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Presa Diretta, puntata del 6 marzo: famiglie e disabilità, Isis e intervista a Hamon

Il primo servizio della puntata di ieri era dedicato alle famiglie dei disabili. “Nessun malato nella nostra repubblica si deve sentire dimenticato”: eppure Mattarella ha torto, ci sono i 4 ml di disabili che si sentono dimenticati dalle istituzioni. Per loro lo Stato spende solo 8 euro, per cui le spese per loro sono a carico della famiglia.

 
Il secondo servizio si è occupato della strage di Garissa dove l'ideologia dello stato islamico avanza man mano che lo stato retrocede. È in questi laboratori che si costruiscono i terroristi del futuro.
 
Infine l'intervista con Benoit Hamon, il candidato di sinistra nel partito Socialista alle prossime elezioni presidenziali. Un politico che cerca di ridare linfa alle sinistre che ha vinto le primarie con slogan di sinistra: “chi sta al centro, non è né di sinistra né di sinistra”.
 
Lasciati soli.
Il servizio di Presa diretta è cominciato con la storia della famiglia di Firenza, padre madre e figlia disabile. Il padre ha ucciso la figlia, la moglie, poi si è ucciso, perché non riusciva più a sostenere le spese.
Servirebbe una legislatura uniforme, tra regione e regione, per dare alle persone una visione delle possibilità per le persone con disabilità.
 
Lo scorso novembre le famiglie dei malati di Sla sono andate a protestare sotto la sede del ministero del Welfare: chiedevano un aumento dei fondi, arrivato a 450 ml in modo strutturale.
Solo promesse però, perché poi il governo è caduto e il ministro Poletti ha successivamente ammesso che non si poteva mettere altri soldi nel fondo.
 
Il giornalista di Presa diretta è andato casa per casa, per raccontare le difficoltà di queste famiglie: come a Rogliano, dai signori Carmine e Maria.
Carmine ha la Sla e per un breve periodo di tempo ha avuto un aiuto dal comune, ma è veramente poco per le ore che dedica al marito.
Fino all'anno scorso potevano contare sui 1300 euro per le famiglie non autosufficienti: ma i pagamenti sono arrivati in ritardo, ai comuni e alle famiglie.
Aisla è una delle associazioni che si occupano di queste disabilità: due operatrici raccontano che alla fine, tutti questi ritardi si ripercuotono sulle persone.
In Calabria si spende una cifra bassissima, poco più di 1 euro al giorno.
In Abruzzo si spende un po' di più: sono 5 gli euro al giorno.
 
Chieti il giornalista ha incontrato Noemi: per aiutarla nel deglutire, nel respirare, ha bisogno di macchinari che sono arrivati con molta difficoltà.
Assistere Noemi è un sacrificio enorme: la moglie non può lavorare, per assistere la figlia.
A giugno al padre non hanno rinnovato il contratto.
“Siamo in balia del nulla” - hanno raccontato - “abbiamo accettato la sfida della Sla, ma non accettiamo che sia un'orfana di Stato”.
L'ex calciatore Mauro, a Presa diretta, ha detto che servirebbe almeno 1 miliardo per aiutare queste persone: se abbiamo aiutato le banche, dobbiamo trovare i soldi anche per queste persone.
 
Sono 80000 i malati di Alzheimer, la malattia del secolo che cresce con ritmi vertiginosi: i malati sono curati in casa, finché si può. Altrimenti ci sono le strutture che li curano, che hanno costi molto alti.
Ci sono degli aiuti pubblici per queste rette, da 700 euro fino a 1400 euro: ma le soglie Isee sono così basse per cui alla fine molte famiglie sono tagliate fuori.
E le strutture si rivalgono contro le persone, arrivando a pignorare case e pensioni, per sostenere le rette delle RSA: così le persone si rivolgono ad associazioni di consumatori.
Associazioni che spiegano che questi sono abusi: se la RSA chiede un impegno per integrare la retta assistenziale per un parente, si può non firmare.
Lo dice una sentenza della Cassazione e dei tribunali di Milano e Verona: la regione Lazio è stata addirittura condannata per illecito arricchimento nei confronti dei malati.
Il sostegno per i malati di Alzheimer, è a carico dello Stato.
 
L'accompagnamento per questi malati arriva fino a 500 euro: ma cambia da regione a regione, dalle condizioni dei malati.
Dicono, le Asl, che siccome la persona deambula, non ha bisogno dell'accompagnamento.
Ci sono comuni, come Napoli, che non hanno soldi per dare assistenza ai malati.
A volte l'indennità arriva, dopo anni di battaglie, quando il malato è già morto.
Cose che succedono in Italia.
Così le famiglie devono spendere soldi per le badanti.
 
“Tutti fanno gli struzzi” di fronte al problema dell'Alzheimer, racconta una persona che segue le famiglie con questi malati. Altri paesi europei si sono occupati dei malati e di come aiutare le loro famiglie.
Cameron nel 2013 ha organizzato un incontro a Londra con tutti i rappresentanti del G8, per parlare di demenza. In quella occasione il ministero della Salute ha destinato una somma importante per assistenza e ricerca.
 
Dopo l'Alzheimer, il Parkinson: il servizio sanitario nazionale paga solo un ciclo di cure, non tutti gli anni. I soldi per la fisioterapia, per i malati, sono diminuiti nel corso degli anni.
Sono a pagamento dei singoli le cure e le medicine.
Come la fisioterapia privata, che costa fino a 50 euro alla volta: sono circa 600 euro al mese, soldi che si devono pagare per evitare che la malattia degenerativa progredisca, rendendo impossibile il movimento.
 
L'Italia per la spesa sanitaria è il paese che spende di meno: la spesa privata è invece tra le più alte, 33 miliardi annui, mentre la spesa sanitaria rispetto al PIL è al 6,5%.
Sono tagliati anche i fondi per le politiche sociali: si crea uno squilibrio tra regioni con i conti in ordine che si possono mantenere servizi sociali e altre che invece non li offrono.
Servirebbe molti più soldi, nel corso dei prossimi anni, per una popolazione che invecchia.
Ma almeno potremmo eliminare gli sprechi: sono stimati in 25 miliardi, soldi che potrebbero essere investiti per l'assistenza ai disabili, per le cure.
 
Si potrebbe intervenire sull'eccesso delle cure, sulla lotta alla corruzione (per i falsi disabili): gli investimenti in sanità hanno un ritorno sul PIL. Se invece si punta sui tagli delle risorse, si ha un effetto negativo sia sulla vita delle persone che sul PIL del paese.
Perché chi assiste un malato, non può lavorare.
 
In altri paesi, chi aiuta gli anziani si chiama “care giver”: sono persone che hanno un ruolo riconosciuto da parte dello Stato, un lavoro con un reddito.
Qui in Italia, chi segue un malato è solo un limone da spremere.
 
Anna Maria è la mamma di due bambini con una grave disabilità: ogni settimana percorre chilometri per dare la possibilità ai figli di giocare a basket.
Per dare ai figli questa possibilità, deve rinunciare alla sua vita, ad un lavoro: il suo lavoro in molti paesi europei avrebbe diritto ad un riconoscimento, ad una tutela giuridica.
 
Chiara assistente il figlio Simone: si sente come una persone agli arresti domiciliari.
Quando c'è una scossa, come quella dell'ottobre passato, non si può scappare: si deve stare lì, pazientemente, ad aspettare.
Chiara avrebbe diritto ad una casa al primo piano: ha creato un blog dove racconta la sua vita.
Una persona che ha in carico un disabile non è un limone da spremere: non si possono ammalare, non possono riposarsi, non possono prendersi un periodo di ferie, non possono lavorare.
I care giver familiari in Italia muoiono di fatica: poi ci sorprendiamo del care giver che ammazza e si ammazza (come a Firenze).
Chiara Saraceno è una delle più importanti studiose del fenomeno: parla dell'anarchismo dei comuni, delle regioni che non applicano i livelli minimi allo stesso modo.
Gli standard minimi per l'assistenza non sono definiti: ci sono comuni che fanno cose meglio di altri, ma ce ne sono altri che non fanno niente.
 
Servirebbe una legge che individui questi cittadini come persone a tutti gli effetti: hanno dei diritti e non devono chiedere la carità, allo Stato o alle altre persone.
Servirebbero dei livelli minimi a livello nazionale, con delle risorse stabilite e dei controlli.
 
I familiari spendono 33 miliardi l'anno: questa la cifra con cui è cominciata l'intervista al ministro Lorenzin.
Ci sono controlli per le spese, per le cure, ma manca un pezzo per l'assistenza: senza livelli minimi di assistenza si arriva al commissariamento.
Ma molte regioni hanno la sanità commissariata: la proposta del ministro è che, in questi casi, i direttori generali sono però scelti dallo Stato.
Il fondo per i non autosufficienti è rimasto a 450 ml, ne servirebbe un miliardo: sono soldi spesi benissimo – ammette il ministro.
L'OMS ci dice che stiamo raggiungendo la soglia del 6,5% del rapporto spesa sanitaria /pil, oltre il cui si danneggia la salute: colpa delle regioni e del titolo quinto, dice Lorenzin.
L'Italia ha un finanziamento sanitario tra i più bassi, non abbiamo assunto né stabilizzato.
 
L'Onu ci ha richiamato in più punti per come curiamo le persone con disabilità: ci richiama per l'enorme differenza sugli standard minimi di cura, per come curiamo i disabili.
 
La vita dei disabili è una fatica, tutti i giorni.
Con una carozzina nelle città, non ci si muove: Alessandro, un avvocato romano, ha raccontato delle rampe che non funzionano, rampe occupate dalle macchine. Ci sono rampe che immettono direttamente in mezzo alla strada, eliminando il problema alla radice ...
Se sei bloccato anche agli arti superiori, però, tutta questa fatica non si può fare.
Senza una rampa non si può entrare in molti negozi, non si può accedere ai bancomat.
 
#Vorreiprendereiltreno è l'hashtag del blogger fiorentino Jacopo Melio, disabile: ha spiegato al giornalista come non si può prendere il treno se non ti prenoti per tempo, per essere assistito nella salita sul treno.
 
Altro luogo dove la parola inclusione non è rispettata è la scuola: gli assistenti per i disabili sono stati tagliati per questioni economiche.
Niente integrazione a scuola, niente supporto per andare a fare la pipì e nessun supporto per le attività sportive.
Così, senza insegnanti di supporto, molte maestre invitano le famiglie a non portare i bambini a scuola.
 
La legge sull'inclusione scolastica è a costo zero, senza oneri per lo Stato: una cosa scandalosa.
Senza oneri significa che lo Stato non vuole garantire a tutti gli italiani gli stessi diritti.
Significa che i diritti costituzionali non sono garantiti per tutti.
Significa che in Parlamento non vogliono vedere i figli dei disabili.
 
Le preoccupazioni di queste famiglie sono sul domani: e quando io non ci sarò, cosa ne sarà dei miei figli? Non si può abbandonarli nelle strutture generiche.
C'è un business che specula su queste malattie, sugli anziani disabili, sulle persone con autismo.
Come Tommy, il figlio di Gianluca Nicoletti: quando i bambini autistici arrivano a 18 anni, non sono più autistici, perdono diritti. Diventano solo dei pesi morti.
Valgono solo per quegli istituti, che si prendono le rette dalle famiglie.
 
Milano c'è un posto chiamato “la casa comune”: un progetto pagato dal comune e da Cariplo.
In questo appartamento ci sono persone con disabilità neurologiche, con due assistenti.
Alla fine, questo progetto risulta più economico per il pubblico, più istruttivo per le persone con difficoltà, che in questa casa imparano più cose, della vita comune, che non in una struttura privata.

 

Cose semplici come andare a fare la spesa. 
Questo articolo è stato pubblicato qui

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