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Presadiretta: salviamo la sanità pubblica e il ricordo di Gianni Minà

Chissà se il decisore politico si è visto i vari servizi della puntata di Presadiretta dedicata alla sanità pubblica: domanda oziosa, il grido d’allarme di Riccardo Iacona “salviamo la sanità pubblica” non era certo rivolto alla politica che, come si è capito, ragiona in modo molto più lucido e razionale dei cittadini, troppo emotivi per prendere delle decisioni sul loro futuro.

Beh, almeno adesso, non possiamo dire che non sapevamo: il futuro di questo paese passa anche dal servizio sanitario pubblico.

Presadiretta ha sentito Gilberto Turati e Barbara Polistena per capire quanti soldi servirebbero per recuperare l’aumento dei prezzi causati dall’inflazione.
Servono nuovi fondi pubblici, almeno 15 miliardi, perché si possono ottimizzare i servizi, per esempio diminuendo il caos nei pronto soccorso ma serve la sanità territoriale.
Per avvicinarci alla spesa sanitaria degli altri paesi europei servirebbero almeno 50 miliardi di euro: se non investiamo nel servizio dovremmo rivedere il concetto di universalità del servizio, meno cure, meno medicinali, meno prestazioni.

In studio era presente Nino Cartabellotta del Gimbe: oggi rispetto alla media Ocse siamo al di sotto, siamo al livello dei paesi dell’est e dei paesi dell’Europa meridionale, per colmare il gap con la media Ocse servirebbero 12-13 miliardi strutturali in più.
Se la sanità è un valore va finanziata: è la più grande conquista sociale, se lo perdiamo rischiamo di arrivare ad un disastro sociale e della stessa democrazia.
Altrimenti se si vuole continuare così, si potrà solo abbassare gli standard, tagliando i servizi: già oggi c’è un gap enorme tra le regioni sui livelli dei servizi e sulle liste di attesa, come se ci fossero due paesi in Italia.

11% di italiani oggi rinunciano alla cura, perché la cura sanitaria è sempre più costosa: questa è la verità, in questo vuoto si inseriscono i privati, come le assicurazioni e il privato.

Come spediamo i soldi per la sanità privata?

Nel 2021 gli italiani hanno speso 37 miliardi per spese sanitarie nel privato, come?


Presadiretta ha seguito il caso di un pensionato nel Lazio: l’operazione per la cataratta è stata fatta in privato, subito, mentre dal pubblico c’erano liste di attesa lunghe, le macchine non funzionavano..
Come sono le liste oggi per l’altro occhio del pensionato? Siccome ci sono anziani che sono peggiorati peggio di lui, il signor Guido deve aspettare, altrimenti se vuole fare l’operazione subito deve andare dal privato, questo gli dicono dall’ospedale.
Lo stesso vale per le riabilitazioni dopo un intervento ortopedico: ci sono solo strutture privato perché il pubblico non da servizio. A questo punto chi può si fa l’assicurazione: come funziona il sistema sanitario nelle cliniche di eccellenza a Roma?
I pazienti, visitati da Presadiretta, sono in larga parte assicurati, non hanno nemmeno provato a sentire il CUP, sono andati direttamente dal privato con l’assicurazione, facendo così magicamente calare le code di attesa del pubblico.
5 miliardi è la spesa sanitaria attraverso le assicurazioni, per la maggior parte fatte dalle aziende per i propri dipendenti: sono soldi spesi per esempio in analisi di risonanza, dove il privato può investire in nuovi macchinari.
Ma anche l’ecografia e la mammografia sono esami fatti dal privato: il costo della singola operazione dipende in larga parte dall’assicurazione, ovvero ci sono prezzi diverse in base all’accordo.
Le assicurazioni crescono nella salute: lo dice serenamente di Unisalute, gruppo Unipol, perché purtroppo il sistema non può coprire tutto.
Fa gola questo sistema al privato che, come racconta la responsabile di Artemisia, è giusto che la diagnosi sia fatta dal privato perché il pubblico deve occuparsi dei soli casi gravi.

Ma questo sistema ha un costo per lo stato: le assicurazioni hanno dietro degli sgravi, in più le polizze fiscali non sono universali, dipende dall’assicurazione accettare il rischio o meno.
Sarebbe un ritorno al passato, quello che auspicano le assicurazioni e i centri privati: lo pensano sia il dottor Ramuzzi che il dottor Geddes, col passaggio alla sanità privata e le assicurazioni si è eroso il sistema sanitario pubblico, che ha il pregio di togliere ai cittadini la preoccupazione di cosa fare quando si è malati. Senza la sanità pubblica perdiamo quello che è di più caro alla nostra democrazia.

Stiamo passando dalla tutela della salute al mercato della salute, se passasse il modello di cui ha parlato il consigliere dell’Ivass: è un modello per cui per il lavoratore non cambia nulla, guadagnano le assicurazioni e la sanità privata, perde il pubblico con le detrazioni.
Dovremmo fare una battaglia per il servizio sanitario nazionale come dovremo fare una battaglia contro l’autonomia differenziata, la nostra Brexit – così la definisce Isaia Sales, economista. L’autonomia sarebbe il colpo di grazia per la sanità delle regioni del sud: ci sono già oggi gravissime disuguaglianze tra sud e nord (lo ha raccontato Presadiretta nei servizi), cosa succederà dopo l’autonomia, con l’Italia del nord che potrà correre di più rispetto alle regioni del sud?

Dobbiamo scendere in piazza noi cittadini, non possiamo delegare ai politici la difesa del sistema sanitario nazionale – questo l’ultimo appello di Cartabellotta.

Questo articolo è stato pubblicato qui

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