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Presadiretta: fossile, il lungo addio

Prima puntata di Presa diretta del 2019 dedicata alla transizione dalle energie fossili a quelle rinnovabili, come uscire da petrolio e carbone?

Nell'anteprima un'intervista a Mario Ricciardi, ex presidente dell'ISS e sui suoi rapporto con l'attuale governo: si è dimesso un mese fa, un gesto che ha suscitato una certa impressione nel mondo scientifico.
 
Nell'intervista al Corriere ha espresso le sue perplessità nei confronti delle politiche di questo governo: ha manifestato il disagio nei confronti di questo governo, per le sue posizioni sui vaccini, ma ha preferito aspettare la sua uscita dall'istituto, che è vigilato dal Ministero. Se un presidente di un istituto ha delle idee contrarie col governo o si dimette o fa polemica ogni giorno.
 
Sulle accuse fatte dalle Iene, Ricciardi ha assicurato che si difenderà in modo trasparente, nei suoi anni all'ISS non ha mai avuto posizioni da conflitto di interesse.
 
I contrasti col governo: un ministro di questo governo (Salvini) contesta il numero di vaccini obbligatori, senza spiegare quali e perché; quando si dice che i termovalorizzatori sono qualcosa di obsoleto, quando Parigi e Copenaghen smaltiscono rifiuti con questa tecnologia .. sono posizione prese senza nessuna competenza scientifica.
Nel decreto di Genova si è concesso di smaltire rifiuti pericolosi nei terreni senza alcuna verifica sugli impatti.
 
L'ultima domanda: il dossieraggio di cui si parla fatto dal ministro Grillo sugli orientamenti politici degli scienziati dentro l'istituto. Uno scienziato va valutato sulle sue competenze, a prescindere dalle sue idee politiche.
 
E' soddisfatto dell'ultima manovra di bilancio, per quanto farà sulla salute?
No, il bilancio è ancora insufficiente per cambiare rotta alla sanità, con le risorse che abbiamo non riusciamo a garantire i livelli essenziali.
Arriveremo anche noi come in America dove un ragazzo di 26 anni è morto perché non poteva pagarsi l'insulina?
Non ci sono soldi per pagare medici e infermieri dei soldi persi per la rivalutazione dei salari, sono preoccupato per il calo di personale negli ospedali e nei pronti soccorsi.
 
Zingaretti ha annunciato che Ricciardi sarà consulente a titolo gratuito, per la regione Lazio, nel caso dovesse essere rieletto: Ricciardi non ha intenzione di candidarsi, è tornato alla sua università, la Cattolica, dove sono soddisfatto del mio lavoro.
 
Gas, petrolio e carbone, ancora voi? Ma non dovevamo vederci più?
 
Porto di Milazzo, i tir sono imbarcati sulle isole Eolie, autobotti che portano gasolio per le centrali elettriche di Lipari. Qui c'è una centrale dell'Eni che tratta il greggio, circa 10 tonnellate l'anno.
 
I tir si inerpicano sulle stradine dell'isola e si fermano prima della centrale: il gasolio è travasato dai tir a camion più piccoli, per fare poche centinaia di metri.
Il gasolio alimenta la centrale elettrica sull'isola: perché non si usano le energie rinnovabili?
Perché non si realizzano gli impianti? Il decreto del governo ha avuto un ritardo di un anno e mezzo ed è stato approvato solo a novembre.
 
Paghiamo le centrali sulle bollette e il viaggio del petrolio sulle isole: a Lipari dal 2013 ci sono 4200 pannelli fotovoltaici, finanziati dalla regione Sicilia, dovevano servire per il nuovo installatore ma siccome manca il cablaggio tra i pannelli e l'impianto non hanno mai funzionato.
Un impianto inservibile e oggi si dovrebbe quasi ripartire da zero: 40ml di euro spesi inutilmente, non c'è volontà di fare un cambio di strategia energetica.
Sulle altre isole ci sono centrali a gasolio dell'Enel: a Stromboli e a Ginostra dove la luce è arrivata solo grazie a Pippo Baudo, per vedere Sanremo nel 2002.
Qui c'è un impianto fotovoltaico ai piedi del vulcano, ma sotto i pannelli c'è un motore diesel ancora in funzione, alimentato dal gasolio che arriva con gli elicotteri.
Elicottero che passa sopra i bagnanti, con un bidone appeso sotto.
 
Il sindaco dell'Isola rimanda ai progetti dell'Enel, il soggetto deputato a cambiare le centrali: ma è un problema di tutte le isole minori in Italia.
Enel, intervistata dalla giornalista, chiede che tutti gli stakeholder siano coinvolti nel progetto: chi possiede i terreni, i comuni che devono dare le autorizzazioni..
E pensare che le Eolie si chiamano così per il Dio Eolo, il dio del vento, dove c'è il sole per tanti mesi all'anno.
 
Tutti parlano di fotovoltaico e rinnovabili eppure siamo ancora con centrali a carbone, a gasolio.
Spendiamo 14 miliardi di euro come sussidi al fossile, continuiamo a foraggiare carbone e gasolio che contribuiscono ad inquinare l'aria: il carbone in Italia soddisfa il 12,2% del fabbisogno di energia elettrica in Italia.
 
Il carbone è vivo in troppe parti d'Italia: di decarbonizzazione parlava Gentiloni, Renzi per non parlare di Grillo e del suo movimento.
 
MA la centrale di Civitavecchia è ancora lì, consuma 5ml di tonnellate di carbone importato, nel 2016 era al decimo posto tra le centrali a carbone più inquinanti in Europa.
Emette 10ml di tonnellate l'anno di co2: non c'è famiglia in questo territorio che non abbia pagato con la salute la presenza di queste centrali.
Sono dati riportati dall'Enel: lo dice la signora Ricotti del comitato Nocoke, che parla di una lotta impari tra profitto contro vita. Alla fine ha vinto il profitto.
 
In Italia il danno provocato dalle centrali lo pagano i cittadini, non chi inquina.
A Brindisi fanno dei tour per visitare la centrale a Carbone più grande: è un viaggio per mostrare i danni del carbone, che attraversa tutta la campagna prima di arrivare alla centrale, su un nastro.
 
Così le aziende agricole sono costrette a chiudere, una sessantina negli ultimi anni: alcune hanno fatto causa ad Enel per i danni e hanno vinto una causa in prima grado e ora si aspettano un risarcimento.
I coltivatori si trovavano il carbone sui vigneti, sulle piante, per anni hanno respirato carbone le persone, l'acqua che usciva dalle case era nera.
Le case e i terreni non hanno più valore: ora dei 4 gruppi dell'impianto ne lavora solo uno, ma lavorerà fino al 2028 e l'anno scorso la centrale è stata inserita tra quelle essenziali per il paese.
 
Il sindaco Rossi ha chiesto ad Enel cosa intende fare della centrale: Enel ha risposto dicendo che tocca al governo definire il cronoprogramma per uscire dal carbone.
Enel però non ha progetti di riqualificazione né di uscita: il direttore Tamburi, di Enel, ha spiegato che entro il 2025 tutte le centrali verranno chiuse.
Sui terreni verranno installati impianti alternativi, come il fotovoltaico o impianti a gas: sistemi che devono aiutare la rete nei momenti di imprevedibilità delle rete.
 
Però se vogliamo salvare il pianeta dobbiamo fare in fretta: entro il 2030 dobbiamo ridurre le emissioni del 45%, per ridurle del tutto entro il 2050.
E cosa fanno i paesi nel mondo?
I paesi europei sono insufficienti, ma ci sono paesi gravemente insufficienti come gli Stati Uniti: ci dobbiamo impegnare a fondo per abbassare la temperatura del pianeta, serve un accordo globale che sia rispettato da tutti.
 
L'Europa ha la coscienza sporca, ma i cattivi sono la Germania e l'Europa: consumano più del 12% dell'Italia.
 
Andrea Vignali è andato a vedere cosa succede in Germania: in una foresta dei cittadini sono saliti sugli alberi, per difendere la foresta di Hambach, circondati da poliziotti in assetto da guerra. Il governo del land intende abbattere gli alberi, per realizzare una centrale a carbone.
La Herve è la società che possiede quei terreni e ha già iniziato a disboscare buona parte dell'area: il 5 ottobre scorso, per le proteste, l'operazione è stata sospesa.
 
La Germania dal 2007 dovrebbe ridurre le emissioni ma ogni anno ha rinviato gli obiettivi: il carbone garantisce il 37% di energia del paese, specie dopo la chiusura delle centrali nucleari.
A Katowice la Germania si è presentata impreparata, non ha fatto i compiti a casa e anche quest'anno ha dovuto chiedere una proroga per la presentazione dei suoi piani climatici.
 
Anche la Polonia ha centrali a Carbone attive: una di queste è alimentata a lignite, le persone che abitano attorno lavorano nella centrale che ha portato del benessere in quell'area.
Ma i problemi di inquinamento ci sono: a Katowice c'è un'altra centrale e per capire l'impatto sulla salute basta andare nel reparto pediatrico dell'ospedale.
LE persone in quest'aria vivono sbarrate in casa: ci sono apparecchi che analizzano la qualità dell'aria, si chiudono le scuole e gli asili.
Le persone devono vestirsi di scuro, perché le polveri si attaccano ai vestiti: gli allarmi delle associazioni ambientaliste non sono stati ascoltati per anni, il carbone è un'arma di propaganda del governo, che usa il ricatto dei posti di lavoro.
Ma il governo polacco con queste premesse non potrà rispettare gli accordi sul clima: le compagnie del carbone stanno investendo sulle rinnovabili, ma non riusciranno a raggiungere l'obiettivo del 15% di rinnovabili nel 2020.
Ci sono costi elevati, che sarebbero carico dei polacchi.
Così le centrali a carbone non solo non vengono dismesse, ma vengono potenziate, dove arrivano i finanziamenti di Allianz e Generali.
Ma ci sono anche assicurazioni che hanno deciso di dismettere gli investimenti in centrali a carbone e togliere loro polizze – racconta un rappresentante di Re:common.
 
Anche sul carbone, la Polonia si dimostra sovranista e rispettosa delle regole europee a corrente alternata, solo quando fa comodo.
 
Dalla Polonia alla Basilicata: il decreto Renzi aveva facilitato l'estrazione degli idrocarburi in regione. La regione che doveva essere il nostro Texas, ma dove il petrolio non ha per nulla arricchito le persone.
Il centro oli Tempa rossa è di proprietà di Shell e Total: la regione ha settembre ha bloccato tutto perché manca la parte di monitoraggio e i suoi impatti sull'ambiente.
Il monitoraggio è stato fatto dall'associazione ambientalistica Cova Contro, che ha trovato inquinanti già presenti nell'aria e nell'acqua: i danni ambientali sono stati già fatti per le attività introspettive.
 
L'impianto Tempa Rossa è stato realizzato grazie all'emendamento del governo Renzi che però è costato il posto all'ex ministro Guidi e al suo fidanzato, imprenditore del settore: le intercettazioni fanno parte del processo Petrolgate, che riguarda anche l'inquinamento fatto nella Val D'Agri.
Si sarebbero nascosti i valori reali di inquinamento, nel centro oli di Val D'Agri: ne aveva parlato la stessa Presa diretta in un servizio del 2015.
Si accusa anche Eni di aver sversato tonnellate di sostanze inquinanti in altri pozzi dello stabilimento o trasportati in un altro impianto di smaltimento.
Il magistrato Triassi non parla dei procedimenti in corso: forse un giorno si arriverà all'accusa di disastro ambientale.
 
Accanto al centro oli di Viggiano c'è la diga del Pertusillo: l'analisi delle acque hanno indicato che erano inquinate da metalli pesanti, erano acque usate dai cittadini pugliesi e della Basilicata.
Chi ha denunciato questo inquinamento, è stato poi denunciato dalla regione Basilicata per procurato allarme: Eni ha dichiarato che sta bonificando i terreni tra la diga e il fiume, ma chi controllerà il lavoro di Eni?
Eni aveva promesso che non avrebbero fatto più pozzi ma nel 2017 ha chiesto la possibilità di fare nuovi impianti: manca il ruolo di controllo dello Stato che, per le persone, qui è rappresentato da Eni stessa.
Walter Rizzi è il rappresentante di Eni per la Basilicata: non sono nuovi pozzi, ma in aree dove c'è già l'autorizzazione, per fare dei pozzi sotterranei.
Ma sono in zone naturalisticamente importanti: perché Eni continua a puntare sul gas e sul greggio in Basilicata? Perché di buona qualità, risponde Eni e perché si deve massimizzare l'investimento.
 
E sull'inquinamento, cosa risponde Eni? L'incidente c'è stato, ma Eni ha messo in campo uomini e risorse per limitarne le conseguenze, si esclude l'inquinamento di falde e di zone idriche.
Siamo sereni per l'evolvere del processo di Potenza: Eni intende rimanere in Basilicata più a lungo possibile assieme alle altre aziende, come Total e Rockhopper, che realizzerà un pozzo vicino Potenza (Brindisi di Montagna), in una zona a rischio idrogeologico.
 
In Italia questo è possibile perché nessuno ha fatto uno studio sulle aree dove poter trivellare o meno: si può trivellare anche in siti archeologici, come successo a Noto.
Tutto questo grazie allo Sblocca Italia, su cui avevano protestato nel 2014 i grillini.
 
Ma oggi sono al governo loro: Di Maio parla di mantenere le royalties in Basilicata o addirittura di sostenere il reddito di cittadinanza con le concessioni.
 
Ci sono poi le piattaforme in mare, come le trivelle sull'Adriatico: dall'inizio dell'attività estrattiva si è abbassato il litorale lungo la zona del ravennate.
Qui ci sono 26 concessioni estrattive, per la maggior parte di Eni; ci sono poi piattaforme ferme e altre che estraggono così poco, tanto da non pagare royalties.
 
L'Arabia mediterranea in realtà è una Chimera, raccontano le persone di Greenpeace: poche gocce di petrolio che non soddisfano che per pochi mesi la nostre esigenza.
 
Sull'Adriatico arrivano i gasdotti, tra cui il TAP: servirebbe per diversificare le fonti energetiche, per renderci indipendenti dal gas russo e dovrebbe sbarcare su una spiaggia tra le più belle della Puglia.
Il sindaco di Melendugno ha segnalato alle autorità gli inquinamenti nell'acqua, per capire se sono legati ai lavori del TAP: ma i lavori sono ripresi in tutti i cantieri, per finire i lavori nel 2020.
 
I dubbi sulla sicurezza del sindaco di Melendugno non sono veri problemi: l'advisor di TAP spiega che tutti i criteri di sicurezza sono rispettati, che la spiaggia scelta è la migliore in base ai criteri.
Il m5s aveva detto che l'opera si sarebbe chiusa, costringendoli ora ad un volta faccia vergognoso: per colpa delle penali, dice Di Maio.
Ma esistono o meno le penali? Oppure sono risarcimenti nati da una valutazione di un sottosegretario, il senatore Cioffi del m5s?
 
In attesa del nuovo piano energetico, il gas aiuterà la transizione verso le energie rinnovabili: ma oltre al TAP ora il m5s deve rispondere delle nuove autorizzazioni concesse per nuove trivellazioni sull'Adriatico.
 
Ma qual è il piano clima, il piano energetico di questo governo?
Sono solo parole, aspettiamo i fatti.
 
Ma noi siamo al 4 posto nel mondo per capacità fotovoltaica procapite: ma ancora l'81% del fabbisogno energetico arriva da gas e carbone, dobbiamo ancora lavorare molto.
È possibile fare una rivoluzione energetica? E' solo una scelta politica, che deve guidare la transizione energetica, aiutando l'industria del settore e aiutando i cittadini in questa rivoluzione.
Il governo deve anche imporre le aziende, come Eni ed Enel a pagare i conti dei danni causati all'ambiente: oggi si ha l'impressione che Eni ed Enel usino la parola rinnovabile per ripulirsi la facciata.
Ma la ricerca che Eni fa nel settore dei pannelli fotovoltaici, alcuni realizzati in materiali riciclabili e con costi inferiori al cilicio, sono reali.
 
Stanno pensando anche a come riutilizzare e catturare la Co2: trasformare la co2 in biocarburanti, per realizzare cementi.
 
Anche Enel sta lavorando sulle rinnovabili: a Catania realizzano pannelli bifacciali, con maggiori capacità di catturare la luce, il loro piano a tre anni si basa molto sul settore delle rinnovabili.
 
Un'avventura industriale che farà bene alla salute, al portafoglio degli italiani, che creerà posti di lavoro.
 
Ci sono aziende che però hanno deciso di non aspettare il 2050: sono le cooperative energetiche che intendono cambiare i cittadini da consumatori in produttori.
A Verona c'è la WeforGreen: questa cooperativa installa pannelli (anche di centrali bioelettriche) e li vende in quota alle persone che decidono di autoprodursi energia e condividerla coi soci.
Tra questi anche la Carrera, società del settore dell'abbigliamento, che ha deciso di condividere con gli altri l'energia prodotta dai propri pannelli.
L'AD di Carrera, Gianluca Tacchella, racconta del perché di questa scelta fatta sei anni fa, ovvero consegnare a chi verrà dopo di noi un ambiente almeno altrettanto bello come quello che abbiamo ricevuto.
Questo articolo è stato pubblicato qui

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