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Né lavoro secondo Renzi, né Reddito di Cittadinanza secondo Grillo

Attraverso la tecnologia attuale, si potrebbe benissimo ridurre drasticamente l'orario di lavoro garantendo un reddito dignitoso a tutti i lavoratori.

Ridefinendo poi lo Stato e diffondendo l'autogestione territoriale e aziende fondate sul social business orientate verso nuovi settori utili all'ambiente e all'insieme della collettività si potrebbe ridurre drasticamente la disoccupazione voluta e indotta dal sistema neoliberista attuale per favorire gli interessi di pochi a scapito dell'intera collettività.

La questione non è di creare lavoro nel senso novecentesco proposto da Renzi, ma di creare opportunità di sostentamento nell'ottica di una società fondata non più sulla competitività e sull'individualismo, ma sulla solidarietà e sul senso di comunità (cardini della Sinistra che quella istituzionale ha da tempo perso per strada).

La questione non è nemmeno di garantire un reddito di cittadinanza, ma di ridistribuire le ricchezze in modo equo tra tutti coloro che le realizzano, così da evitare che un Marchionne percepisca annualmente 25 milioni di Euro esentasse (dato che risiede in Svizzera) all'anno mentre un operaio della FCA in Italia percepisce a malapena 1000 Euro mensili.

La Sinistra poi non nasce soltanto dal lavoro, ma anche dai suoi effetti.

Infatti, fin dai tempi del rivoluzionario francese Babeuf furono contestati i privilegi di pochi (derivanti dal controllo quasi esclusivo della proprietà) a scapito della maggioranza della popolazione.

Detto questo, come venirne fuori?

Non certo votando PD o M5S, partiti che esistono soltanto in funzione elettorale e che non rimettono di certo in discussione il sistema sociale ed economico vigente.

No, ci si riesce riappropriandosi dei territori, togliendoli dalle mani dei partiti e cominciando ad autogestirli senza l'intromissione di opportunisti e squali che li usano per fini del tutto estranei ai veri interessi della collettività.

Ma per fare questo bisognerebbe cominciare ad essere "leoni" e non più "pecore"!

 

Yvan Rettore

Questo articolo è stato pubblicato qui

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