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Piccole schegge impazzite tra di noi

Le nostre orecchie e la nostra sensibilità interiore sono assordate, quasi ogni giorno, da notizie, fatti, reati e delitti che si caratterizzano tristemente o per gli eclatanti contenuti, o per la particolare scorza di crudeltà e spietatezza che li avvolge.

In siffatto scenario, di primo acchito, alla luce della loro sempre più massiccia presenza nel nostro paese, siamo indotti a immaginare e ad additare come “rei” gli stranieri immigrati irregolarmente, specialmente i rumeni e gli albanesi, i quali, per la verità, con spavalderia e nell’assoluto dispregio delle leggi e senza alcun rispetto per la vita e i beni delle persone, si rendono talvolta autori d’azioni illecite – furti, rapine, violenze, sequestri - e, spesso, anche d’omicidi.

Peraltro, sebbene le cronache preoccupanti e la ravvicinata sequenza dei gesti delittuosi giustifichino in linea di principio il sentimento di repulsione verso tali figuri, forse non è giusto generalizzare, criminalizzando a tutto campo gli eserciti di forestieri, i quali, carte in regola o non, nella stragrande maggioranza, arrivano in Italia per cercare un lavoro, in molti s’inseriscono correttamente e si rendono utili ai fini della crescita delle attività produttive ed economiche del nostro Paese.

Piuttosto, sulle strade del male e della devianza, non ci s’imbatte solamente in gente venuta da fuori e da lontano; in numerosi casi, i protagonisti sono nati e cresciuti in mezzo a noi, in seno alle nostre normali famiglie. Tanto per citare un esempio, è ancora alla ribalta nella mente, tristissima ribalta, l’episodio di due italici e “civili” bellimbusti, sedici e diciotto anni, i quali, anni addietro, in un paesino del Barese, hanno violentato una ragazzina di soli dodici anni, attirata in una sorta d’agguato, si pensi un po’, da un’amica coetanea.

Giovanissimi, sia i carnefici che le vittime. Al che, come non pensare alle cure e premure intensive ed esagerate, in fatto d’alimentazione e di proteine, con cui si è soliti, oggi, accompagnare la crescita dei ragazzi? Mediante ciò, si ottiene indubbiamente il risultato di un precoce sviluppo fisico delle creature, senza, però, il parallelo avanzamento delle capacità psichiche e dell’equilibrato discernimento.

Non a caso, un tempo, si sosteneva che, fino a una certa età, si “puzza ancora di latte”. Viene, inoltre, da riflettere che ora si usa assegnare un cellulare già ai neonati. La motivazione è quella di tenersi in contatto e stare vicini ai giovanissimi, ma è lampante, in realtà, quanto poco si sta vicini e si vigila: se proprio si trattasse di perseguire tale obiettivo, non basterebbe una tessera telefonica?

Bisogna infine osservare che, quando i comportamenti illeciti dei nostri figli si consumano a scuola, spesso gli insegnanti sono chiamati in ballo e addirittura a risponderne. Ma, noi genitori, non dovremmo essere ancora maggiormente responsabili per ciò che i figli compiono, anche quando sono in classe, a spasso, in giro con gli amici?

Nella concreta quotidianità, succede purtroppo che, per ragioni non sempre valide e imprescindibili, i papà e le mamme, in media, stanno vicini ai figli in misura marginale, parlano raramente con loro, ancor di meno inculcano valori e insegnamenti, nel tempo libero preferiscono magari portarseli appresso nei centri commerciali, alla ricerca di illusori e aleatori strumenti di crescita che fanno moda o tendenza, come playstation, lettori dvd e, giustappunto, telefonini dell’ultimo grido. Invero, una prossimità effimera e senza frutti positivi in chiave di sano e solido sviluppo dei giovanissimi.

Mette conto di riflettere, senza dimenticare gli insegnamenti offertici gratuitamente dalla natura: arboscelli dal robusto dna, come le pianticelle d’ulivo, trovansi piantati, immersi nell’humus del terreno, non a soli, ma affiancati a resistenti e dritti paletti che ne seguono e correggono le fasi della crescita. È un accostamento ideale, e però, nel rapporto fra genitori e figli, è utile che avvenga altrettanto e ancora di più.

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