Noi giovani e la paura del futuro

Ormai, con il 2011 che volge al termine, si avvicinano i tempi di bilanci dell’anno appena passato e di pronostici o buoni propositi per l’anno nuovo. Sono tempi duri in Italia. Cosa fare, quindi, per tornare a respirare? Gli italiani, diceva Benigni, danno il meglio di loro nei momenti di difficoltà. Ma cosa possiamo fare davvero per uscire e toglierci quest’incubo della crisi? Dovremmo pensare a questa sfida del governo provvisorio, della sfiducia che ci circonda e che si respira nelle nostre strade, come a una lunga partita, piena di insidie, e dobbiamo farlo con il coraggio che ci ha contraddistinto nei secoli della nostra storia. Dobbiamo basarci sui nostri punti di forza, ricostruire, ristrutturare, e poi riattaccare il mercato Internazionale, ricominciare a far sentire la nostra voce.
Credo che dovremmo, prima di tutto, partire dalle basi: la scuola Italiana, mai così decadente.
Da studente quale sono mi sento di dire: la scuola sta diventando noiosa, non ci sono mai novità, sempre studio, che dopo un po’ logora. Se invece si provasse a far sbocciare i talenti italiani attraverso qualche azione come per esempio quella lanciata dal “Corriere della Sera”, “Il sole 24ore” e “Quotidiano.net” del “Quotidiano in classe”? L’iniziativa consiste nel costituire una redazione giornalistica nella tua classe, dove, ogni settimana, vengono trattati argomenti di attualità dati dalle testate giornalistiche e si possono condurre inchieste in cui esprimi i tuoi pareri attraverso articoli, foto o video. E’ un’idea lodevole perché, per quanto mi riguarda, ha riacceso un fuoco e una passione, quella per il giornalismo, che a causa del costante studio e della persistente pressione del liceo avevo perso. A volte i migliori “cervelli” sono anche i più ribelli e i meno attratti dallo studio scolastico e più dallo studio “stimolante”, e il rischio è quello di perderseli per strada.
Per quanto riguarda il fronte del lavoro sono gli adulti a dovermi dare una risposta: è davvero così difficile trovare un lavoro? E’ possibile che ai giovani vengano tagliate le ali e le pensione siano diventate un’utopia? Perché è successo tutto questo? Penso che se si riuscisse a trovare risposte vere e giuste a queste domande si potrebbe trovare il marcio e ripartire. Un esempio di realtà lavorativa e creativa in Italia è stato dato, all’indomani della morte di Steve Jobs, da Antonio Menna, che ha descritto un’ipotetica vita del genio della “Apple” in provincia di Napoli e del probabile fallimento della sua impresa dovuto alla rigorosità dello stato, agli aguzzini, e alle organizzazioni criminali -.Dove vogliamo andare se non siamo disposti a rischiare, a puntare qualcosa sui giovani?
Sapete qual è la cosa che più mi spaventa? Noi giovani non abbiamo paura delle persone più adulte, non abbiamo paura di lavorare, non abbiamo paura di sudare per le nostre conquiste o valorizzare le nostre imprese; noi abbiamo paura del nostro futuro, e a nessuno sembra importare niente. A partire dal 2012 dovremmo ricominciare a fare progetti, quelli veri, quelli solidi. Dobbiamo credere in quello che facciamo, perché quando c’è un popolo unito, un popolo che crede in una ricostruzione, in un rinnovamento, non c’è crisi che tenga.
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