Poste Italiane e il declino dei sindacati
Un’azienda che muta continuamente e un sindacato che arranca. Il preoccupante declino di una rappresentanza sindacale inadeguata a soddisfare le nuove esigenze di tutela dei lavoratori. È necessario rinnovarsi per essere all’altezza dei tempi
Vi sembra possibile che Poste Italiane, il più grande datore di lavoro d’Italia, non paghi lo straordinario ai suoi postini precari? Sembrerebbe proprio di sì dalle molteplici testimonianze raccolte da Carmine Pascale, uno dei tantissimi giovani precari alle dipendenze del gigante gialloblù che, suo malgrado, ha sperimentato sulla propria pelle cosa significhi lavorare numerose ore in più rispetto a quanto pattuito senza essere pagato. Pascale, che lo scorso giugno aveva ottenuto il riconoscimento degli straordinari effettuati da parte del Tribunale di Pistoia all’esito di istanza di ingiunzione richiesta e ottenuta in suo favore dagli avvocati Rocco Bruno e Gerarda Pennella, criticando frattanto l’atteggiamento, a suo dire, accomodante dei sindacati nei confronti dell’azienda, ancora una volta intende rivelare la condotta compiacente di questi ultimi.
Ai fini dell’assunzione in Poste Italiane S.p.A. con contratto a tempo indeterminato il lavoratore è tenuto alla sottoscrizione di un verbale di conciliazione in sede sindacale con espressa rinuncia a qualsiasi pretesa nei confronti dell’azienda relativamente a precedenti rapporti di lavoro intercorsi.
A questo punto, entrano in gioco i sindacati che si spartiscono la torta e il primo passo non può non prescindere dal canalizzare l’attenzione dei potenziali associati. Come? Attraverso i vari specchietti per le allodole, una miriade di gruppi e chat sui social network create ad hoc per facilitare il contatto con migliaia di lavoratori. Nei giorni appena trascorsi, in una di queste chat, contenente ben 553 partecipanti interessati alle assunzioni in provincia di Roma, il referente di un noto sindacato, si prestava, forse con genuina inconsapevolezza, a mettere in luce l’utilità marginale della rappresentanza sindacale in azienda, rivolgendosi così alla platea di lavoratori: «Come recita l’accordo sulle politiche attive del 3 agosto 2021 […], l’assunzione è subordinata alla sottoscrizione del verbale di conciliazione […]. La C. sarà lieta di accompagnarvi durante questo passaggio e durante il percorso lavorativo».
Ora, sarebbe interessante capire se in sede di conciliazione finora i lavoratori avessero compreso l’oggetto delle rinunce del verbale, come, ad esempio, il compenso in caso di ore lavorate in eccedenza. La risposta del sindacalista C. ancora una volta è emblematica: «Il lavoratore viene preventivamente informato su quello che firma, sta a lui poi valutare se accettare un contratto a tempo indeterminato a fronte delle ore che non gli sono state erogate da precario».
È una commedia? È una tragedia? O entrambe? Un giuoco delle parti viziato da violenza morale dove a rimetterci è il più debole. Senza idee, malleabile e svuotato della sua funzione originaria: se questo è un sindacato… è lecito chiedersi in quale modo possa assicurare la pienezza di tutela del lavoratore che appare sempre più come un vaso di coccio tra vasi di ferro.
Lasciare un commento
Per commentare registrati al sito in alto a destra di questa pagina
Se non sei registrato puoi farlo qui
Sostieni la Fondazione AgoraVox