• AgoraVox su Twitter
  • RSS
  • Agoravox Mobile

 Home page > Attualità > Media > Presadiretta: cessate il fuoco

Presadiretta: cessate il fuoco

Ultima puntata per questa stagione di Presadiretta dedicata alle due guerre: quella in Ucraina dove tutti vogliono la pace, ma solo a parole. E la guerra nascosta contro il covid, con gli ospedali ancora in difficoltà e i cui sintomi si sono abbattuti contro i più giovani.

Un mese di guerra è passato e questa diventa più cattiva e insidiosa, non solo nelle parole, ma anche col rischio che si allarghi all'uso di armi chimiche.

Con quali armi si sta combattendo in Ucraina, cosa vogliono e cosa pretendono i mediatori, quale la linea rossa oltrepassata la quale la pace si allontanerà per sempre?

Il consigliere politico di Naval’nyj

Per capire cosa passa in testa a Putin Presadiretta ha intervistato il consigliere politico di Naval’nyj, Vladimir Milov: Naval’nyj ha lavorato nei settori critici del paese come quelli energetici e oggi è in Inghilterra, dove è stato avvelenato col Polonio.

Putin ha attaccato Naval'nyj perché quest'ultimo da anni denuncia il suo sistema: il suo yacht, la dacia sul lago dove era stato ospite anche Berlusconi, su un terreno dello stato.

Sono stati denunciati anche gli affari privati del ministro Lavrov, del portavoce della comunicazione Peskov, un sistema di arricchimenti personali e di corruzione, coi soldi nascosti nei paradisi fiscali.

Un sistema clientelare che sta arricchendo gli oligarchi vicini a Putin e che sta però uccidendo la Russia: le persone non possono curarsi perché gli ospedali non funzionano.

La giornalista ha chiesto se sia possibile arrivare ad un colpo di stato in Russia:

in questo momento gli imprenditori, le elite, odiano Putin perché ha disconnesso la Russia dal sistema globale, dal mondo, e ci sono anche molte persone nel suo governo che vorrebbero deporlo. Ma è molto difficile perché Putin ha una sua guardia personale di fedelissimi agenti strapagati, con un extra budget segreto, un apparato di intelligence di circa 50 mila persone che controlla tutti quelli che entrano in contatto con lui. Anche nel suo entourage stanno bene attenti a parlar bene di lui, anche quando ci si incontra da soli, perché sanno che qualsiasi informazione verrà riferita al capo. L’unica strada è introdurre sanzioni ancora più pesanti, possono fare davvero la differenza perché pezzi importanti del cerchio magico di Putin potrebbero abbandonarlo.”

Una crepa si è aperta nella cerchia di Putin: Borisovic Chubais, un amico stretto di Putin e artefice delle privatizzazioni ai tempi di Eltsin è scappato dalla Russia coi suoi segreti sui soldi e sui segreti della cerchia di Putin.

La situazione in Ucraina

Le ultime notizie dal fronte russo sulla guerra risalgono al 24 marzo: in una conferenza un generale russo ha raccontato di come i risultati della prima fase siano stati raggiunti e che ora la guerra si sposterà nella zona est del Donbass e, purtroppo, con la stressa a Mariupol, la città martire.

Qui le persone vivono nei rifugi senza acqua e senza cibo: Mosca vuole cancellare la città dalla faccia della terra – accusa il sindaco della città.

La guerra al sistema sanitario ucraino

Sono 72 gli ospedali e i presidi sanitari colpiti dai russi con l'obiettivo di rendere la vita della popolazione civile impossibile.

Come Yulia, madre di una bambina disabile, con una madre non autosufficiente: non può scappare da Kiev ed è rimasta bloccata in mezzo ai bombardamenti, senza assistenza.

Mancano le medicine, perché un deposito di medicinali è stato bombardato: ogni volta che c'è un raid la figlia si rifugia in corridoio, per la paura.

Questa è una guerra contro i civili” racconta un medico, non è una guerra contro i governi: una guerra contro persone che non possono curarsi, tutto è un bersaglio, persino gli ospedali oncologici. Al 23 marzo sono 65 le strutture danneggiate, 9 i medici morti: questi attacchi devono cessare, racconta un portavoce di una ong, perché si impedisce alle persone di curarsi. I volontari di MSF si eserciti in situazioni con feriti di massa, addestrandosi a riconoscere velocemente chi curare e chi no, in base alle ferite sul corpo.

A Kiev, al centro cardiologico sono curati i bambini orfani, che non potevano essere curati altrove: qui ci sono bambini che dovrebbero essere operati, in condizioni critiche, perché i letti non possono essere tenuti occupati a lungo, per l'arrivo dei feriti.

A Kiev arrivano rifugiati senza vestiti, senza cibo e all'ospedale cercano di dare loro assistenza, come possono.

A Leopoli le madri fanno partorire i figli in bunker sottoterra, sempre per timori dei bombardamenti: qui Yuri e la moglie sono stati accolti a Leopoli dalla comunità di Sant'Egidio.

Il covid si aggiunge al problema delle bombe: non ci sono statistiche e non ci sono strumenti per curare i malati, le bombe contro gli ospedali cono crimini di guerra, spiega un funzionario di Human Right Watch, i responsabili devono essere presi e condannati per mandare un messaggio a tutto il mondo, come non è stato fatto un Yemen e negli altri teatri di guerra.

La comunità di Sant'Egidio

Ospite in studio l'ex ministro Riccardi a cui Iacona ha chiesto “con tutti i mediatori in Europa, come mai in un mese non si sia riusciti ad imporre un cessate un fuoco, che blocchi questi massacri?”

Dobbiamo impedire che questa guerra diventi come la Siria o come la Georgia: davanti a questo orrore, cosa impedisce un cessate il fuoco, mi sono interrogato sulle volontà della Russia che ha invaso l'Ucraina. Ma anche sulla volontà della comunità internazionale nel cercare una via d'uscita, tante telefonate eppure si combatte ancora.

Da una parte Putin che cerca territori da conquistare dall'altro Zelenski che rivendica la vittoria nell'aver respinto la Russia e che chiede più armi: gli Ucraini, una popolazione divisa in tante etnie, si è dimostrato unito, ha scelto di combattere contro gli invasori e questo ha sorpreso Putin.

Ogni giorni muoiono bambini, muoiono ragazzi russi e ucraini: serve il cessate il fuoco, serve la volontà per imporre il cessate il fuoco.

Le faticose settimane di mediazione

C'è stata la mediazione tra Macron e Putin, nel febbraio scorso, dove si evocavano gli accordi di Minsk per bloccare i venti di guerra. Questi sono gli accordi firmati nel 2014 dopo l'invasione della Georgia, ma non sono mai stati rispettati a partire dal cessate il fuoco, da entrambe le parti. Ma a febbraio Putin tira fuori la questione che lo interessa, l'ingresso della Nato dell'Ucraina e la minaccia di una guerra che coinvolgerà l'Europa.

Arriva a fine febbraio la guerra voluta da Putin e per questo oggi il presidente russo non può fermarsi, non può tornare indietro senza aver nulla in mano perché perderebbe la faccia.

Dopo Macron tocca ad Israele la mediazione, passano i giorni e non succede niente, fino ad una nuova mediazione dei turchi: “vediamo che le parti sono vicine ad un accordo” dice il ministro turco, ma ancora nessun accordo.

Nel frattempo il presidente ucraino appare in video, rivendicando i successi della resistenza, la pace non arriva perché le due parti vogliono arrivare alle trattative dalla posizione di maggior forza. Nel frattempo nessuna super potenza è scesa in un ruolo di vera mediazione: servono nazioni grandi non la Turchia o Israele. In questa partita politica il convitato di pietra è la Cina, che ora teme le sanzioni internazionali per la sua alleanza con la Russia.

La Cina è di fronte ad un dilemma: sfidare l'ordine americano, sostituendoli nel ruolo di egemonia politica ed economica, oppure tenersi lontano. Se volessero mettersi in un ruolo di mediatore e poi fallissero l'obiettivo, sarebbe un danno di immagine per il presidente cinese.

A chi conviene questa guerra che sta armando mezzo mondo e che ha rinvigorito la Nato, in crisi dai tempi di Trump? A chi conviene questo crescendo della tensione?

Il professor Natalizia parla di equilibri globali, sopra la guerra in Ucraina: il passaggio verso un nuovo modello di ordine mondiale dopo la guerra fredda, tra Cina, Russia e Stati Uniti.

Gli ultimi negoziati tra Russia e Ucraina

Domani ci sarà una due giorni in Turchia, con Erdogan fiducioso di portare avanti una trattativa: forse quello del presidente turco è solo ottimismo, ma Erdogan ha interesse nel fermare il conflitto, ha aperto entrambi i canali verso Kiev e Mosca, aveva condannato la presa della Crimea ma allo stesso tempo non ha rotto i rapporti con Putin.

Attenzione però, ha commentato Iacona, nelle ore in cui Biden dava a Putin del macellaio, Erdogan sosteneva che al presidente russo si deve far trovare una via d'uscita, un taglio pragmatico per fermare la guerra.

Ma su quali basi? Lo ha raccontato Lucia Goracci, parlando di neutralità dell'Ucraina, nessuna adesione all'alleanza atlantica, la garanzia di potenze straniere per questo accordo. La Russia chiede la fine delle misure contro l'uso della lingua russa, la denazificazione del paese, la conquista di Mariupol (che chiude il mar D'Azov all'Ucraina). C'è da chiarire il ruolo del Dombass.

Il ruolo europeo nella guerra in Ucraina

Siamo già coinvolti in questa guerra: l'esercito ucraino ha fermato i carri russi, grazie agli aiuti degli Stati Uniti che hanno speso 3 miliardi di euro per l'addestramento e l'armamento dell'esercito. LE spese militari dal 2015 sono decuplicate, con nuove armi sofisticate anche contro la guerra elettrica: ma l'integrazione tra Nato e forze ucraine va avanti da anni, anche nella base Nato bombardato qualche settimana fa vicino la frontiera polacca.

Tra la fine del 2021 e il 2022 questo paese ha ricevuto aiuti che hanno impedito il crollo del paese: oggi Zelenski sta chiedendo nuove armi alla Nato e alle nazioni europee, cosa che potrebbe alzare la tensione di Putin contro l’occidente, sarebbe un inserimento ancora più massiccio nell'intervento.

Decisive sono le informazioni sulle mosse dell'avversario, movimento dei mezzi, approvvigionamenti, tutto questo avviene grazie ai droni che controllano dall'alto la situazione a terra. Siamo già in guerra allora, come belligeranti?

Al vertice del 23 marzo della Nato si è deciso di fornire altre armi e arrivare a nuove sanzioni, ma niente aerei e niente carri armati al momento, ma le ultime dichiarazioni di Biden di questi giorni fanno pensare che le cose stiano cambiando: si sta preparando un cambio di regime a Mosca, con un colpo di stato?

Gli Stati Uniti stanno portando avanti una guerra per procura per colpire la Russia di Putin usando l'Ucraina come proxy?

E dove sta la linea della Russia? Noi forniremo all'Ucraina armi anti carro, addestramento nell'uso dei droni, come reagiranno i russi di fronte a questa nostra ambiguità?

Siamo di fronte ad una linea rossa mobile, i russi potrebbero cambiare la percezione del nostro intervento, se dovessero cambiare le cose sul campo.

Ha ragione papa Francesco quando ha condannato la spesa per comprare più armi, in risposta a quanto sta succedendo. Una pazzia. Serve un modo diverso per governare un mondo, ormai globalizzato.

Il messaggio del papa è anche politico – spiega Riccardi: abbiamo dimenticato il discorso della pace, ci siamo dimenticati della guerra, di cosa è stata la seconda guerra mondiale, si sta rivalutando l'idea di guerra come forma di risoluzione dei problemi, guardiamo come parlano i leader, questa non è diplomazia. La pace è il bene dell'Ucraina, dell'Europa e del mondo intero: ci troviamo di fronte ad una guerra, l'evento più grave dal 1945, con un paese belligerante che ha l'atomica. La guerra potrebbe diventare come in Ucraina, durare anni e potremmo anche dimenticarcene.

Le armi nucleari

In questi giorni c'è una esercitazione Nato ai confini della Russia, in Norvegia. Dall'altra parte ci sono i sommergibili russi con le testate nucleari. Putin in un suo discorso ha già parlato di allerta speciale mettendo in allerta l'arsenale nucleare, il giornalista Marzio Mian che era per lavoro in quella zona ha testimoniato alla trasmissione movimenti di truppe e di mezzi come se si fosse dentro una guerra, “si sentiva nell'aria la minaccia nucleare”.

Anche Biden ha detto che si potrebbero usare queste armi: ci si sta preparando da tempo a questa dottrina, usare le armi nucleari come deterrente, per lanciare un segnale all'avversario.

Entrambi le superpotenze hanno aumentato il loro arsenale nucleare con armi sviluppate per essere usate in modo più semplice, come se fossero armi da usare in scenari di guerra militari, sono le armi tattiche meno potenti ma non meno pericolose.

Sono armi meno distruttive, dieci o venti volte di Hiroshima, ma che non fanno meno paura: queste arme sono presenti anche in Italia e saranno messe anche sugli F35 che noi italiani stiamo comprando.

Questi aerei sono pronti per partire col loro carico nucleare, da Aviano e da Ghedi, senza nemmeno che l'esercito americano sia costretto ad avvisarci.

Nel 2017 la Russia e i paesi della Nato come l'Italia non hanno firmato l'accordo per eliminare le armi nucleari: queste armi servono a questi paesi per portare avanti un ricatto, come quello di Putin all'Europa, non interferite con la guerra in Ucraina altrimenti uso le armi nucleari.

In uno scenario di guerra nucleare, che oggi non è più tabù, l'Italia sarebbe spazzata nei primi dieci minuti.

Oggi la guerra è troppo pericolosa per combatterla” commenta Riccardi, il rischio è di cadere di guerra in guerra nella distruzione del mondo.

A vedere questa Europa, con la sua cultura, con la sua economia, che sia fuori dai giochi diplomatici è una cosa incredibile – rispondeva Iacona alle parole dell'ex ministro: serve arrivare ad una politica estera europea, una politica comune di difesa europea non dipendente dall'America o ricattabile dalla Russia o dalla Cina.

Non perdoneremo mai ai grandi della terra una escalation militare, né a Putin né agli altri.

In un mondo ancora sotto choc per la pandemia, sei milioni di morti, i soldi dovevano andare alla cura, a chi ha perso il lavoro e la salute, a mettere a posto il sistema sanitario nazionale.

Il sistema sanitario dopo il covid

Per mostrare la situazione del sistema sanitario e della sua prima linea, Presadiretta ha passato una notte al pronto soccorso del Pertini a Roma: pazienti che cercano un posto rimanendo fermi nelle lettighe delle ambulanze nei corridoi del PS perché mancano posti, perché la capacità assistenziale nei reparti è inferiore al numero di pazienti che arrivano col 118.

Il tempo di attesa per un posto in reparto è superiore alle due ore, possono passare anche giorni fermi nel Pronto Soccorso dove ricevono le prime cure, senza privacy, senza un vero letto, dove le persone perdono la cognizione del tempo.

Il covid ha peggiorato il fenomeno del “boarding”, ovvero la permanenza in Pronto Soccorso: qui il lavoro si moltiplica per il virus, per i tamponi, per le corsie separate, per le terapie intensive separate dentro la zona di soccorso.

Al Pertini nell'area di soccorso covid per 30 pazienti c'è un solo dottore, poi ci sono anche pazienti più gravi: mancano medici e mancano anche infermieri per l'assistenza, anche qui siamo in guerra, in trincea.

I reparti stanno in piedi grazie al sacrificio dei medici e del personale: il ssn sta perdendo una delle sue colonne, manca il 30% di medici, mancano le risorse umane per coprire i turni al pronto soccorso, non si vedono vie d'uscita perché non si riescono ad assumere più persone, nessuno vuole entrare a lavorare in queste situazioni.

Si sta negando un diritto alle persone e si sta mettendo in crisi la sicurezza nei reparti: tutto questo è legato al taglio dei costi nella sanità cominciato con la “cura” del governo Monti.

Quello che è avvenuto in questi dieci anni è stato un massacro sulla sanità, abbiamo perso 173 ospedali, 42 mila sanitari, con decine di migliaia di posti letti in meno: questo vuol dire maggiore occupazione nei Pronti Soccorsi e nella medicina di urgenza, un imbuto da cui viene schiacciato.

Ma a questo si è aggiunto anche il covid e gli interventi saltati per la pandemia: 2 milioni di ricoveri, 600mila interventi chirurgici programmati, 14 milioni di visite specialistiche, questi sono i numeri degli interventi saltati nel 2020 per il covid.

C'è poi un'altra malattia, quella del disagio mentale che colpisce i giovanissimi, gli adolescenti: per loro non esiste offerta pubblica per curarsi dal sistema sanitario.

Sono ragazzi che durante la pandemia, per colpa della fragilità emotiva, per la fine della socialità, sono caduti in depressione.

Almeno il 16-20 % degli adolescenti soffre di depressione, racconta Stefano Vicari del Bambin Gesù: ragazzi poi ricoverati in ospedale, perché per esempio hanno cercato di suicidarsi.

Ansia, depressione, anoressia: la pandemia ha fatto sentire i ragazzi soli e abbandonati, l'età media dei ricoveri si è abbassata da 15 a 13 anni.

Ci sono regioni che non hanno nemmeno posti letto per l'accoglienza di questi adolescenti.

Presadiretta ha raccolto la testimonianza di Ella, una di questi adolescenti: dopo un atto di autolesionismo è stata ricoverata al Policlinico Umberto I, dove ci sono 14 posti letti, sempre pieni e dove i medici cercano di rimettere assieme i pezzi di giovani che si sono persi.

La rete di assistenza territoriale per neuropsichiatria è in affanno, anche in Lombardia che pretende di essere la regione virtuosa in ambito sanitario: mancano posti per la psichiatria infantile, per ragazzi con problemi perché le strutture sono fatiscenti, i medici nelle strutture non hanno contratti stabili, la regione non investe in questo settore a sufficienza.

Così, chi può, si rivolge al privato. E chi non può, non può scegliere di curarsi.

L’Europa che blocca i migranti alla frontiera

Altro che guerra, altro che armi, ecco dove dobbiamo mettere i soldi: nella cura delle persone!

Ma l'Europa ha messo a bilancio 35 miliardi per la gestione delle frontiere, miliardi per alimentare un'industria che controlla le frontiere, per bloccare i migranti, non gli ucraini, ma tutti gli altri.

Droni, sistemi di riconoscimento facciale, muri di contenimento: l'industria che si occupa di questi sistemi diventa sempre più florida, per realizzare muri virtuali sempre più grandi.

Anche la nostra Leonardo sta lavorando ad un drone che presidierà le frontiere, pagato coi nostri soldi.

A far da apripista è stata la Grecia, paese andato quasi in default che oggi spende milioni per droni e per cannoni che fanno un rumore tre volte superiore alle soglia tollerabile per far scappare i migranti.

Io ringrazio la Grecia per essere il nostro scudo” dice la Von der Leyen: l'Europa ha investito 720 milioni per trasformare le isole a Samos, dove sono reclusi i migranti, in lager tecnologici.

La parola accoglienza nei confronti di altre persone è qui bandita. Un sistema altamente tecnologico controlla da remoto tutti i campi, questo il compito del ministero dell'immigrazione.

Si chiama Centaur il sistema di monitoraggio, un grande fratello che sta oggi suscitando l'interesse degli altri paesi europei che vorrebbero replicare nei loro paesi.

Per l'Europa il campo di Samos è una pietra miliare della politica dell'immigrazione: eppure sono dei carceri, con tanto di filo spinato. Dove stanno i principi democratici tanto sbandierati oggi per la guerra in Ucraina?

L'Europa volta la testa dall'altra parte di fronte a queste violazioni dei diritti umani, di fronte ai respingimenti alla frontiera o in mare, nel Mediterraneo. Dai guardia coste greci o dai guardia coste libici.

Vergogna, vergogna vergogna!!!

Non possiamo accettare il doppio volto dell'Europa nei confronti dei profughi ucraini, a cui diamo assistenza e uno status di protezione, anche da parte degli stati che nel passato non hanno accettato profughi con la pelle dal colore scuro.

Da questa guerra i primi a rimetterci saranno i paesi poveri nel mondo, i maggiori importatori del grano ucraino e russo che domani non avranno più cibo: la guerra causerà la peggiore carestia mondiale, salirà l'inflazione, si altera la politica energetica, non si troverà il vaccino per tutti, non si combatteranno i cambiamenti climatici …

Dobbiamo fermare la guerra, non abbiamo alternative.

Questo articolo è stato pubblicato qui

Lasciare un commento

Per commentare registrati al sito in alto a destra di questa pagina

Se non sei registrato puoi farlo qui


Sostieni la Fondazione AgoraVox


Pubblicità




Pubblicità



Palmares

Pubblicità