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Report: il merito nelle università telematiche e il nuovo B.

Il pezzo di carta, (The new) Mister B. e Pecunia olet, i servizi di Report andati in onda ieri

 
Bandecchi a Report

Il pezzo di carta di Luca Bertazzon

Nazionale Boris vs nazionale poeti: inizia con una partita di calcio, presentata dal rettore dell’università popolare di Milano, sponsor dei poeti.

Il Miur ha diffidato l’università popolare di Milano, ma non tutti gli studenti che si iscrivono sono consapevoli di questa controversia e nemmeno Giovanni Neri, rettore, ha voluto chiarire il punto di Report.
Uno studente iscritto all’università racconta dei suoi esami sostenuti: si è laureato senza aver fatto nessun esame, solo esami orali da pochi minuti.
Bertazzoni si è confrontato col professor Grappeggia: secondo quest’ultimo, se lo studente ha già dei titoli, allora l’ateneo glieli riconosce, ma questa persona non aveva titoli.
L’esperto di riciclaggio Bellavia ha guardato le carte di questa università popolare, affiliata ad università in Africa, che hanno poche sterline come capitale sociale. E questa università vorrebbe cambiare il mondo? In bocca al lupo.
 

L’università popolare di Milano nasce col governo Berlusconi nel 2011, con una presa d’atto del governo, per tramite il sottosegretario Viceconte: non potrebbe rilasciare titoli di studi riconosciuti, eppure alcuni studenti sono entrati perfino nei servizi segreti.

L’università popolare ha sede nello studio del rettore: è una associazione che non ha obbligo di bilancio (ma il professor Grappeggia parla di quasi 900 mila euro, per 4000 studenti).
La fonte anonima di Report parla di 12000 euro, pagati per avere il pezzo di carta: ma quella laurea in giurisprudenza non ha potuto esibire il titolo in alcun studio.
Nel 2009 lo stato maggiore della difesa ha stipulato una convenzione con questa università: si tratta di una associazione, non proprio un rapporto tra docenti e studente.

Viceconte è stato parlamentare di FI per 25 anni: l’ex sottosegretario racconta della presa d’atto con cui è partita l’università popolare di Milano, due giorni prima di finire l’incarico da sottosegretario, “non c’è niente da capire, è tutto regolare”.
Ma come mai il ministero dice oggi che non c’è autorizzazione, come mai la diffida a rilasciare titoli validi, emesso dal ministro Profumo? Allora il Miur dovrebbe fare una revoca – risponde il presidente Grappeggia.
Ma se ora non venissero riconosciuti i titoli, che succederebbe ai laureati che sono finiti nei ministeri o nei servizi (questo il messaggio che lascia trapelare il presidente).

(The new) Mister B di Luca Bertazzoni

Bandecchi ambisce a diventare il nuovo Berlusconi: a Terni è appena diventato sindaco, il rettore dell’università Niccolò Cusano ha alte ambizioni, vuole diventare il nuovo Berlusconi, il presidente imprenditore prestato alla politica e mai restituito.
A Terni ha battuto il candidato di centro destra ed è stato accompagnato in comune con un coro da stadio: è oggi indagato con l’accusa di aver usato i soldi incassati dall’università (esentasse) per attività commerciali, per costruire carriere politiche e non per attività accademiche.
È indubbiamente una persona con carisma, ha come Berlusconi una forte passione che sa comunicare: ha investito nel partito di Alfano 100 mila euro (ma anche investito in altri partiti).

Tutto è cominciato nel 2006 quando, negli ultimi giorni del governo Berlusconi, l’allora ministra Moratti ha approvato la nascita di cinque nuove università telematiche, tra cui la Unicusano.
Per questo è molto grato a Berlusconi e Moratti: oggi l’ex ministra non ha voluto rispondere di quelle autorizzazioni a fine governo.

Gli atenei telematici sono stati istituiti nel 2003 dalla riforma Moratti, inizialmente erano 5: nell’ultimo mese del governo Berlusconi l’allora ministro furono riconosciuti 5 nuovi atenei.
Il 10 maggio 2006 in Gazzetta compare il riconoscimento dell’università Niccolò Cusano, il giorno dopo si insediò il governo Prodi e il ministro Mussi che ha dato i permessi all’università: oggi al giornalista racconta di come ci fossero particolari pressioni su queste università telematiche, anche interessi economici e che lui fermò il riconoscimento delle ultime cinque (le ultime del governo Berlusconi).
“Io non ce l’ho con le università telematiche per principio” risponde Mussi “ma non bisogna esagerare, perché le università non è solo un cursus per prendere un pezzo di carta..”
Bertazzoni ha intervistato poi il professor Antonio Vicino che è stato presidente del consiglio universitario nazionale, organo consultivo del ministero dell’università e della ricerca, che si occupa delle università telematiche: “il processo di accreditamento è abbastanza complesso, io nei 4 anni di presidenza [2019-2023] ho sempre cercato di lasciare questo messaggio al decisore politico, mettiamo pochi paletti ma non aggirabili.”
Ma se le regole sono confuse è il politico che ha in mano ampia agibilità nel muoversi: l’imprenditore Bandecchi si è mosso con Salvini e Berlusconi che poi, come politici, decidono sulle università private (Bandecchi è stato il secondo finanziatore di Forza Italia).

Ottimi rapporti anche con Bernini e Tajani, è stato grazie a loro che il rettore e sindaco Bandecchi ha conosciuto Berlusconi.
Il punto è che esiste un legame forte tra università telematiche e la politica, tra questa in particolare e certi politici: Unicusano ha finanziato per 100mila euro l’attuale ministro Tajani, tutto regolare spiega il ministro, ma come mai questi finanziamenti, anche a Forza Italia per 150mila euro, su un ateneo su cui poi la politica deve legiferare?

Unicusano, ovvero Bandecchi, ha finanziato Rocca, candidato alle regionali nel Lazio, ora presidente che però ha rifiutato l’assegno. “Ma io volevo finanziare anche D’Amato” ha spiegato oggi il sindaco di Terni, ma anche D’Amato ha rifiutato.
L'ateneo ha finanziato Di Maio come anche altri esponenti del PD: come mai questa scelta di finanziare sia destra che sinistra? “Io sono un uomo popolare, sono una persona che pensa che al centro ci sia la virtù”: tanto è vero che Bandecchi si voleva candidare inizialmente per il terzo polo, Renzi diede l’ok ma fu Calenda a bloccarne la candidatura, che disse che era un fascista, perché indossava una maglietta con sopra frasi fasciste.

Ma a parte questo le relazioni con la politica si sono rafforzate per i tanti politici che si sono laureati presso Unicusano, molto più di 50. Tra questi l’europarlamentare Angelo Ciocca, quello della scarpa sul discorso di Moscovici contro la manovra italiana del 2018 (governo Conte I).
Nel 2019 questa università finanzia anche Ciocca, “come studente” risponde il parlamentare, per portare avanti un percorso politico. Certo, dubito che l’ateneo finanzi proprio tutti i neolaureati.

Ciocca ha avuto finanziamenti per 80000 euro (molto più di quanto abbia speso frequentando l’ateneo), Lollobrigida invece, pure lui laureato a Unicusano, non ha preso finanziamenti: il ministro aveva iniziato alla Sapienza, ma poi con la famiglia ha avuto difficoltà a seguire i corsi e ha scelto la strada dell’università telematica.

A Villa Gernetto ha sede l’Universitas libertatis, una scuola politica in convenzione con Unicusano: il corso costa 3000 euro, ma se vuoi diventare studente azzurro (come iscritto a Forza Italia), paghi solo 100 euro per il corso. Ma alla fine si prende un attestato di frequenza, vari tutor insegnano allo studente di come diventare un politico modello. Ci sono poi lezioni sull’importanza del corso nella carriera politica.
E poi gli esami che, da come li presenta Report, non sembrano complessi.

Alla fine la convenzione è ancora aperta, Bandecchi stesso spiega che la tiene aperta per rispetto a Berlusconi (che aveva in mente di ricreare le Frattocchie in salsa azzurra).

I soldi di Unicusano sono finiti nei finanziamenti alla politica, come quelli dati ad Alternativa popolare, sono finiti nella Ternana, che ha dato Bandecchi molta visibilità.
Bandecchi gestisce anche radio e televisioni di Unicusano: “la televisione e la radio sono i miei punti di forza .. come la pistola sul tavolo... voglio fare paura agli altri” dove gli altri sono magari i ministri che devono dargli le autorizzazioni.


Radio Cusano Campus è nata nel 2014, ha programmi su politica ed economia: ma questo non soddisfa Bandecchi, di fronte ai suoi lavoratori si è sfogato, licenziandoli tutti. Per riassumerli tutti la mattina, ma firmando una conciliazione sindacale con l’UGL
Alla fine con la conciliazione i lavoratori hanno rinunciato al pregresso, per aver lavorato con contratti che non erano consoni, perdendo anche dei diritti.
Nelle clausole del contratto c’era anche l’obbedienza: ogni giorno i lavoratori devono vivere nel timore di perdere il lavoro, se non si impegnano, se non si vestono in modo dignitoso.
C’era la crisi e dunque nessun giorno di ferie…
L’università è proprietaria anche della Ternana, Bandecchi è presidente della squadra: dopo la contestazione della curva per la sconfitta col Cittadella, c’è stato l’episodio degli sputi, la conferenza con le accuse ai giornalisti e ai tifosi, “svegliatevi che a me dove vado vado mi stendono tappeti rossi..”

Nel 2017 la famiglia Longarini, proprietaria della squadra, era in difficoltà finanziarie e rischiava di non poter iscriverla al campionato. In suo soccorso arriva l’università telematica Cusano che ha molto investito sul calcio: il costo degli stipendi è di 11 ml di euro l’anno.
Ancora una volta arriva in soccorso il consulente Bellavia: “dal 2017 al 2020 la Ternana calcio ha perso 58 ml di euro, mica bruscolini, l’università coi soldi recuperati dagli studenti gli ha dato 1 ml di euro”. In generale in questi anni l’università ha messo 29ml di euro nella squadra di calcio: l’università dovrebbe fare ricerca, deve applicare la ricerca all’economia del paese, non vedo che tipo di investimenti si possano fare nel finanziare una società di calcio – conclude Bellavia.
Eppure i finanziamenti continueranno, spiega Bandecchi stesso e quest’anno i soldi saranno ancora di più: soldi dell’università, ed è questo quello che viene contestato dall’inchiesta della Procura. Una supercazzola il commento del neo sindaco.

La supercazzola è una inchiesta per evasione fiscale, perché le spese di Unicusano non rientrerebbe nelle finalità di un ateneo: ovvero l’acquisto della squadra di calcio, il seguire le partite di calcio in trasferta (coi soldi dell’università).

Non ha rubato soldi, ma secondo l’accusa della Guardia di Finanza con quei soldi non ha pagato le tasse dovute.

Sorvolando sulle condizioni di lavoro, sulla sua concezione dei media, oggi Bandecchi ha annunciato di volersi candidare in Parlamento: è questo il politico di cui abbiamo bisogno?

La sede di Unicusano è a Roma: qui il presidente prende uno stipendio da 4 ml, studiano 5000 studenti, dentro le aule, gli spazi sembrano enormi, ideati per pensare in grande.

D’altronde Bandecchi per tramite Unicusano ha comprato una Rolls Royce per spostarsi, oltre che una Ferrari elettrica.
Ma che ci fa l’università di una macchina che fa i 340km/ora come la Ferrari elettrica? “Ci va in giro qualcuno, il presidente, il vice presidente oppure è a disposizione degli studenti che studiano automotive.. la vera domanda è, la posso comprare o non la posso comprare?”
Il problema è quelle auto non le ha comprare il cittadino Bandecchi, ma l’università Cusano che come tutte le università è esente dalle imposte sui redditi.
Le rette universitarie lo stato le ha detassate – racconta a Bertazzoni lo stesso neo sindaco – per permettere al contribuente di spendere il meno possibile, ma è colpa nostra?
La procura ha effettuato il sequestro con l’ipotesi di evasione fiscale perché – spiega Bertazzoni “sostiene che Unicosano agisca come holding in partecipazione diverse da quelle universitarie, quindi avete attività prettamente commerciali ..”
“La Guardia di Finanza deve anche imparare a leggere e scrivere, non si deve venire a laureare all’università Cusano, se ci considera pessimi, quasi 4000 di loro si sono laureati da noi, e si vede…” la risposta di Bandecchi che ha chiuso la convenzione con la Finanza.

È giusto che l’università non paghi le imposte perché ha una funzione sociale, ma – racconta Bellavia – questa non è una università perché dietro ha società, in Russia, in Cina, a Cipro, che si occupano di tutto: dalla radio, al reparto alimentare, dal commercio di animali vivi… Tutte le società del gruppo perdono, continua Bellavia: il presidente ha una visione, ma non è chiara.

Unicusano fa ricerca, come tutti gli atenei dovrebbero fare? Unicusano investe in società del gruppo che si occupano di cosmesi, di centri estetici.
E il viaggio di capodanno a Dubai, con tanto di volo e pernottamento in hotel? Erano un viaggio di affari, perché lì ha una società.
 

Di certo Bandecchi ha gli strumenti e, diciamo pure, il coraggio, per rispondere all’inchiesta della finanza (ma sarà un magistrato a stabilirlo): l’attività delle imprese non sta andando bene, mentre l’università ha numeri in crescendo, arrivando oggi a 45mila studenti attivi.

Come sono formati i suoi studenti? Tutte le lezioni sono registrate e messe online sui sistemi dell’università, i corsi spaziano da giurisprudenza, ad economia a psicologia.
Il corso costa 4000 euro, comprende tutto, ti danno le dispense per studiare, le slide: tutto è pensato per aiutare gli studenti. Siamo maliziosi a pensare che ci si preoccupa più di far passare gli studenti che non a formarli veramente?

L’agenzia di valutazione degli atenei si chiama Ambur: Bertazzoni ha sentito il professor Miccoli che è stato a capo del consiglio direttivo di Ambur, ed ha dato un risultato migliore ad Unicusano rispetto ad altri atenei come il Politecnico di Torino e Milano (su lngegneria della formazione) e oggi sta a capo di una associazione che comprende gli atenei telematici.
La parola magica per prendersi la seconda laurea è “carenze formative”, che si colmano – come ha mostrato il servizio di Report col servizio di Marzia Amico - con un test a crocette, che si fanno da casa, ripetendo il test quante volte si vuole. Parola del tutor..

Qui siamo oltre al voler aiutare lo studente. Non è per questo che sono nate le università telematiche, che non sono solo attività commerciali, hanno il privilegio di poter dare titoli riconosciuti.

Il 10% degli studenti, 180000 in totale, si formano in atenei telematici: è importante che la formazione di questi studenti sia controllata e garantita, senza scorciatoie, senza nessun aiutino, per una questione di merito.

Pecunia olet di Cataldo Ciccolella e Giulio Valesini con la collaborazione di Edoardo Garibaldi e Alessia Pelagaggi

Un consulente finanziario esperto in offshore ha raccontato a Report di come un politico vicino a Putin (Sidorov) abbia ottenuto un visto in 20 giorni (nel pieno del contesto della guerra in Ucraina), investendo poi soldi in Italia. I soldi sono arrivati da Cipro, il cittadino russo ha usato una legge del governo Renzi che ha cercato di attirare i paperoni stranieri coi loro soldi, in cambio di visti facili.

Questa legge è stata poi allargata da Conte, che ha tolto il vincolo della residenza.

Sidorov è figlio di un politico del partito di Putin, con cui la Lega aveva stipulato un accordo politico: ha garantito di voler investire in una società italiana Cure Labs, per 250mila euro.

Era un investimento nella startup oppure voleva solo il visto italiano: il ministero dello sviluppo economico ha approvato il dossier, nonostante le stranezze dell’operazione – racconta la fonte anonima di Report.

Il servizio racconta di società offshore, di soldi dall’estero che non hanno creato problemi al Mise, del fatto che la banca cipriota non avrebbe fatto alcun controllo su attività di riciclaggio.

Del fatto che la banca cipriota sia stata sanzionata per riciclaggio.

Di un comitato del Mise, presieduto da un dirigente del Mise (oggi Made in Italy, allora ministro era Giorgetti), che ha approvato il dossier su questo investimento.

Alla fine ci preoccupavano della rete dei putiniani nella televisione, nei giornali, e invece scopriamo da queste storie che i soldi risolvono tutto, anche se arriva da una banca cipriota, anche se arriva da un figlio di un ex politico della Duma del partito di Russia Unita e a curare l’operazione è stato un altro oligarca russo.
È stato l’advisors della startup pugliese a bloccare tutto, perché questa è quotata in borsa.

Questo articolo è stato pubblicato qui

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