• AgoraVox su Twitter
  • RSS
  • Agoravox Mobile

 Home page > Attualità > Società > Poletti, lo Stato Sociale e la scomparsa del conflitto

Poletti, lo Stato Sociale e la scomparsa del conflitto

In Italia la disoccupazione giovanile è al 40,1%. La Calabria nel 2016 è stata la regione d'Europa con più giovani disoccupati, il 58,7%, con la Sicilia e la Sardegna poco più indietro - rispettivamente al 57,2% e 56,3%.

Eppure ancora ci ronzano nelle orecchie le parole del Ministro del lavoro Poletti, che qualche settimana fa ha spiegato ai giovani italiani che giocare a calcetto è meglio di mandare curriculum, almeno ci si fa una rete di conoscenze. Poletti non è il primo né l'ultimo politico italiano a ostentare insofferenza e disprezzo verso i giovani di questo paese. Certo, dichiarazioni del genere sono seguite da qualche effimero moto d'indignazione; ma quello che fatica a innescarsi è il conflitto, l'aperta contestazione politica nei confronti di ciò che Poletti esprime, ossia la classe al potere. Sembra che la soglia di sopportazione del conflitto in Italia si sia abbassata fino alla scomparsa del conflitto stesso dalla società. Diceva qualche giorno fa Wu Ming 1 a Bologna che "smontare un tornello oggi è come gambizzare Montanelli negli anni '70". E quando il conflitto è rimosso dal discorso pubblico, ogni pratica conflittuale diventa semplice eresia.

Da dove ripartire per ristrutturare un dibattito nazionale così sterilizzato in una direzione conflittuale, cioè costruttiva di alternative? La retorica dello scontro generazionale, cavalcata anche dai principali partiti politici, offre una comodissima scorciatoia. Peccato che la precarietà - economica ed esistenziale - sfianchi tutta la società, anche le nostre madri e i nostri padri. È vero che i politici di questo paese hanno reso i giovani "i camerieri d'Europa", ma è stato un atto di violenza di classe prima che generazionale. È fondamentale sottolinearlo. L'espressione "guerra tra poveri" esiste, guarda caso, solo nella lingua italiana; e può prendere mille declinazioni, compresa quella di "giovani" contro "vecchi". Il nodo della contrapposizione rimane così altrove, non affrontato.

 

Se sei giovane in questo paese, da dove ripartire? Forse dall'ammettere che sì, viviamo e perpetuiamo un paese profondamente gerontocratico, ogni volta in cui ci facciamo andare bene le sue strutture di potere gerarchiche, patriarcali, inique; quando crediamo che quello che creiamo debba essere amato da chi il potere ce l'ha (spesso anagraficamente "vecchio", ma non necessariamente) e non da chi ne è privo, altrimenti non faremo strada; e quando in quella strada incontriamo un pari (spesso anagraficamente "giovane", ma non necessariamente) scegliamo di non essere solidale. Al contrario, cerchiamo di sbarrargli la strada per passare prima noi, anziché prendercela con chi è sopra di noi, con l'ingiustizia della struttura nel suo insieme. 

E allora ben venga un'esibizione stonata e politica come quella dello Stato Sociale, l'altro ieri al concertone del primo maggio. Stonata sì, perché la presa in giro della band nei confronti di Poletti esce dal coro di un'ormai consolidata neutralizzazione del conflitto politico e della critica al potere.

Facciamo fiorire degli spazi di critica in tutti gli snodi d’ingiustizia di questo paese fintamente pacificato. Tendiamo la mano ai nostri coetanei, non in nome di una spoliticizzante contrapposizione vecchi/giovani, ma perché sono marchiati generazionalmente da una precarietà che non è caduta dal cielo. Portiamo alla luce un conflitto sociale che è carsico e logora in silenzio giovani, precari, migranti. 

Commenti all'articolo

  • Di Dario Olivastrini (---.---.---.239) 4 maggio 2017 07:02

    Una guerra tra poveri,evidentemente è un dato di fatto dovuto un pò dall’effettivo bisogno pratico ma molto di più dal virus dell’indifferenza molto italiana. La gente,nonostante tutto ancora subisce il fascino dell’incanto politico e neanche gli basta, si coltiva indifferentemente il proprio avere anche se poco, e non guarda oltre cosa avviene.

Lasciare un commento

Per commentare registrati al sito in alto a destra di questa pagina

Se non sei registrato puoi farlo qui


Sostieni la Fondazione AgoraVox


Pubblicità




Pubblicità



Palmares

Pubblicità