Pontida e la morte di Leonida: la de-europeizzazione dell’Europa.

"Difficilmente si può immaginare qualcosa di più anti-europeo dei pubblici giuramenti di fedeltà al Capo in cui si esibiscono, ad ogni occasione, leghisti e berlusconiani".
Amo la letteratura anglo-indiana, i falafel, l'arte africana e la scultura eschimese e so quali crimini gli europei abbiano commesso nei confronti di altre popolazioni in ogni angolo del pianeta. So anche che devo tutto quel che ho scritto fin qui proprio al mio essere europeo. Alla capacità di dubitare, e quindi confrontarsi con le altre culture, che dell' europeo è la vera e peculiare caratteristica, e all’attitudine europea a guardare con occhio critico alla propria storia; a non credere, da Erodoto e Tucidide in poi, all'esistenza di un disegno immanente dietro le vicende umane.
Da europeo, visceralmente e, soprattutto, razionalmente tale, non dedico troppi pensieri al pericolo di un’islamizzazione dell'Europa, spauracchio delle nostre destre più isteriche; la vedo improbabile, per iniziare e, in più, non sono affatto sicuro, e spero che me lo dimostrino i paesi del Nord Africa e del Vicino Oriente nei prossimi anni, che sia impossibile far convivere democrazia e laicità dello Stato, le idee cardine dell'europeità, con l'islam. Difficile, certo, ma non più di quanto sia stato farle nascere e fiorire nelle nostre già cristianissime, e soprattutto cattolicissime, società.
Quel che mi spaventa, che mi preoccupa per il futuro mio e dei miei figli, è il processo di de-europeizzazione che, con caratteri diversi tra i vari paesi, sta avvenendo un po' ovunque nel continente.
Una malattia, il cui sintomo più evidente è il successo generalizzato di partiti e movimenti xenofobi, che è già in una fase particolarmente avanzata in Ungheria, paese che si sta trasformando quietamente in uno stato tribale fondato sull'etnia, e in Italia, dove circa metà della popolazione sta accettando il ritorno della politica all'età del ferro; ad un passato pre-classico e, per definizione, se all'aggettivo europeo si dà un significato non solo geografico, pre-europeo.
Addirittura anti europeo, contro ogni idea che abbia reso l'Europa altro che una propaggine boscosa dell'Eurasia, è quel che mettono in scena i nostri partiti di governo in questo periodo.
Non parlo solo dello spettacolo offerto a Pontida dai militanti leghisti che, tra elmi cornuti pseduo-vikinghi e spadoni fantastico-celtici, hanno messo in scena la loro adorazione per tutto quel che, di europeo, è stato irrilevante nel fare l'Europa.
Quei poveretti, quei diseredati spirituali, se davvero avessero voluto omaggiare i loro gloriosi antenati, avrebbero dovuto far indossare dei pepli greci alle loro reginette di bellezza ed acclamarle agitando dei gladi romani, ma, il povero Byron piange nella sua tomba, anche se sappiamo già quali disastri abbia prodotto il romanticismo malinteso alla tedesca, c'è da sperare che la sua scopiazzatura Padana, il nazismo alla pummarola della Lega, non vada oltre il ridicolo e il patetico.
Da prendere invece terribilmente sul serio, anche perché domina ormai da decenni la politica italiana, è quello che viene definito, con una parola francamente orribile, leaderismo.
Difficilmente si può immaginare qualcosa di più anti-europeo dei pubblici giuramenti di fedeltà al Capo in cui si esibiscono, ad ogni occasione, leghisti e berlusconiani; nulla di meno europeo che vedere degli adulti, dei parlamentari addirittura, che sentono il dovere di anteporre un “Berlusconi non si discute” o un “la Lega ha un capo” a qualunque parere offrano, su qualunque questione, davanti alle telecamere. Che si affrettano, anzi, a garantire di non avere alcun parere proprio, di essere meri portavoce, perché anche alla fedeltà al Capo hanno sacrificato qualunque pensiero autonomo ed è l’opinione del Capo l’unica che conti; sua e solo sua la verità.
Un atteggiamento che gli antichi greci avrebbero definito asiatico; l’esatto contrario della fiducia socratica nella ragione d’ognuno.
Un’Europa di berlusconiani o, peggio ancora, frantumata in mille padanie ognuna col proprio ducetto sarebbe spiritualmente morta; dopo aver resistito al dispotismo dell’Idea, che fu il penultimo assalto alla Ragione, sarebbe finalmente caduta preda dell’orientale dispotismo del sovrano.
Verrebbe da dire che Leonida ed i suoi sarebbero morti invano.
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