Home page > Attualità > Cronaca > Per combattere la mafia servono testimoni credibili, soprattutto in (...)
Per combattere la mafia servono testimoni credibili, soprattutto in politica
Agrigento 14 luglio 2010: fiaccolata contro la mafia. Per combattere la mafia servono testimoni credibili, soprattutto in politica
La “Giornata della liberazione”, organizzata dalla Provincia Regionale di Agrigento, dal Comune di Agrigento e da quello di Campobello di Licata per ringraziare le forze dell’ordine e la magistratura, che, con il loro impegno, hanno assestato duri colpi alla criminalità organizzata, come l’arresto del mafioso latitante Giuseppe Falsone in Francia, rappresenta un momento importante di mobilitazione ma anche di riflessione.
La storia del nostro Paese è ricca di episodi che dimostrano come, su ogni aspetto della sua vita sociale, ci sono stati uomini e donne, apparati e strutture che sono stati parte e controparte nella lotta di liberazione dalla mafia, dalla criminalità finanziaria, dai colletti bianchi.
Uomini dello Stato che hanno perduto la vita per questo ideale, uomini dello Stato che questo ideale hanno sporcato facendosi complici di tutte le espressioni di antistato che, nel corso di questo tempo, hanno scritto le cronache giudiziarie e giornalistiche.
Lunedì c’è stata una parte di questo Stato che ha dato celebrazione ad un fatto: l’assegnazione a Favara di un bene realizzato per via criminale, estorto alla comunità che, adesso, ritorna ad essa per le vie legali.
Vi ritorna perché un uomo semplice ma di profondo intelletto, un uomo onesto e politicamente corretto – con l’allora ministro Rognoni – ha dato vita proprio alla legge sulla confisca dei beni mafiosi per farli ritornare a quella comunità che, per la presenza mafiosa, ha subìto un danno morale, economico e sociale.
Parlo di Pio La Torre.
A lui penso ed a lui voglio dedicare l’attenzione di chi oggi, in rappresentanza collettiva, interpreta lo Stato di diritto, quello Stato che vince, non sempre, nella guerra tra il bene ed il male.
Una guerra che si può vincere se la società venisse bombardata da antibiotici e vitamine di legalità lungo il percorso cognitivo e formativo dei bambini, dalla famiglia alla scuola alla società.
La repressione da sola non può farcela serve la prevenzione e, quindi, serve vaccinare sin dall’età infantile, questa nostra comunità fortemente condizionata dalla presenza mafiosa che è stata persino capace di produrre una stratificazione sub culturale cha appartiene quasi al costume ed al linguaggio di tante quote giovanili consegnate alla criminalità dall’assenza di lavoro e di reddito, dalla voglia di apparire forte e protagonista, anche, del piccolo campione negativo di una società che testimonia poco e che abbisogna ancora di eroi.
Lasciare un commento
Per commentare registrati al sito in alto a destra di questa pagina
Se non sei registrato puoi farlo qui
Sostieni la Fondazione AgoraVox