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Presunte possessioni, rimedi religiosi e conseguenze concrete (negative)

Suggestione e fanatismo religioso possono far percepire problemi psicopatologici come fossero possessioni demoniache. Abbiamo intervistato in proposito lo psicologo Armando De Vincentiis sul numero 2/2024 di Nessun Dogma.

 

Recenti tristi fatti di cronaca come quello di Altavilla Milicia (Palermo) hanno riportato alla ribalta il fenomeno degli esorcismi, ossia di quelle pratiche che, in diversi contesti religiosi, sono considerate valide per scacciare presunte presenze demoniache o maligne da persone, luoghi e animali.

Abbiamo pensato che sarebbe stato utile parlarne con una delle persone che più in Italia si sono occupate dell’argomento da un punto di vista scientifico e razionale, Armando De Vincentiis, psicologo clinico e psicoterapeuta, consulente scientifico e socio emerito del Cicap, esperto di fenomenologia dei comportamenti religiosi, stati di coscienza e paranormale religioso.

Iniziamo con una definizione di esorcismo. C’è qualcosa da dire al riguardo?

Premesso che sono una persona esterna alla chiesa cattolica e che quello che dico in merito è solo frutto di quanto ho saputo conversando e avendo a che fare con diversi sacerdoti ed esorcisti, una cosa importante da aggiungere a quanto avete detto nell’introduzione è che esiste una differenza, anche se il confine è abbastanza vago, tra preghiera di liberazione ed esorcismo vero e proprio.

La prima non è un vero e proprio rituale, mentre il secondo, per il quale si deve necessariamente avere il consenso e l’autorizzazione del vescovo, sì. Il rituale dell’esorcismo prevede abiti, formule da recitare, oggetti specifici (vedendo la cosa da fuori, possiamo osservare che il contesto, come è dimostrato in ambito medico, aumenta l’effetto placebo perché la suggestione è maggiore).

Da quanto sono venuto a sapere, è capitato in diverse occasioni che il presunto posseduto si sia presentato alle preghiere di liberazione ogni giorno, oppure ogni due giorni, una volta a settimana, come quando si va da un terapeuta per delle terapie: un appuntamento fisso con la speranza che queste preghiere di liberazione facciano sì che l’entità maligna e malvagia cominci a indebolirsi volontariamente e venga, in qualche modo, “trascinata via”.

Sono trattamenti su base volontaria?

Come avviene in psicoterapia, ci sono casi in cui la persona si sottopone volontariamente al trattamento perché ne sente la necessità, sente che c’è dentro di sé qualcosa che non va e che dovrebbe essere eliminato, e altri in cui invece la persona è, se non costretta, quantomeno convinta dai familiari a cui si trova legata. Ci sono stati dei casi in cui bambini e adolescenti non avevano nessuna intenzione di sottoporsi a preghiere di liberazione o esorcismi e sono stati materialmente costretti, in situazioni quasi di violenza e aggressione.

Ci sono, invece, definizioni scientifiche di esorcismo da parte della comunità scientifica?

Nell’ambito dell’antropologia, sì. L’esorcismo in quel campo è conosciuto come quel rituale orientato a eliminare i demoni e lo spirito maligno, con definizioni differenti in base alle diverse culture oggetto di studio, tra cui molte non riferibili alla chiesa cattolica (diverse forme di sciamanesimo lo prevedono, seppur magari con altri nomi).

Affrontando la questione dal punto di vista di altre discipline, invece, possiamo affermare che la possessione è una fenomenologia che non esiste: si tratta semplicemente di casi oggetto di interesse per psichiatria e psicopatologia: disturbi mentali, fenomeni legati alla dissociazione e alla depersonalizzazione e, se vogliamo arrivare alla psicosi, a processi di identificazione legati al demonio, a satana, eccetera. Ecco, in questo senso la disciplina medica si occupa anche di esorcismi.

Leggiamo però che la Chiesa prevede che, prima di iniziare pratiche di esorcismo, vengano consultati degli psichiatri per escludere patologie mentali.

In diverse occasioni capita che lo psichiatra stesso escluda le patologie mentali e dia il proprio assenso alla pratica di esorcismo. Questo perché, ad esempio, è cattolico e credente: si trova quindi all’interno di un contesto culturale in cui lui stesso contempla questa possibilità e cade nella trappola suggestiva.

Intendi dire che esistono psichiatri che avallano ufficialmente l’esistenza della possessione demoniaca?

Be’, anni fa ebbi un vivace scambio di opinioni, in una trasmissione su Sky Tg24, con Valter Cascioli, psichiatra e portavoce dell’associazione esorcisti [go.uaar.it/hgsic8p]. Cercavo di spiegare che nei presunti casi di possessione demoniaca non c’era mai nulla che non potesse essere spiegato senza dover ricorrere a elementi fuori dall’ambito delle scienze naturali. Lui insisteva nel dire che la scienza non spiega tutto, ma a parer mio lo diceva da credente, non da scienziato.

Quali sono secondo te le cause reali delle presunte possessioni demoniache?

Da un punto di vista antropologico e culturale, anche in assenza di patologie mentali, possono esistere delle dinamiche che fanno sembrare come causate da possessione demoniaca il vedere cose strane. Mi spiego: se sono una persona che crede nei miracoli, nella madonna che lacrima e in cose del genere, nessuno mi impedisce di credere anche che sia il demonio a essere presente nella mia vita e a influenzare di conseguenza alcuni miei atteggiamenti o causare problemi legati un po’ alla depressione, a una demotivazione, al lavoro, a un conflitto relazionale, e così via.

Non si tratterebbe di una malattia mentale conclamata, ad esempio una psicosi o una schizofrenia; ma per una dinamica di suggestione e di patologia relazionale, familiare, culturale, in cui tutti sono convinti che una persona è posseduta dal demonio, quando in realtà non lo è (ovviamente: come potrebbe?), si avrebbe quella che potremmo chiamare una estremizzazione di carattere culturale.

Aggiungo anche il fatto che preghiere di liberazione e riti di esorcismo finiscono col confermare al soggetto coinvolto la convinzione che il demonio esista e che sia necessario scacciarlo dal proprio corpo, in un vero e proprio radicamento del fenomeno. Si può dire che l’esorcismo stesso “crei” la possessione.

E nel caso di conflitti relazionali?

In ambito psicologico, capita di avere situazioni in cui, ad esempio, mamma e papà sono in una situazione conflittuale e di conseguenza il bambino esprime un problema patologico che è la conseguenza della dinamica familiare. È lui che viene portato come paziente e si dice «ecco, questo è il paziente». È quello che viene chiamato “paziente designato”, scelto inconsciamente dal resto della famiglia per rendere visibili i problemi relazionali. In realtà è soltanto il portatore di un conflitto che è di tipo relazionale: a essere malato è tutto il contesto.

La stessa cosa avviene all’interno di una dinamica di cosiddetta possessione demoniaca. La suggestione e l’estremismo religioso portano a vedere il diavolo ovunque: lo vede la mamma, lo vede il papà e di conseguenza lo percepisce, lo vede, anche il ragazzino. Quest’ultimo però reagisce attraverso azioni più eclatanti: ad esempio decide di non andare più a scuola, comincia ad avere paura degli oggetti sacri perché completamente suggestionato da questa dinamica. Per questo è lui a essere il “paziente designato”: lo si porta dell’esorcista e si dice «ecco, lui è posseduto».

Non si riscontra una patologia mentale del bambino perché è una patologia sistemica legata all’intero contesto, espressione di una patologia culturale in cui la famiglia è, come dire, suggestionata da una credenza che fa parte della sua nicchia di appartenenza. Mamma, papà, amici della parrocchia, il gruppo nel quale loro vivono, sono tutti credenti e di conseguenza c’è, diciamo, una disfunzionalità comportamentale legata a questa credenza estrema.

Questo tipo di esempi ci fanno venire in mente casi, nemmeno tanto ipotetici, di persone trattenute contro la loro volontà per ore o giorni al fine di portare a termine riti di esorcismo. Ti risulta?

Sì, ma se c’è l’avallo della famiglia all’interno di un contesto in cui quella cosa risulta necessaria, essa potrebbe essere paragonata a una sorta di trattamento sanitario giustificato dalla situazione. Non si tratterebbe di sequestro di persona, per capirci. Ti sto tenendo fermo perché ti sto salvando la vita, ti sto salvando l’anima. In caso di denuncia un bravo avvocato lo farebbe passare come libertà di culto e di religione.

Che cosa dobbiamo pensare della pretesa degli esorcisti cattolici di poter distinguere tra i veri e i falsi casi di possessione demoniaca?

Nel tentativo di apparire intellettualmente corretti, gli esorcisti dicono che il 98 o 99 percento dei casi loro sottoposti sono di tipo psichiatrico o non problematici, mentre soltanto una piccola percentuale sarebbe di “vera” possessione. Il problema è che non esistono criteri scientificamente accettabili di discriminazione tra gli uni e gli altri, perché tutte le valutazioni vengono fatte in contesti in cui la suggestione (anche da parte di chi dovrebbe “operare”) è possibile.

La statistica è di conseguenza completamente sballata, perché la distinzione è puramente fittizia, basata su criteri male interpretati e sbagliati, come l’avversione al sacro o il parlare lingue sconosciute (cosa che in realtà non accade o che potrebbe essere ascritta alla cripto-amnesia, fenomeno che porta al non ricordare come si è venuti a conoscenza, in epoca remota, di determinate cose).

E che dire dell’aumento del fenomeno?

Non so se vi sia veramente un aumento dei casi di presunte possessioni demoniache e di attivazione del rito dell’esorcismo. Se c’è, una possibile spiegazione potrebbe avere a che fare con il fatto che gli esorcismi da fenomeno di nicchia sono diventati parte dell’immaginario collettivo dopo l’uscita, ormai più di cinquant’anni fa, del film L’esorcista.

Sempre in collegamento al mondo mediatico, vi è da dire che titoli in cui si parla di demonio, possessioni ed esorcismi sono molto “accattivanti” se quello che si cerca è l’attenzione dei lettori, ed è per questo che la percezione è che il fenomeno sia in crescita. Un altro contributo potrebbe averlo il fatto che il concetto di “presenza demoniaca” sembra aumentare in maniera inversamente proporzionale rispetto all’avvicinamento alla Chiesa, che sta via via diminuendo: se i fedeli sono sempre meno, è a causa del demonio. Il quale demonio però agirebbe solo sui fedeli stessi: non si registrano casi di possessione demoniaca di persone non credenti…

Intervista ad Armando De Vincentiis a cura di Diego Martin e Loris Tissino

 

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