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Paolo Calabrò

Paolo Calabrò

Laureato in scienze dell'informazione e in filosofia. Gestisco il sito ufficiale in italiano del filosofo francese Maurice Bellet. Collaboro con le riviste online «AgoraVox.it»«Pagina3», «Filosofia e nuovi sentieri» e «Mangialibri». Ho pubblicato: C'è un sole che si muore (a cura di, con Diana Lama, ed. Il Prato, 2016); L'intransigenza. I gialli del Dio perverso (ed. Il Prato, 2015); La verità cammina con noi. Introduzione alla filosofia e alla scienza dell'umano di Maurice Bellet (ed. Il Prato, 2014); Le cose si toccano. Raimon Panikkar e le scienze moderne (ed. Diabasis, 2011).

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  • Primo articolo giovedì 07 Luglio 2010
  • Moderatore da sabato 07 Luglio 2010
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Ultimi commenti

  • Di Paolo Calabrò (---.---.---.133) 11 settembre 2010 13:51
    Paolo Calabrò

    Gentile lettore,
    trovo la Sua impostazione singolarmente corretta (non accade spesso). Sono con Lei, per la verità. Quindi: diciamo che io non so niente di complotti ultrastatali e internazionali; la domanda è semplicemente: perché col nucleare le notizie vengono sistematicamente nascoste, mentre quelle sulle fughe di gas si vengono a sapere subito? Converrà con me che, evidentemente, c’è una differenza nella pericolosità, e di conseguenza nel modo di trattarle. Io sono per la verità: quelle che riporto e che commento sono notizie di cui vengo a conoscenza tramite i giornali: se poi pensiamo che «The Voice of Russia» menta apposta (e con esso tutti gli altri che spesso mi trovo a citare), allora è un altro discorso. Ma - Le ripeto: le teorie della cospirazione globale non sono il mio genere.
    Ove poi si trattasse, appunto, di valutare più obiettivamente certi fatti, ben vengano il dubbio, la critica, perfino la confutazione: se il nucleare fa bene alla salute e costa meno... chi vorrebbe privarsene? Sarei il primo a voler farmi furbo.
    Grazie per l’attenzione

    p.s. Ho scritto una ventina di articoli sull’argomento: possibile che non ci sia niente di vero?

  • Di Paolo Calabrò (---.---.---.242) 10 settembre 2010 11:28
    Paolo Calabrò

    @IANNELLI:
    Provando a riassumere il suo commento, quello che non ho capito è se Lei sostiene che il prof. Miserotti dica cose false, oppure se ritiene che sì, è vero che il nucleare porta tumori e leucemie a pioggia, ma è disposto ad accettarli pur di risparmiare sul costo dell’energia (due posizioni entrambe legittime, pur di motivarle).
    Per parte mia, preferisco la salute al risparmio: sa, di leucemia economica (povertà) si stenta, ma di leucemia fisica si muore.
    Grazie per l’attenzione

  • Di Paolo Calabrò (---.---.---.242) 7 settembre 2010 10:37
    Paolo Calabrò

    Bel pezzo, complimenti. Prenderei spunto dalla tua frase «Un’Italia che vuol evitare il nucleare» per commentare: Un’Italia che ha capito quanto il nucleare sia superfluo ed economicamente sconveniente. Un’Italia che sa dare il buon esempio (come la Provincia di Bolzano, che già oggi produce il 96,7% dell’energia dalle rinnovabili) e che ambisce a riprodurlo su tutto il territorio nazionale. Un’Italia che oggi può dire ai nuclearisti, teorici del "ritorno" al nucleare, che al loro ritorno troveranno un paese e un panorama energetico diverso da quello degli anni ’70. Solo 5 anni fa si diceva: "le rinnovabili sono il futuro". Oggi sono il presente.

  • Di Paolo Calabrò (---.---.---.242) 1 settembre 2010 17:36
    Paolo Calabrò

    Gentile Enrico Usvelli,
    provo a rispondere brevemente punto per punto alle Sue spiegazioni, precisando che lo spirito è sempre lo stesso: non cioè quello di difendere, bensì di comprendere. Forse il titolo dell’articolo può esser fuorviante a questo proposito: nessun partito preso, dunque; se non per la libertà d’opinione.
    Ordunque:
    1) Se Pontifex ha commesso reati, se ne interessi la magistratura;
    2) Pontifex non parla a nome della Chiesa (come giustamente Lei rileva, la Chiesa dovrebbe in primo luogo accreditarlo come proprio portavoce), ma sostiene di operare per la propaganda della vera fede (ambizione che era già di Agostino). I redattori lo fanno a proprio nome e sfidano chiunque a scovare eventuali errori rispetto al Magistero. Si fondano sulla forza dell’autorità della Chiesa, della quale commentano il dettato. Non si ritengono detentori di saperi speciali né portatori di virtù morali particolari, né portavoce ufficiali di chicchessia.
    3) Il dialogo è una possibilità (e io credo una necessità), ma non un obbligo. Non si può costringere al dialogo chi non vuole dialogare. E allora? Come ho segnalato, io ho scritto anche a loro sfavore, e anche sul loro sito, senza incorrere in alcuna censura (ultimamente hanno dato un giro di vite alla regolamentazione: ora i commenti vengono moderati, e vengono cancellati quelli apertamente oltraggiosi o fuori argomento; prima semplicemente era proibito inserire link esterni al sito). I commenti su Pontifex contrari alla redazione sono tanti e tali che una volta un utente ha osservato: “sembra che questo sito venga frequentato più dai detrattori che dai sostenitori”. Il sito è pieno di commenti sfavorevoli, ben visibili in quasi tutti i post. (A tutti coloro che si ritengono vittime della censura di Pontifex: si apra un blog - è gratuito - in cui si postano i commenti censurati da Pontifex. Si avrà così una percezione reale della portata della censura operata).
    In conclusione: se, come Lei dice, sono state imbastite “tutte una serie di accuse non vere”, allora si denuncino puntualmente le falsità, a beneficio della verità e dell’informazione.
    C’è chi li ritiene oscurantisti, mentre loro ritengono malsana quest’epoca. Ho già preso abbastanza le distanze da poter affermare qui che - al di là anche del modo di esprimersi - tutti i torti non credo che ce li abbiano.
    Grazie per l’attenzione

  • Di Paolo Calabrò (---.---.---.242) 1 settembre 2010 15:35
    Paolo Calabrò

    Gentile Sandro Storri,
    credo che alla base ci sia un equivoco. Le cose che cita Le sembrano offese, e dal Suo punto di vista sembrerebbe aver ragione. Il problema non è questo (se anche consentissi, a cosa gioverebbe?), ma è capire cosa intendono dire loro. Che parlano certamente in italiano, ma hanno una mentalità tanto diversa da quella - diciamo così - “comune” da risultare a volte incomprensibili.
    Prendiamo ad esempio il “caso Nichi Vendola”: quelle che possono sembrare a tutta prima ingiurie gratuite e sovraccariche, possono essere ricondotte all’evangelico “colui che dà scandalo sarebbe meglio se non fosse mai nato”. E ancora: “meglio che si leghi una pietra al collo e si getti in mare”. Posso anche dissentire (e dissento) sull’interpretazione, ma chi applichi alla lettera queste parole, concluderà a proposito di Vendola: Vendola è un omosessuale dichiarato; l’omosessualità è bollata dalla Bibbia come “depravazione”, qualcosa che “rende l’uomo simile alle bestie”; Vendola (come tutti gli omosessuali) è (eticamente) un mostro (e un depravato).
    Non c’è nessuna offesa. Per chi applica questo schema mentale, si tratta di una pura constatazione, la mera traduzione in parole di uno stato di fatto. Di più: non dirlo sarebbe reticenza, ove non addirittura apostasia. È un modo di pensare, molto più strutturato, cogente e in buona fede di quanto si potrebbe esser spinti a ritenere a una prima occhiata.
    Ricordi inoltre che la Chiesa cattolica sta ancor oggi cercando a fatica di liberarsi dal suo proprio antisemitismo interno (fino a pochi anni fa la Chiesa cattolica romana pregava pubblicamente per i “perfidi ebrei”). È un problema storico, non contingente; della Chiesa tutta, non di Pontifex. Del resto, sul giornale si esprimo illustri prelati ad oggi in carica, non ragazzetti in vena di guasconerie a sfondo religioso. La questione riguarda una interpretazione del cristianesimo, non un atteggiamento giornalistico. Al di là di ogni giustificazione, capire questo può già servire a impostare un eventuale dialogo (ma anche solo a comprendere il fatto in sé) su un piano di parità.
    Non dev’essere divertente - essendo omosessuale - sentirsi apostrofare, per ciò stesso, “depravato”. Ma, a parti inverse, anche loro - cui si dà nel migliore dei casi, del “bigotto” - si sentono offesi. Loro magari si ritengono cristiani nel senso più virile del termine (fino a sostenere la bontà delle crociate!), e poco si immaginano a paragone con una vecchietta ignorante che recita inconsapevolmente il rosario in latino. Loro sostengono di riportare la retta dottrina, e lo fanno a beneficio di questa propaganda, non a detrimento delle categorie bersagliate. Le categorie bersagliate sono quelle bersagliate dalla Bibbia: omosessuali, divorziati ecc. ecc. Loro non ce l’hanno con gli omosessuali in quanto tali: se la “retta dottrina” se la prendesse per qualche motivo con i venditori di angurie, loro si scaglierebbero contro questi ultimi. Per amor di verità. Niente di personale.
    Se l’oscuramento di Pontifex sia un atto dovuto da parte delle autorità competenti, non saprei dirLe. Non spetta a me decidere. Così come non mi sembra che Pontifex sia il quotidiano più pacifico e moderato che abbia mai letto; ma che istighi all’odio, non mi spingerei ad affermarlo.
    La richiesta di oscurare Pontifex non è una richiesta anticattolica: non tutti i cattolici pensano e parlano come Pontifex (io ne sarei un esempio). È però una richiesta antidemocratica, nella misura in cui Pontifex non delinque in alcun modo.
    Come ho cercato di evidenziare, Pontifex non è un giornale omofobo. Né razzista: non ho mai letto commenti razzisti, ma solo strali contro le altre religioni (anche la Fallaci, negli ultimi tempi, si arrabbiava con chi le dava della razzista: “non sono razzista - diceva - io non me la prendo con gli arabi, ma con i musulmani. La mia è una questione di religione, non di razza”). E non è più antisemita di quanto lo sia (nel suo complesso, che è perennemente in itinere) la stessa Chiesa di Roma.
    Cordiali saluti (e grazie per l’attenzione)

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