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Omicidio/suicidio nel sistema

Quella che segue è una storia fittizia ma anche reale...

Giornata afosa. Passo il tempo a meditare sul concetto di precarietà. Chi ha diritto di decidere sul mio benessere esistenziale? Chi ha diritto di decidere quanto e se io valga? Nessuno, e nessuna meritocrazia.

Ho lavorato per tempo per dei padroni, il mio compito era quello di vendere i prodotti dell’azienda per arricchire il loro profitto e ottenere qualche moneta per vivere, pagare l’affitto, pagarmi le cibarie, determinare il mio stato di vita in questa società.

Io lavoro, arricchisco il capitale del padrone, e ciò che mi viene retribuito è una piccola insignificante percentuale ma che mi permette di sopravvivere.

In questa società, ove il costo della vita è elevato, ecco persone che speculano sullo stato di necessità altrui, ecco il sistema che avanza, avanza ed avanza.

Un giorno quel lavoro, certo non ero opeario, non lavoravo nelle miniere, non asfaltavo strade, ma era pur sempre un lavoro, lo perdo. Vengo licenziato!

Il padrone non aveva più bisogno della mia opera. No. Mi ha sfruttato fino a quando ne ha avuto necessità poi via, un bel calcio nel sedere, solita lettera formale, un pezzo di carta che mi priva del lavoro.

Ho perso il lavoro! Ed ora?

Dovrò ammortizzare la mia esistenza con la disoccupazione. Ma la disoccupazione finirà prima o poi. E dopo? Come devo fare?

Sento parlare di lavoratori licenziati che pur di portare a casa un pezzo di pane per sfamare la propria famiglia si sentono dire c’è la crisi, se vuoi lavorare queste sono le condizioni, lavoro oltre ogni regolamentazione e diritto e sottopagato!

Beh c’è la crisi. La solita storia della crisi. La crisi inventata dai padroni per rendere ancora più flessibile il mercato del lavoro, trasformare l’uomo in merce e sfruttare ancor di più l’uomo. Pensa sento anche dire che vogliono modificare l’articolo 41 della Costituzione. Si Cesare... Berlusconi e l’arpia Tremonti. Ma questa proposta ora è stata formulata in appello anche dalla fondazione della Gelmini... Vogliono ancora più libertà per arricchire il loro profitto.

Inventano la crisi, massacrano i lavoratori e si modificano le regole a loro compiacimento... tanto c’è la crisi quindi c’è un prezzo da pagare.

Una volta il diritto del lavoro era caratterizzato da un principio consistente nel fatto che era il lavoro che si adeguava all’uomo, oggi è stato ribaltato è l’uomo che si adegua al lavoro!

Disperazione.

Disperazione.

Cosa faccio ora? Come vivrò? Devo andare via da questo paese? Ma perché andare via? Perché lasciarlo totalmente in mano ai padroni? No non è giusto. Non è giusto.

Passano i mesi, la disperazione aumenta. Non riesco a trovare lavoro. O meglio un lavoro ove non venga totalmente sfruttato, ma questa storia della crisi è una tragedia per noi oppressi.

Sudo. Ho caldo.

Siamo in piena estate. Oggi è una giornata più calda del solito.

Le mie facoltà mentali sono inibite.

Provo sentimento di rabbia, di frustazione, di odio.

Basta. Devo farla finita. Basta.

Lacrime di rabbia scorgono sul mio viso. Sono un fiume di rabbia.

Ma ora non provo più alcuna emozione.

Ho incontrato per caso i padroni. Ho visto che viaggiano con le loro belle auto.

Vestiti all’utltima moda.

Io ho la barba lunga, sono depresso, ho i soldi giusti giusti per pagare l’affitto e mangiare.

Ho fame. Ho fame di giustizia sociale. Ho sete. Ho sete di giustizia sociale.

Sono contro la violenza. Credo nella rivoluzione non violenta, quella dell’amore.

Ma ho tanta rabbia dentro. Ho rabbia.

Decido di uscire, passeggio per le vie di questa città vuota. Tante finestre chiuse, anziani abbandonati a se stessi nella loro triste solitudine. Vedo tante persone provenienti da altri paesi sedute sugli scalini della chiesa a chiaccherare. Vedo anche un giornale aperto abbandonato su una panchina.
Sembra che quel giornale sia stato lasciato li per me.

Lentamente, con il sudore che offusca la mia vista cerco di avvicinarmi verso quella panchina. Ho una strana sensazione. Non capisco.

Mi siedo lentamente. Mi guardo intorno. Poggio le mie mani sulla fronte. Sudo.

Leggo il seguente spezzone di articolo:

Uccide due ex datori di lavoro e si suicida Era stato licenziato sei mesi fa
MASSAROSA (Lucca) - Sei mesi fa era stato licenziato dall’azienda per cui lavorava come rappresentante. Oggi pomeriggio è tornato e ha ucciso l’amministratore delegato e il responsabile delle vendite all’estero della ditta, poi si è tolto la vita. L’assassino si chiamava Paolo Iacconi e aveva 51 anni. Le vittime sono Luca Ceragioli, 48 anni, e Jan Frederik Hillerm, 33 anni. Quest’ultimo, tedesco residente ad Altopascio, era da venti giorni padre di una bambina.

L’uomo si è presentato nella sua ex ditta, la Gifas-Electric di Massarosa (Lucca), per un appuntamento con la direzione. Oggetto dell’incontro, secondo indiscrezioni, la richiesta di discutere di un’eventuale collaborazione con i suoi ex datori di lavoro, anche se potrebbe essersi trattato solo di un pretesto. In base a una prima ricostruzione, dopo aver preso un caffè con le vittime nell’ufficio dell’amministrazione, Iacconi ha esploso quattro o cinque colpi di pistola - probabilmente una calibro 7.65 tirata fuori dalla borsa - uccidendole, e poi si è barricato nella stanza dando fuoco a una parte dell’ufficio con la benzina che aveva portato con sé in una bottiglietta. All’arrivo della prima volante e della prima pattuglia di carabinieri l’uomo ha rivolto la pistola contro di sé e si è sparato alla testa.


Leggo tutto di un fiato. Sembra la mia storia. Forse è la mia storia.

Forse è la storia di chi si è sentito sfruttato per anni e poi il senso di rabbia lo ha portato ad uccidere i suoi padroni ed a togliersi la vita.
Nel giornale il lavoratore è chiamato assassino!

Ma chi è il vero assassino? Lui o il sistema?

Con impeto di furore straccio quel giornale. Lo sento accartocciare lentamente tra le mie mani. Lo riduco in una pallina. Mi alzo e lo getto. Ed urlo: Via , via, via.

Troppo facile giudicare. Troppo facile condannare.

Mi guardo intorno.

Non è la mia storia, non sarà la mia storia. Non mi priverò della vita per colpa degli oppressori. La mia rabbia dovrà diventare benzina da gettare sul fuoco della ingiustizia sociale. Si dovrà elevare una gran fiamma che arderà tutto questo schifo di sistema.

Brucerete nella vostra ipocrisia, nelle vostre menzogne, nella vostra falsa ricchezza. Brucerete. Ma non sarà la violenza, sarà l’amore per la giustizia sociale a condurre alla piena affermazione della rivoluzione.

Penso alla rivoluzione. E sorrido.

Ho sorriso.

M&G
 

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