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Nel Salento, un luglio da sogno nel mito di S. Maria Maddalena

Senza trovarsi propriamente in un celebrato Eden, bensì in un tacco di terra semplice e insieme nobile, è sempre bello ed appagante, non solo per lo spirito, vivere o soggiornare da queste parti.
 
La natura si mostra prodiga e generosa nel dischiudere agli occhi e alle menti le sue magie, chiamate mare d’autentico incanto, coste che sembrano confidare misteri millenari e nello stesso tempo attuali, cielo azzurro intenso, tramonti mozzafiato, punteggiati da sfumature che nessun artista del pennello riuscirebbe a comporre.

 

All’habitat d’intorno, si sommano ricchezze e tesori d’arte, parimenti di grandissimo rilievo e fascino.
 
In un siffatto crogiolo di meraviglie a portata di mano, si tramandano, conferendo ulteriore motivo di ricchezza ed interesse, tradizioni e riti essenziali, sentiti, privi di fronzoli, che, perciò, resistono alle stagioni, anzi ai secoli.

 
Mi piace citare, datata 22 luglio, la rituale festa/fiera di S. Maria Maddalena, in un paesino vicinissimo al mio, vale a dire Castiglione d’Otranto.
 
Negli anni ormai remoti della fanciullezza, l’evento era connotato come “Fiera delle cipolle” e chi scrive era solito parteciparvi, in compagnia dei nonni paterni, raggiungendo Castiglione da Marittima, nelle prime ore del mattino ancora al buio, a bordo di un traino di legno dalle lunghe stanghe e altissime ruote a raggi, tirato da un cavallo robusto e paziente che il conducente doveva, con abilità, frenare con vigore nel tratto in brusca discesa che immetteva alla località.
 
All’epoca, era molto diffuso un proverbio collegato alla ricorrenza: “A Santa Maria Maddalena, va alla vigna e si trova prena”.

Duplice il riferimento sottinteso: ai grappoli che, cucinati dal caldo solare sulle zolle rossissime, erano stimolati ad un’accelerata maturazione, ovvero a qualche giovane donna che, recandosi a lavorare nella vigna e in virtù di incontri e attrazioni amorosi, finiva col trovarsi “prena”, accezione dialettale di pregna.

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