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Presadiretta – guerra alle Ong

Indovina chi viene a cena – il pesce
Sabrina Giannini è andata al mercato del pesce di Milano, dove ha incontrato il professor Malandra, che qui ha il ruolo di contro di controllo sul pesce che arriva sulle nostre tavole.
Il 70% del pesce che mangiamo arriva da fuori del Mediterraneo, è pesce di taglie inferiori a quelle che mangiavamo una volta.
Abbiamo depredato i nostri mari e ora stiamo depredando il pesce davanti ai mari africani: il pesce più pregiato viene venduto agli europei, il resto rimane in quei paesi.
 
I grandi bastimenti europei fanno pesca intensiva, prendono il pesce e lo congelano, non viene lavorato nei paesi d'origine: non creano posti di lavoro, in Africa, portano via il pesce e basta.
Grazie agli accordi bilaterali tra questi paesi e cinesi, spagnoli, francesi.
E poi ci sono i pescatori pirata, bracconieri del mare, contro cui combattono associazioni no profit come Sea Sheperd.
 
I caschi blu non arriveranno mai qui per proteggere i paesi africani dai predatori europei, cinesi, russi, che stanno causando col loro operato la scomparsa di intere specie, come il calamaro o il pagello.
 
E dove andranno gli africani quando non avranno più pesce da pescare? Andranno in Europa dove troveranno i sovranisti che dicono che dobbiamo aiutarli a casa loro.
E che in Italia mangiano pesce congelato, trattato con polifosfati per farli pesare di più e più a lungo.
Così il dottor Malandra deve fare i suoi controlli: sui fosfati, sui solfiti (che possono causare allergie, tanto che devono essere dichiarati).
 
I pesci che arrivano a Milano sono piccoli, una volta si sarebbero scartati e ributtati in mare: la sogliola viene pescata solo dopo 20 cm, potrebbe crescere molto di più se fosse lasciata crescere, per la riproduzione.
 
Nei tempi gli esperti del ministero hanno ridotto le dimensioni dei pesci da pescare, in un gioco di scambio tra la politica e i pescatori di tipo intensivi.
E se poi il mare si impoverisce, a chi importa?
 
É stata una inchiesta di Report che aveva denunciato una frode di pescatori calabresi, che pescavano con reti a strascico, vietate dalla legge.
A Bagnara Calabra la situazione qual è oggi? Le reti si usano ancora, come hanno testimoniato le telecamere, appostate nella notte per beccare i pescatori di frodo.
 
Tra pesca illegale e sfruttamento del pescato oggi siamo costretti a mangiare pesce d'allevamento.
Salmoni cresciuti a crocchette, a soia, ad olio di colza: pesci che prendono il colore rosa grazie ad un colorante, naturale, dicono.
 
In questo allevamento delle Faer Oer non usano antibiotici, ma in altri allevamenti?
Gli allevamenti non solo la soluzione: in questi i pesci soffrono di parassiti, che li fanno soffrire e che poi entrano a contatto con il mare aperto.
 
 
A Dakar c'è un allevamento che non usa pesticidi e dove il mangime dato ai pesci è vegetale: in questo allevamento, che potrebbe essere un modello, responsabili della FAO sono venuti solo una volta e poi non si sono fatti più vedere.
 
 
Al vertice a La Valletta, sulla ripartizione dei migranti, il presidente Conte ha cercato di ottenere dai paesi europei un aiuto finora non arrivato: l'Italia potrebbe non essere più sola, forse riformeremo l'accordo di Dublino, ma gli accordi con la Libia rimangono e non ci sarà nessuna rotazione dei porti.
 
Sono arrivate critiche da sinistra e destra, per ragioni opposti, al vertice mancavano sia la Grecia che la Spagna: forse non è una svolta, solo un timido passo in avanti.
La proposta fatta oggi arriverà a Bruxelles il giorno 8 ottobre e vedremo chi aderirà a questa.
 
Le ONG e i loro volontari sono osservatori attenti di questa proposta: in pochi anno sono passati da angeli del mare a taxi, complici dei trafficanti.
 
Così oggi in quel tratto di mare tra Italia e Libia ci sono meno navi, sia quelle delle Ong (perché alcune sono in stato di sequestro), sia quelle della marina.
Operare nel mar Mediterraneo è sempre più difficile: fino al 2016 tutto quel tratto di mare era presidiato dalle navi dell'operazione Mare Nostrum.
 
L'UE ha rimpiazzato Mare Nostrum con Triton, che però era solo una operazione di controllo dei confini, non di salvataggio: così entrano in gioco le Ong, per il soccorso dei naufraghi nel 2017.
 
Ad aprile 2015 è avvenuto il più drammatico naufragio: in una settimana si sono perse più di mille vite, racconta un responsabile di MSF. Nei TG erano chiamati gli “angeli del mare”, volontari che salvano vite umane.
 
Nel 2017 la musica cambia, per tutti i partiti.
Renzi, allora segretario PD "che qualcuno tra le ong non si stia comportando bene, è possibile "
Di Maio: "se si devono fare operazioni di salvataggio in mare le devono fare le navi della marina e non le ong, che in questo caso sono accusate di essere dei veri e propri taxi del mare".
Salvini: "c'è qualcuno che fa volontariato, c'è qualcuno che fa scafismo .. con la complicità dell'Italia e dell'Europa, questo qualcuno deve finire in galera. E' in corso una sostituzione etnica".
 
Gli attacchi avevano come obiettivo fermare l'operazione delle ONG: una guerra, la chiamano i volontari, cominciata nel dicembre 2016, quando il Financial Times pubblica un rapporto che parla di rapporti tra Ong e i trafficanti.
I trafficanti darebbero ai migranti dei numeri telefonici di alcune delle Ong: i sospetti di Frontex rimangono tali e non avranno seguito.
 
Nel febbraio 2017 arrivano i dubbi del procuratore Zuccaro: sospetti di fini non umanitari e di finanziamenti da parte di trafficanti, accuse pesanti ma senza alcuna prova.
Solo sospetti: ma dalla primavera del 2017 le Ong diventano taxi del mare, per giornali e politici di destra.
 
Le navi di fronte alle coste diventano un fattore di attrazione, racconta un giornalista de Il giornale.
Luca Donadel, blogger di 26 anni, in un video accusa le Ong di complicità coi trafficanti, per una logica di business.
 
Francesca Totolo a proposito delle Ong parla di business dell'accoglienza, perché favoriscono la tratta dei migranti. Le torture? Secondo la giornalista di Casa pound non esistono, perché i libici non sono fessi.
“Lasciamoli vivere a casa loro” dice.
 
Come è potuta cambiare l'opinione sulle associazioni non governative?
"Credo che questo passaggio sia il frutto di una campagna di delegittimazione e di criminalizzazione costruita in modo sapiente" - racconta Marco Bertotto di MSF. "Il loro obiettivo era chiaro, togliere di mezzo le Ong, impedire che svolgessero la loro attività nel mare, perché quella attività era intanto una testimonianza. Si era creato un sentimento di supporto, di sostegno all'azione delle Ong, quel sentimento non poteva aiutare quello che era il vero intendimento del governo italiano ed europeo. Cioè bloccare quel flusso a tutti i costi: anche a costo di perdere delle vite umane, anche a costo di respingere quelle persone indietro nei centri di detenzione da cui scappavano".
 
Insomma, si è indagato più sulle ONG che sui trafficanti: senza ONG i decessi si sono ridotti, certo, ma la percentuale dei morti, rispetto a chi parte, è molto più alto.
Continuano gli sbarchi e le morti dunque: esiste l'obbligo di salvare le vite umane, ma a chi interessa ancora?
 
Di certo non a chi spaccia disinformazione sui migranti, come il sito Il primato nazionale.
 
A che punto sono arrivate le indagini?
 
Il reato di favoreggiamento dell'immigrazione clandestina è stato contestato a diverse ONG e prevede una pena per 20 anni: le prime inchieste sono nate dal dossier dell'ex poliziotto Gallo, imbarcato su una nave di una Ong come addetto alla sicurezza.
Dopo aver visto delle irregolarità, decide di scrivere al responsabile della comunicazione dei servizi: secondo alcuni video, i gommoni della ONG restituiscono le navi coi migranti agli scafisti, come se fossero in combutta.
 
Non avendo ricevuto risposte dai servizi, Gallo decide di inviare i video vengono inviati alla polizia, da cui nasce l'inchiesta con l'accusa di favoreggiamento dell'immigrazione clandestina.
Collusioni negate dai volontari della Iuventa: si occupano di salvare persone, non avevano interesse a trattare coi trafficanti, non avrebbe messo a rischio la vita di volontari per trattare con i trafficanti che avrebbero potuto essere armati.
 
Non è loro compito distruggere le barche – questa la difesa: non sono forze di polizia né l'esercito.
Secondo i magistrati, di questa organizzazione faceva parte anche un sacerdote eritreo, colpevole di aver dato il suo numero a migranti e Ong: segnalava i naufragi alle Ong, dopo aver ricevuto le telefonate da parte dei naufraghi.
 
La procura di Trapani ha indagato anche MSF, premio nobel nel 1999: se l'attività di soccorso delle ong favoriscono il business, lo si può dire anche della politica del governo italiano, perché favorisce il traffico illegale, non avendo aperto alcun canale legale.
 
L'ex poliziotto ha contattato anche Salvini e il suo staff: Salvini gli avrebbe chiesto dell'altro materiale, una registrazione in cui venisse fuori che le Ong facevano quel lavoro solo per soldi.
Una distorsione della realtà, dunque, una criminalizzazione del loro lavoro: Salvini (che all'epoca non era ministro ma che usò queste inchieste e i video per la sua campagna elettorale) non ha, ovviamente, accettato l'intervista di Presadiretta.
 
Juan Jill è uno dei volontari di Medici senza Frontiere: le immagini dei salvataggi che sono state mostrate sono carne e sangue, sono momenti di dramma e di felicità.
MSF ha salvato la vita a 15mila persone in mare, nessuna messa in scena, nessuna consegna di migranti, nessun accordo tra trafficanti e Ong.
 
Ma quante persone sono morte e quante continueranno a morire: questa è la cosa che indigna di più persone come Jill, perché non ci sono vie legali, corridoi umanitari per consentire ai migranti di arrivare sicuri qui in Europa.
 
L'inchiesta di Trapan ha segnato un punto di svolta per le organizzazioni che si occupano di soccorso in mare: da lì in poi è stato tutto un susseguirsi di inchieste, indagini, sequestri.
Catania, Trapani, Palermo, Ragusa, Siracusa, Agrigento.
Mentre le procure mettevano sotto accusa le Ong, decine di volontari venuti da mezza Europa rischiano fino a 20 anni di carcere per aver salvato delle vite umane.
 
I ragazzi della Iuventa, della Sea watch, i ragazzi della Open Arms (una squadra di bagnini): persone criminalizzate solo perché vogliono aiutare a salvare vite umane.
Alcune inchieste sono archiviate, altre sono in corso: due volontari sono stati rinviati a giudizio e dovranno difendersi in un processo.
 
Ma la guerra alle Ong le ha colpite anche dal punto di vista economico: dal 2017 hanno perso molte donazioni, soldi che servivano a gestire le crisi dimenticate, non solo per i salvataggi in mare.
Meno soldi, meno possibilità di salvarli a casa loro, è stata attaccata la logica della solidarietà – commenta Marco Bertotto di MSF.
 
Marco Lotta di Vis è uno dei volontari che lavora a progetti di aiuto nei paesi africani: uno di questi si chiama “Stop tratta”, raccontare cioè ai più poveri che non devono fidarsi dei migranti, di non affidarsi ai trafficanti di esseri umani.
Altri progetti riguardano serre dove realizzare agricoltura sostenibile, per aiutare la popolazione locale a rimanere nei loro paesi.
 
Bisogna reinvestire in cooperazione, dove noi italiani investiamo sempre meno, dal 2013: dovevamo investire circa lo 0,40% del PIL in cooperazione, ma siamo allo 0,21%.
Demonizziamo le ONG e nemmeno investiamo nei paesi africani, si smantella il sistema degli Sprar che serviva ad integrare i migranti: sembra un attacco politico contro l'immigrazione.
 
Maria Grazia Giammarinaro – relatrice all'ONU, in una lettera al governo italiano ha criticato i decreti Salvini: queste politiche criminalizzano le operazioni di soccorso nel Mediterraneo, creano un clima contro i migranti, applicano sanzioni contro chi effettua i soccorsi, si equiparano i volontari coi trafficanti.
I profughi non devono entrare in Italia a nessun costo: non si chiama xenofobia questa?
I decreti Salvini vanno abrogati e anche le sanzioni contro i comandanti delle navi.
 
A Pontida Salvini ha trattato la questione dei migranti come una guerra: da una parte le idee della Fallaci e quelle della “viziatella” Carola Rackete, se cancellano i decreti sicurezza, attaccano gli italiani, i colonialisti stanno a sinistra …
 
Raccoglieremo 5 ml di firme per difendere i sacri confini del paese, come han fatto i nostri nonni …
 
Pontida i tifosi di Salvini e i suoi ras parlano di taxi del mare, di Ong colluse coi trafficanti, di un business dell'accoglienza favorito dalle Ong.
Eppure i porti non erano chiusi, i migranti sbarcavano prima e sbarcano adesso e, a detta del ministro Lamorgese, gli accordi con la Libia non verranno rivisti.
 
I migranti? Portano via il lavoro, spacciano, stuprano le donne..
Hanno cellulari che noi non abbiamo, le donne arrivano incinta (perché c'è la sanità)..
I migranti arrivano a frotte ora ..
Le Ong sono dei delinquenti .. è solo un business di quattrini … è dimostrato .. (quale? Da quale inchiesta?)
 
Padre Camillo Ripamonti è un gesuita del centro Astalli, fa parte di una associazione a difesa dei diritti umani: i diritti delle persone salvate nel Mediterraneo.
Assieme ad altre associazioni cattoliche e laiche hanno aderito alla campagna “Io accolgo”, chiedono al nuovo governo di abrogare i decreti sicurezza, perché discriminano i migranti, rendendo difficile la possibilità di accedere alla richiesta di asilo, generano dei migranti precari, potenziali clandestini.
 
L'accoglienza non va strozzata, vanno attuate politiche di integrazione per fare in modo che anche loro contribuiscano al futuro del nostro paese.
Lo stesso pensiero condiviso dal papa di fronte alla comunità di Sant'Egidio: vanno creati ponti, va creato del dialogo coi migranti, con le altre religioni. Dallo scontro non nasce niente, dal sovranismo nascono solo le guerre.
 
La cultura dell'accoglienza si crea sin dalle scuole, dove si fa comprendere la cultura dell'altro: questo fanno i volontari della Astalli.
La guardia costiera libica.
 
Ora il controllo del mare è in mano alla guardia costiera libica: hanno motovedette fornite dal governo italiano che, in base ai pochi video delle Ong, più che salvare vite umane, ha il compito di effettuare dei respingimenti, bloccare i migranti che cercano di scappare dalla Libia.
La guardia costiera e le milizie hanno minacciato i volontari delle ONG, anche con spari, per farsi consegnare i migranti appena salvati.
 
Dal 2018 esiste una zona SAR davanti la Libia: ma di fronte alle richieste di soccorso di migranti non risponde – testimonia uno dei volontari.
La Libia non controlla la sua zona Sar per fare soccorso – spiega il senatore De Falco: sono i nostri che coordinano i soccorsi davanti le coste libiche.
 
Ufficialmente il coordinamento è dei libici: il soccorso sarebbe coordinato dagli italiani, dunque è di fatto un respingimento illegittimo.
LA Libia non è tecnicamente in grado di coordinare soccorsi in mare: nonostante questo l'Italia ha firmato accordi con la Libia, dopo la morte di Gheddafi.
 
Gentiloni e Minniti hanno firmato un memorandum con Al Serraj, impegnandosi a contenere il fenomeno migratorio in accordo con l'UNHCR, in cambio di soldi, per un totale di 3 ml di euro.
 
C'è poi un fondo europeo, da 4 miliardi di euro, da cui escono dei “rivoli” di denaro dall'Italia alla Libia: fondi per appalti di navi, mezzi, minibus richiesti dalla Libia e che l'Italia ha concesso.
Consegniamo ad un governo in guerra dei mezzi per fare la guerra: su questi mezzi e finanziamenti non è previsto alcun monitoraggio, diventando di fatto complici dei violazioni dei diritti umani.
 
Foraggiamo le milizie, che gestiscono parti della guardia costiera, che poi sono complici dei trafficanti: ma l'ex ministro Minniti ancora oggi è convinto della sua scelta.
L'accordo serviva a controllare meglio le condizioni dei migranti: era un problema complesso e questa operazione serviva a salvare vite umane.
 
Sono stati spesi, nella gestione Salvini, un terzo dei 49ml del fondo specifico per la Libia, per il controllo di quel tratto di mare: si chiama esternalizzazione del controllo della frontiera.
L'Italia e l'Europa non hanno, ad oggi, alcun interesse ad aiutare i migranti, a bloccare i traffici dei criminali, ad aiutarli a casa loro (come dicono).
Sono tutti appalti (in cui a guadagnare sono anche aziende italiane ed europee) con soldi nostri usati in modo opaco.
Come in modo opaco sono stati usati i soldi per aiutare i migranti nei campi in Libia.
 
No, il vero business sui migranti non lo fanno le Ong.
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