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Report – diciassette anni dopo calciopoli

La puntata di ieri sera è partita dal servizio “Ombre nere” sul 41 bis: il passaggio del servizio in cui si faceva riferimento ad avvocati che assistono tanti boss mafiosi al 41 bis, cosa non vietata dalla legge ma che ha suscitato l’interesse anche della stessa commissione Antimafia.

Le camere penali di Roma ha deciso di querelare Report e Ranucci: i penalisti hanno anche accusato di aver divulgato documenti secretati, ma, ha risposto Ranucci stesso, non era in alcun modo secretato. Ed era la commissione parlamentare antimafia ad aver ritenuto poco normale avere tanti assistiti al 41 bis: sono informazioni che non dovrebbero essere ritenute calunniose e non è nemmeno vero che Report non ha a cuore la situazione nelle carceri.
Report si batterà anche contro i vincoli sull’uso delle intercettazioni che stanno a cuore alle Camere Penali, che però non si stanno ancora battendo contro le querele temerarie.

C’ERA UNA VOLTA CALCIOPOLI di Daniele Autieri

Il cattivo del calcio, fino al 2006, era Luciano Moggi, l’anima nera del calcio italiano, l’uomo dalle mille relazioni, dalla politica ai servizi.

Moggi ha mandato una chiavetta a Report, chiavetta che girava da anni: da qui è partita Report per fare nuove indagini sull’inchiesta di Calciopoli, che hanno svelato il lato oscuro dell’inchiesta.
Moggi aveva messo in piedi un vero sistema di potere assieme a Giraudo: predisponevano le griglie arbitrali per favorire la Juventus. Ma dopo 17 anni è emerso che nessuna partita che era stata considerata era stata poi condizionata, la giustizia sportiva ha radiato Moggi mentre quella penale è finita in nulla.
Ma Calciopoli ha portato ad un calcio più pulito, oppure è stato solo un passaggio tra prima e seconda repubblica del calcio.

Il 5 maggio 2002 l’Inter perde lo scudetto a Roma: da questa sconfitta e da una cena poi avvenuta a Milano partirebbe l’inchiesta calciopoli – come racconta oggi Paolo Bergamo a Report.
Cena in cui l’ex disegnatore venne invitato da Moratti, quest’ultimo si lamenta degli arbitraggi contro l’Inter. Moratti si sarebbe poi rivolto a Tavaroli e alla Polis Distinto: serviva una operazione di intelligence sulle rivelazioni di un arbitro, Nucini, poi ripetute al processo contro Moggi.

Tavaroli da poi una informativa ai carabinieri di Roma, che poi arriva sulla scrivania della pm Boccassini: la denuncia cade nel vuoto ma l’attività di Tavaroli non si ferma, continuando a scavare nella vita di Bergamo e di altri arbitri. L’inter dovette poi risarcire questi arbitri per quelle indagini illegali.
Ad alimentare però l’inchiesta dei pm di Napoli, da cui partì Calciopoli sarebbe nata da un astio calcistico – racconta Report: la squadra era finita in serie B e i tifosi davano la colpa a Carraro.
In tanti vogliono scardinare il sistema Moggi: i pm di Napoli, l’Inter e la Roma di Sensi.
A maggio al governo arriva il centro sinistra, al Coni arriva Guido Rossi al posto di Carraro (futuro presidente di Telecom, della gestione Tronchetti Provera), che voleva escludere dalla nazionale il blocco Juventus.
Secondo Bergamo a far cadere Moggi ci fu un accordo industriale tra Montezemolo e Grande Stevens, Gabetti, Elkann: stava finendo la prima repubblica del calcio, come racconta in una telefonata l’ex deputato Latorre a Bergamo.
Moggi sarebbe stato fatto fuori dal fuoco amico degli Agnelli?
Il club accettò la retrocessione in serie B, per timore dell’esclusione dal calcio internazionale come aveva ventilato Blatter.
L’avvocato degli Agnelli, Galasso, chiamò Bergamo e gli raccontò che quello che era successo, contro Moggi e Giraudo, due personaggi ingombranti, era avvenuto sopra le loro teste.

Dopo il commissariamento di Rossi, cambiano i vertici del calcio: arriva il giovane presidente Cellino a capo della Lega calcio, a cercare di sistemare i dossier scomodi delle squadre di calcio.
Un bel falò e tutti era sistemato, ammette ridendo oggi il presidente del Brescia.


La vittoria ai campionati del 2006 fece dimenticare tutto lo scandalo.

C’è poi il dossier Palazzi, contro l’Inter di Moratti: su questo dossier non fu fatto alcun accertamento, nemmeno sullo scudetto vinto dalla squadra milanese.

Nel mondo del calcio di Moggi non c’erano né santi né eroi: è l’epoca dei presidenti Berlusconi, Lotito, Sensi, Moratti e del banchiere Geronzi con una mano sul calcio.
Un mondo in cui calcio e politica si intrecciano: lo racconta Massimo Cellino parlando della candidatura alla regione Sardegna proposta da Berlusconi.
Nella casa di Berlusconi, col ministro Pisanu, Cellino parlò degli arbitri: il ministro disse “chiamo Moggi che è meglio” per favorire Cellino.
Questo era il potere di Moggi: aveva dato schede telefoniche svizzere per parlare con gli arbitri senza avere problemi di intercettazioni.
I dati di queste sim, le prove del sistema Moggi, vennero sequestrati in modo illegittimo, senza rogatoria: queste furono poi le prove – racconta Report – della condanna di Moggi.

Ma quante partite sono state alterate? Alla fine, leggendo le carte dell’inchiesta sportiva, le partite condizionate sono poche, come gli arbitri condannati.
Le indagini della procura sportiva furono bruciate dall’uscita delle intercettazioni poi pubblicate dall’Espresso in un libro: le notizie uscirono dal nucleo dei carabinieri e impedirono potenziali indagini su altri club, racconta oggi Lepore.
Le pressioni arrivano da tutte le squadre racconta oggi Paolo Bergamo: c’erano le telefonate di Carraro che temeva errori a favore della Juve, senno scoppia un casino.
Sono pressioni per cui alla fine Bergamo chiamò poi l’arbitro di Inter Juventus, Rodomonti: “se hai un dubbio pensa a chi sta indietro..”.

Anche il Milan brigava per avere arbitraggi amici: l’uomo dei rapporti con la classe arbitrale era l’ex dirigente Meani, anche lui rinviato a giudizio per frode sportiva.
La sua vicenda finì in prescrizione: Meani fece da tramite tra Galliani e l’ex arbitro Collina, che si incontrarono a cena, per la nomina da designatore di quest’ultimo.
Anche qui calcio e politica si intrecciano: in una intercettazione si sente parlare di un dossier su Paparesta nelle mani di Gianni Letta (per curare gli affari personali dell’arbitro che è anche commercialista), una cosa inopportuna.

Il servizio di Report ha poi raccontato della Fiorentina, della Lazio: altre squadre dovevano essere coinvolte, racconta oggi Lepore, ma poi la soffiata delle indagini finita su l’Espresso fermò tutto.
C’è una intercettazione in cui emerge l’inedita alleanza tra Milan e l’Inter contro la Juve.
Ci sono le telefonate tra l’ex dirigente Facchetti e Bergamo, “mi raccomando facciamo in modo che le vittorie siano 5..”

Ci sono altre telefonate di Carraro sulla Fiorentina, che stava rischiando la B, sulla Lazio (“che aveva subito delle ingiustizie” si difende oggi).

Ma dopo Calciopoli il calcio è cambiato? Al procuratore sportivo Lepore è passata la passione per il calcio, i dubbi sul sistema calcio rimangono. Nonostante la prescrizione che ha spazzato via tutto.

Questo articolo è stato pubblicato qui

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