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"Quindici uomini sulla cassa del morto". L’Italia sospesa tra epilogo e resurrezione

Molti ricorderanno la famosa canzone dello sceneggiato televisivo "L'isola del tesoro", tratto dal romanzo di Stevenson e mandato in onda dalla RAI quando chi scrive aveva ancora i pantaloncini corti. Le successive edizioni non hanno mai eguagliato l'atmosfera di quella prima interpretazione in bianco e nero in cui i pirati, capeggiati da Long John Silver, il cuoco dalla gamba di legno, vanno alla ricerca del fantomatico tesoro.

Se viene permessa una forzata e, forse, triste analogia, l'Italia d'oggi rischia di rappresentare il tesoro sul quale la banda dei pirati si dà un gran da fare per cavarne, chi direttamente, altri indirettamente, ogni possibile beneficio personale, di movimento, d'azienda, di casta. A sconfortare è l'incapacità dei partiti e movimenti di ritrovare il bandolo della matassa di una auspicabile quanto possibile resurrezione di un Paese in fin dei conti abbastanza ricco da potersi permettere di far campare dignitosamente i propri cittadini se solo facesse della giustizia sociale la propria priorità. Invece, a ogni rilevazione dei dati si assiste al progressivo peggioramento della situazione: disoccupazione in aumento, record di aziende che chiudono battenti, malaffare e tangenti a livelli stratosferici, territori sempre più deturpati e malsani, le due colonne portanti dell'agro-zootecnia (industria connessa) e dei beni culturali sempre più attaccate dalla corrosione dovuta all'insipienza.

Ma chi sono i "Quindici uomini" che si affollano intorno alla "cassa del morto" bardata del tricolore? Eccoli... anzi no. Qualcuno dei citati si potrebbe ritenere offeso dall'essere incluso nella "banda dei pirati", ma tant'è. E poi, al numero quindici si dovrebbe aggiungere qualche zero. Il pensiero corrente, quello che accomuna la maggior parte dei cittadini, in particolare quelli (la maggioranza) che disertano le urne, sommati a coloro che invalidano il proprio voto, tende a mettere tutti nel medesimo calderone, senza fare troppi distinguo.

I restanti votanti hanno contribuito ad esprimere, alle europee, un verdetto senza possibilità d'appello, nonostante qualcuno abbia tentato di rigirare la frittata, arrivando a violentare l'intelligenza della gente. Altrettanto è avvenuto alle amministrative dove, volendosi limitare ai Comuni con più di quindicimila abitanti, il centrosinistra se ne aggiudica 167, prima erano 128, il centrodestra crolla a 43, dai precedenti 88, ne vanno 3 al M5S e 30, contro i precedenti 27, a liste civiche non meglio identificabili. I numeri non sono un'opinione e stanno lì ad indicare un preciso stato delle cose, ma i telegiornali e gli altri programmi d'approfondimento, tutti compresi, hanno riempito i propri spazi col caso Livorno, come se si fosse votato soltanto lì.

Che Livorno sia un simbolo per la sinistra, non ci piove, ma farne ora il simbolo della presunta "sconfitta" della sinistra sembra francamente fuori luogo, cifre di cui sopra alla mano. Un dato non riportato da alcun commentatore televisivo (almeno tra quelli uditi) è che il M5S dimostra di poter accumulare consensi solo con l'appoggio delle destre, da quelle moderate sino ai movimenti neofascisti. Non a caso Grillo ha fatto appello a Casa Pound. Che sia l'effetto Farage? Ma no, è già successo a Parma. Il dato è consolidato: il M5S vince solo quando fa convergere su di sé il voto delle destre unite, salvo poi sbeffeggiare i suoi stessi "eroi" sindaci sul proprio sito quando costoro, scontratisi con la concretezza del governare, mettono in discussione il "verbo" del loro disfattista Duce condottiero. Il caso Pizzarotti fa scuola in materia. Nella trasmissione "L'aria che tira" il M5S è stato definito "Movimento a franchising". Mai definizione fu più azzeccata. Altro che opposizione!

Neppure a sinistra del PD si vivono giorni sereni, nonostante vi sia di che rallegrarsi per aver messo a segno un buon dato atteso da tempo. La Spinelli che dichiara di rinunciare al seggio nel Parlamento europeo, poi ritratta, poi no, poi sì, poi no, la dice lunga sul cammino ancora da fare per dare rappresentanza seria e non equivoca a quest'area.

I "Quindici uomini", appartenenti a maggioranza e opposizione unite, si accalcano intorno alla cassa del morto cercando, ognuno per la sua parte, di raccogliere il più possibile del tesoro di questo Paese. Non è quello che la gente si aspetta. La maggioranza relativa degli elettori ha premiato quelli del "Fare", nella speranza di vederne qualche risultato concreto. I medesimi elettori hanno punito in misura pesantissima chi gioca solo allo sfascio. E, dunque, gli "sfascisti meno s" del M5S sono avvisati. Come sono avvisati coloro che, a sinistra del PD, non riescono a trovare il modo di unire quella parte di elettorato orfano di programmi economico-sociali capaci di dare un'alternativa concreta e non parolaia alla situazione tragica in cui si dibatte la società in cui viviamo, vittima, da un lato, del grande capitale finanziario e industriale, dall'altro di una opposizione parassitaria che campa solo sulle "magagne" degli altri, senza le quali sarebbe destinata a implodere, essendone dipendente.

Ai "Quindici uomini sulla cassa del morto", chiunque essi siano, sarà ancora concesso di continuare a depredare il Paese? Qualcosa, per fortuna, sembra cambiare. Chissà, forse potremo fantasticare su una resurrezione. Speriamo in bene, consci che la speranza non marcia da sola, ma va aiutata.

 

Photo: Wikimedia

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