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Quattro esecuzioni in Myanmar, ora rischiano altri cento

Quando, ieri mattina, l’organo di stampa ufficiale di Myanmar, Global New Light, ha dato la notizia delle prime esecuzioni dopo oltre 30 anni, ben quattro, il mondo si è indignato per l’ennesimo limite superato, in un anno e mezzo, dalla giunta militare al potere nello stato del sudest asiatico.

Phyo Zeya Thaw, già esponente della Lega nazionale per la democrazia di Aung San Suu Kyi (a sua volta più volte processata), e il noto attivista per la democrazia Kyaw Min Yu, conosciuto anche come Ko Jimmy, erano stati condannati a morte da un tribunale militare a gennaio, per reati riguardanti esplosivi, attentati e finanziamento del terrorismo ai sensi della legge antiterrorismo, accuse che Amnesty International aveva sempre ritenuto politicamente motivate.

Gli altri due uomini, Hla Myo Aung e Aung Thura Zaw, erano stati condannati per il presunto omicidio di una donna ritenuta informatrice delle forze armate a Yangon.

I procedimenti, di fronte a tribunali sotto il controllo militare, si sono tenuti in segreto e sono stati profondamente iniqui.

Ora a rischiare sono altri 100 condannati a morte: tutti al termine di processi farsa e sommari.

L’ultima esecuzione nota era avvenuta nel 1988, sempre sotto una giunta militare.

 

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