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Referendum costituzionale: gli errori dell’Anpi

L’Anpi, l’associazione nazionale dei partigiani italiani, ha deciso, in una riunione del direttivo nazionale, di sostenere il "no" al referendum costituzionale che si terrà nel prossimo ottobre.

Tale decisione mi sembra sbagliata sia nel merito sia nella forma adottata per la sua attuazione.

Il presidente nazionale dell’Anci, Carlo Smuraglia, può giustamente essere accusato di aver utilizzato dei metodi chiaramente autoritari. Infatti ha inviato, nel mese di febbraio, una lettera ai responsabili locali dell’associazione, comunicando non solo che l’Anpi aveva deciso di schierarsi per il "no" alla riforma del Senato, e quindi anche per il no al referendum costituzionale, ma anche che gli associati, i quali, bontà sua, avrebbero avuto sì il diritto di pensarla diversamente e di non impegnarsi in una battaglia in cui non credevano, non avrebbero potuto compiere atti contrari alla decisione assunta.

Quindi gli aderenti all’Anpi non avrebbero dovuto impegnarsi nei comitati per il sì, né pronunciarsi pubblicamente per il sì.

Io credo che la scelta dell’Anpi sia sbagliata nel merito. Non ritengo che la riforma del Senato determini quello stravolgimento della Costituzione, quella pesante riduzione dei livelli di democrazia, alla base della decisione dei vertici dell’Anpi.

E molti la pensano come me.

Ma ci possono essere altri che, legittimamente, pur sbagliando, abbiano una posizione opposta alla mia. Ma la scelta dell’Anpi è inaccettabile per i metodi oggettivamente autoritari che i vertici dell’associazione hanno fino ad ora utilizzato per consentire la sua attuazione.

La lettera di Smuraglia è esplicita: di fatto nessun aderente all’Anpi si può impegnare a sostegno del sì al referendum costituzionale. Una posizione antidemocratica ed autoritaria che non avrebbe dovuto caratterizzare un’associazione come l’Anpi.

Del resto molti esponenti locali dell’Anpi hanno manifestato il loro dissenso sia nei confronti del contenuto della decisione sia nei confronti dei metodi autoritari utilizzati.

Io spero che i vertici dell’Anpi mutino le loro posizioni.

Quanto meno dovrebbero lasciare liberi i soci, che intendono impegnarsi pubblicamente per il sì al referendum costituzionale, di farlo.

Non sembra essere questa, per la verità, la strada che intendono seguire.

Infatti sono stati deferiti ai probiviri i presidenti provinciali di Bolzano, Trento e Ravenna, che si erano dichiarati contrati alle decisioni dei vertici dell’Anpi.

Questo articolo è stato pubblicato qui

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