emergenza coronavirus.
Il presidente è Massimo D'Alema: cosa è cambiato oggi, per Italianieuropei e le altre fondazioni dopo la spazzacorrotti?
La giornalista lo ha chiesto a D'Alema che ha risposto che, non avendo alcuna responsabilità politica, non è cambiato nulla.
E i bilanci, se uno volesse leggerli dove li può trovare?
Noi seguiamo la legge – la risposta dell'ex presidente PD – i nostri bilanci sono consegnati ai prefetti, non abbiamo l'obbligo di metterli sul sito.
Lei è costretta a fare delle domande cretine, non è colpa sua” è stata la risposta di D'Alema alle insistenze della giornalista: è una domanda cretina voler conoscere l'elenco dei donatori alla fondazione?
 
Già nel 2015 l'ex ministro Barca aveva invitato D'Alema di diffondere tutti i donatori della fondazione: anche quella una domanda cretina?
D'Alema ha declinato l'intervista, “mi occupo di politica estera”.
Ma nella rivista della fondazione compaiono pubblicità di società pubbliche o partecipate e dentro la fondazione compaiono politici: secondo la legge spazzacorrotti dovrebbero pubblicare i bilanci. Ma poi è bastato togliere il nome di D'Alema dall'elenco della direzione nazionale di Articolo 1 per togliere questa fondazione dall'orbita della legge, e l'elenco dei donatori rimane un mistero.
 
La legge è stata voluta dal ministro Bonafede per rendere trasparente il mondo della fondazioni: cosa è cambiato un anno dopo?
A febbraio a Roma Bonafede nella manifestazione dei 5 stelle rivendicava i risultati della sua legge, per la trasparenza dei comitati e associazioni legati ai politici, “saremo leader a livello internazionale” raccontava.
 
Queste ogni anno devono inviare della documentazione all'organo di vigilanza dei finanziamenti ai partiti, devono pubblicare bilanci e donazioni.
Chi rispetta gli obblighi dello spazzacorrotti e pubblica sul suo sito i rendiconti dei donatori è l'associazione Rousseau, che gestisce la piattaforma del M5S.
I donatori sono, di fatto, gli stessi esponenti del movimento, che ogni mese devono versare all'associazione 300 euro: ma come sono spesi questi soldi?
Sono in pochi a saperlo, di certo non tutti gli eletti del M5S, forse lo sa Davide Casaleggio, fondatore del movimento, è anche socio, presidente e tesoriere dell'associazione.
In base ai rendiconti sono stati spesi 176mila euro in stipendi, 623mila euro in servizi, ma non si sa chi siano i fornitori, la legge non chiede di saperlo.
 
Ci sono ex politici del movimento (Fioramonti l'ex ministro e Fattori) che avevano chiesto conto, dei fornitori della piattaforma, senza aver ricevuto risposta.
Rousseau rispetta la norma: ma come sono spesi i soldi ricevuti dall'associazione?
Nemmeno il ministro lo sa o può saperlo.
Verrà reso obbligatorio rendere noto l'elenco dei fornitori? IL suo ministero continuerà a studiare le associazioni e come lavorano, ha garantito il ministro, “lei sfonda porte aperte”.
 
Negli ultimi venti anni le associazioni legate alla politica sono cresciute: ogni politico di peso ha la sua, finanziata da società e banche e questo potrebbe portare a situazioni di conflitto di interesse, di potenziale finanziamento illecito.
Per questo nella legge voluta dal ministro della giustizia si è voluto renderle come “case trasparenti”: Report con la fondazione Open Polis ha fatto la radiografia alle 150 fondazioni, dentro cui entrano milioni in donazioni.
 
A Napoli c'è l'associazione Dema, del sindaco De Magistris: era nata per la sua elezione a sindaco, ora lavorano alle prossime comunali.
Dema ha una segreteria politica, nello statuto si parla di trasparenza, ma sul sito non viene pubblicato nulla (colpa del tesoriere?).
 
Attua è la fondazione di Gianni Pittella, senatore PD: oggi Pittella si è dimesso dalla presidenza, per evitare di rientrare nello spazzacorrotti. “Attua non è una fondazione che configura una corrente al partito” spiega il senatore.
Dentro ci sono soci e consigliere c'è l'ex advisor in Europa, Carmine Nino, il ministro Manfredi e un massone.
C'è dentro il mondo politico di Pittella.
 
Pittella, come il senatore Bagnai, aveva presentato un emendamento per escludere i politici e i manager dalle responsabilità penali per il coronavirus.
Bagnai ha la sua fondazione, Asimmetrie: anche lui si è dimesso dalla carica di presidente, nel 2018, per evitare che Asimmetrie rientrasse nello spazzacorrotti (per tutelare i contribuenti, raccontano dalla fondazione).
 
La fondazione Democrazia Cristiana è presieduta da Rotondi: riunisce tutti gli ex DC d'Italia, pubblicano tutte le donazioni ricevute, si comportano cioè come un partito politico.
Ma sul sito web è possibile fare una donazione e non vederne traccia sul sito: questo compare su un sito gemello, che però è difficile da ritrovare in rete.
 
Gasparri ha creato nel 2007 una associazione Italia Protagonista: il sito web non dà statuto né ordinamento.
Ci sono solo video del senatore di Forza Italia: a fine 2018, Gasparri si è dimesso dalla carica di presidente, sempre per la spazzacorrotti, ma il protagonista dell'associazione rimane sempre lui. Che si è pure portato via il microfono della giornalista.
Gasparri fa parte del Cda dell'associazione di Alleanza Nazionale dove fa parte anche l'ex sindaco Alemanno.
 
La fondazione Nuova Italia avrebbe ricevuto erogazioni illecite, per una sentenza di primo grado su cui pende appello: consulenze finte che nascondevano finanziamenti.
 
Negli immobili della fondazione di AN compare la fondazione Tatarella, dentro cui non ci sono politici (presenti sono nel comitato promotore).
Il presidente della fondazione Tatarella, Giubilei, è anche nella fondazione Nazione Futura, ha organizzato recentemente un convegno della destra mondiale dove era presente anche la Meloni.
Nemmeno queste fondazioni rientrano nella legge spazzacorrotti: è una ragnatela complessa quella dei politici di destra, dove le stesse persone sono presenti in più d'una.
 
La legge spazzacorrotti nel 2019 è stata edulcorata: per rientrare nel suo raggio, serviva che almeno un terzo dei suoi rappresentanti, nel cda, doveva essere un politico.
 
Così anche la Fondazione Magna Carta dell'ex ministro Quagliariello, che pur pubblica i bilanci sul sito (ma non le donazioni), non rientra nel novero di quelle soggetto alla spazzacorrotti.
C'è voluta una inchiesta della magistratura per sapere che l'imprenditore Romeo ha finanziato la fondazione per far arrivare soldi ad un giornale, per il referendum di Renzi nel 2016.
 
Cespi è un centro studi dentro troviamo dirigenti di Leonardo (ex Finmeccanica): dentro troviamo Fassino e l'ex ministro Gualtieri.
 
Si arriva poi a ItaliaDecide: la sua sede è a Roma in Largo Argentina, nata nel 2008, allo scopo di analizzare i problemi del nostro paese e di collegare politica, istituzioni, imprese ed esperti.
Non rientrano nei parametri dello spazzacorrotti, dentro si trovano politici di schieramenti opposti: Alessandro Palanza, il suo presidente, lo spiega dicendo che si occupano del sistema istituzionale nel suo complesso, di cui tutte le forze politiche fanno parte.
Tra i soci promotori ci sono Luciano Violante e Giuliano Amato da una parte, Giulio Tremonti e Gianni Letta dall'altra.
Italiadecide è stata fondata anche da imprese, “imprese che avevano un interesse nel campo delle politiche pubbliche .. Aspi (Autostrade per l'Italia), Consorzio Integra, Enel, Eni, IntesaSanpaolo, Leonardo, Poste, Terna, Unicredit.”.
 
Se uno legge questa lista pensa, qui c'è il potere oggi in Italia – chiedeva la giornalista al presidente: “questo è il problema contro il quale noi stiamo combattendo, non si crede che c'è anche un impegno a capire qual è il destino di questo paese.”
 
Voi volete incidere sulle politiche e sulle scelte di questo paese: “certo, su scelte politiche di un certo livello e di una certa natura”.
Ogni anno l'associazione fa un rapporto sui grandi temi, grazie anche ai contributi ricevuti da soci e imprese: nel 2018 ad esempio hanno fatto un rapporto sulle tecnologie duali in ambito civile e militare di cui si occupa anche uno dei loro soci, Leonardo Spa, ex Finmeccanica.
Mentre il rapporto del 2019 aveva come obiettivo quello di disciplinare quello delle lobby, ma Italiadecide, per bocca del suo presidente spiega che loro non sono una lobby, nemmeno una lobby traversale: “assolutamente .. è un modo ristretto e fazioso di vedere la cosa”.
 
Se Palanza è presidente dell'associazione, il presidente onorario è Luciano Violante, che è anche presidente dell'associazione Leonardo, di cui fa parte lo stesso Palanza.
Nel comitato scientifico della fondazione Leonardo fa parte Roberto Cingolani, che oggi è uno dei membri della task-force chiamata a gestire la fase due sul covid-19.
Sono diversi i membri di Italiadecide che fanno parte di altre, come Astrid, Leonardo, Meridione d'Italia, Italianieuropei, Aspen e Fondazione Tatarella: “questa è una rete di istituzioni, io favorisco al massimo ogni tipo di scambio e di confronto tra queste attività.”
 
Seguendo l'intreccio tra società, partecipate pubbliche e fondazioni si scoprono tante cose: dentro l'associazione Civita, che si occupa di cultura, troviamo Poste Eni ed Enel. Il presidente è Gianni Letta e nel comitato di presidenza troviamo Domenico Arcuri, a capo di un'altra partecipata Invitalia e oggi commissario straordinario per l'emergenza coronavirus.
 
E' il network del potere in Italia, spiegano in Open Polis: quando si devono fare delle nomine, nel governo e per emergenza, questa rete si mette in moto.
Decine di persone nella gestione dell'emergenza hanno un ruolo in questi think tank: il lavoro di Open Polis ha analizzato 153 associazioni, solo 7-8 pubblicano i donatori e legano tra loro circa 3000 persone.
 
La commissione trasparenza che dovrebbe monitorare questi enti non ha abbastanza personale: Bonafede ha rimandato la palla ai presidenti delle Camere, per potenziare i controlli. Nessuna delle fondazioni considerate politiche non rientrano nella spazzacorrotti, grazie ad un decreto attuativo che la “edulcorata”, depotenziandone l'efficacia.
 
Significa, secondo l'organismo europeo GRECO che vigila sulla corruzione, che la norma è stata aggirata.
 
“Non si può fare una valutazione sulla legge in questo momento” si è difeso Bonafede: si valuteranno altre norme per renderla efficace, ha concluso.
 
La legge è encomiabile nello spirito, ma è stata annacquata col decreto crescita, così solo 7-8 associazioni sono trasparenti (sebbene per esempio non si conoscano i fornitori di Rousseau). La commissione di garanzia (che dovrebbe controllare anche i bilanci dei partiti) ha una mole enorme di dati da controllare e non riesce a fare adeguati controlli.
Dall'altra parte le fondazioni dei politici prendono sempre più peso ed è solo grazie all'azione di magistrati e della banca d'Italia che si fa un minimo di luce: sono i casi della fondazione di Renzi, dell'associazione del tesoriere della Lega Centemero, quella del presidente Toti e quella di Armando Siri, Spaziopin.
 
 
Queste associazioni, Fare Futuro, Change, Rousseau, Certi Diritti, Libertà Uguale, Costruiamo il futuro, TES, Dems sono invece quelle "virtuose" che pubblicano correttamente l'elenco dei donatori. 
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