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Proteste degli agricoltori in India, la polizia spara e uccide

Che tra i partecipanti alla “Dilli Chao”, la protesta organizzata da oltre 200 sindacati degli agricoltori indiani, ci sarebbe stato prima o poi un morto, era purtroppo facilmente prevedibile.

Il 21 febbraio al confine tra gli stati del Punjab e di Haryana, il 22enne Shubh Karan Singh è stato raggiunto da un proiettile alla testa.

La marcia “Dilli Chao”, partita il 13 febbraio dagli stati del Punjab, di Haryana e dell’Uttar Pradesh e diretta alla capitale Nuova Delhi, rivendica tra le altre cose la garanzia di un prezzo minimo per tutte le tipologie di raccolti. Il governo lo aveva promesso nel 2021 (nella foto, una delle proteste dell’epoca).

Le autorità indiane hanno applicato l’articolo 144 del codice di procedura penale, che proibisce raduni di oltre quattro persone, a tre ingressi nella capitale e in 15 distretti dello stato di Haryana. L’accesso a Nuova Delhi è ulteriormente impedito da blocchi di cemento e filo spinato e da un’ingente presenza di forze di sicurezza.

Il peggio si era già temuto già il primo giorno della protesta, quando la polizia dello stato di Haryana aveva affrontato i manifestanti sparando proiettili di gomma, lanciando almeno 4500 candelotti di gas lacrimogeni in sei ore e usando i droni per disperdere la folla.

 

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