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Nel limbo di irregolarità e ricattabilità per mano dei decreti flussi

Accedere all’unico canale di ingresso regolare nel nostro Paese può arrivare a costare tra i 10 e i 13mila euro. Agenzie e intermediari reclutano candidati alla migrazione inconsapevoli dei meccanismi astrusi o dei requisiti. Una volta arrivati rischiano di non trovare il datore di lavoro e quindi ottenere il permesso di soggiorno. Come non funziona il sistema e chi ne trae profitto.

di Maria Tavernini e Alessandro Di Rienzo

“Apri Instagram e cerca: decreto flussi”. A metà aprile Luca Oliviero, operatore della Cooperativa Dedalus, mostrava una serie di video in lingue orientali o dialetti nordafricani dell’arabo che sponsorizzano l’opportunità di raggiungere l’Italia. All’espletamento della documentazione necessaria ci pensano loro, convinti e convincenti faccendieri: basta contattarli. “Sapete nel 2022 alla prefettura di Napoli quanti contratti di lavoro sono stati siglati su 11.695 nullaosta d’ingresso? Sei”, cadenzava lentamente. E i restanti 11.689? “Buona parte di quelle persone sono nelle campagne a Nord di Napoli o nel casertano a lavorare la terra in condizioni di schiavitù, o nell’edilizia, costretti a ripagare un debito contratto per poter venire qui”.

A inizio giugno, poche ore prima della chiusura della campagna elettorale per il Parlamento europeo, la presidente del consiglio Giorgia Meloni ha denunciato alla procura nazionale antimafia le anomalie nella procedura denominata “decreto flussi” sostenendo che la “criminalità organizzata si sia infiltrata nella gestione delle domande” per l’ingresso in Italia di lavoratori stranieri.

“Il messaggio trapelato faceva passare i migranti come corresponsabili della truffa subìta -commenta Alberto Guariso, avvocato dell’Associazione studi giuridici sull’immigrazione (Asgi)-, è un grosso errore pensarlo”.

“Abbiamo informazioni parziali dai racconti delle persone intercettate dai nostri servizi, storie diverse che variano dai contesti e dalle risorse di cui il lavoratore migrante dispone, sia in termini di informazioni e reti sociali che di denaro da investire nella ‘scommessa’ dell’immigrazione -racconta Oliviero alla fine della riunione di ‘Buon lavoro’, un progetto di contrasto al caporalato sul territorio campano finanziato da Fondazione Con il Sud-. Esistono agenzie e intermediari che si sono specializzati nel promuovere le opportunità offerte dalle quote del decreto flussi per reclutare potenziali candidati alle migrazioni. Ai lavoratori viene chiesto un anticipo per avviare la procedura che si completa con l’ottenimento di un visto per lavoro (subordinato o stagionale) che consente di entrare legalmente in Italia”.

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Foto di Tim Mossholder su Unsplash

Questo articolo è stato pubblicato qui

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