• AgoraVox su Twitter
  • RSS
  • Agoravox Mobile

 Home page > Attualità > Cultura > Quando al cinema si fumava... un racconto di Rino della Corte

Quando al cinema si fumava... un racconto di Rino della Corte

Ho incontrato Rino Della Corte una sera di qualche tempo fa. 

Ero appena uscita da teatro, dove avevo assistito al monologo comico di un attore che non mi aveva entusiasmato molto. Ho raggiunto alcuni amici in un bar e con loro c'era anche Rino. Non sapevo chi fosse, che lavoro facesse, che straordinaria storia professionale e umana avesse alle spalle.

A colpirmi il suo eloquio brillante che mi ha fatto esclamare con estrema ingenuità: "Ma lo sai che sei più divertente del monolgo comico che ho appena visto in teatro?". Quando gli ho chiesto "Che lavoro fai?" mi ha risposto sorridendo "Il panettiere".

Le sue mani in realtà hanno impastato una materia intangibile, il cibo per la mente; ha affondato e continua ad affondare le dita nella "pasta" della cultura. Rino Della Corte è regista, sceneggiatore, autore di teatro; ha collaborato, stando alla sua biografia, a più di 700 produzioni audiovisive (film, documentari, trasmissioni televisive, ecc.); ha realizzato più di 350 opere firmandole da regista, ha ideato una ventina di format televisivi, ha diretto 15 fra manifestazioni sportive e culturali nazionali ed internazionali; i suoi audiovisivi sono andati in onda su emittenti televisive locali, regionali, nazionali, europee, extra europee, ha scritto e scrive per il teatro, dirige eventi multimediali.

La curiosità di leggere qualcosa scritto da lui è stata soddisfatta il giorno dopo quando nella mia casella di posta elettronica ho trovato una mail con il link ad un suo testo teatrale, "Quando al cinema si fumava", link che vi invito a cliccare per leggere così interamente il testo.

Siamo negli anni '70, in uno di quei cinema di provincia con le sedie e la porta di legno, dove il tempo sembrava immobile, dove elementi umani e non rappresentavano piccole certezze, appuntamenti fissi delle tue giornate: la bigliettaia zitella, la porta che cigolava, l'uomo delle bibite, le prostitute nel bagno, il piccolo uomo di mezza età che ti prestava le sigarette e il fumo delle sigarette stesse che rendeva l'aria rarefatta e lo schermo quasi indistinguibile.

Il cinema era un microcosmo dentro un macrocosmo che diventava sempre più distante dalla realtà racchiusa invece in quella sala fumosa. Il testo di Rino Della Corte vuole essere uno spaccato di umanità, una finestra su un periodo storico e sociale che oggi ci appare lontanissimo nonostante siano trascorsi solo 40 anni. Della Corte focalizza l'attenzione anche sulle dinamiche famigliari (il padre che entra in sala e teme di esser visto dal figlio e viceversa) e su come sia cambiata l'offerta cinematografica intesa non solo come tipologia ma anche come orario di ingresso e possibilità con un solo biglietto di vedere il film più di una volta. E' perfino sparito l'intervallo. 

Ma c'è una frase che più delle altre racchiude il senso del testo: "La sala era un acquario di varia umanità. La sala per molti di noi era la vita". E' questa definizione che mi ha fatto pensare al luogo cinema come realtà parallela, dove ritrovarsi con gli altri e con se stessi. 
Oggi non è più così, le cose sembrano essersi diluite nel tempo, spente gradualmente. Come quando finisce una sigaretta. 

Questo articolo è stato pubblicato qui

Commenti all'articolo

Lasciare un commento

Per commentare registrati al sito in alto a destra di questa pagina

Se non sei registrato puoi farlo qui


Sostieni la Fondazione AgoraVox







Palmares