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Moussa Balde: approvata la proposta di intitolargli una via nei pressi del CPR Brunelleschi

La proposta, a firma di Daniela Alfonzi, prevede che sia intitolata una via a Moussa Balde, che si è tolto la vita in isolamento nel centro di permanenza per il rimpatrio (CPR) Brunelleschi di Torino.

di Fabrizio Maffioletti

Moussa Mamadou Balde

La proposta, presentata in Circoscrizione 3, è stata approvata: astenuti i 5 stelle che, tuttavia, si sono impegnati a promuovere l’iniziativa in Commissione Toponomastica che dovrà approvare l’intitolazione.

Il testo della proposta deliberata:

Oggetto: Intitolazione a Mamadou Moussa Balde del giardino di corso Brunelleschi nel tratto tra via Monginevro e via ……..

Detto che
il 23 maggio 2021 il giovane Mamadou Moussa Balde si è suicidato mentre si trovava sotto la tutela dello Stato essendo ristretto presso il Centro di Permanenza per il Rimpatrio-CPR di Torino dove era stato trasferito e posto in isolamento dopo aver subito un violento pestaggio a Ventimiglia;
è in corso un’inchiesta per stabilire le responsabilità della sua morte che la Procura ha ora rubricato come omicidio colposo.

Posto che
la morte del ventitrenne originario della Guinea ha suscitato forte emozione, cordoglio e indignazione per le evidenti mancanze di cura e tutela, rispetto della dignità umana nonché dei diritti della persona vittima di reato che la vicenda ha messo crudelmente in luce;


sia le istituzioni pubbliche, segnatamente la Giunta comunale di Torino e la Garante dei diritti delle persone private della libertà, sia quelle religiose, in specifico l’autorità islamica, quella cattolica e quella valdese, hanno usato parole nette di disapprovazione e di denuncia giudicando la vicenda e l’attività stessa del CPR una ferita per la città, un luogo sottratto allo stato di diritto, che mortifica una storia cittadina che si vuole di inclusione e integrazione;
nel documento a firma di numerose Associazioni di giuristi e giuriste, tra cui Asgi, Legal Team Italia, Giuristi democratici, Osservatorio Carcere Piemonte, Unione Camere Penali Italiane, Associazione Diritti e Frontiere, Associazione A.P.I.-Accoglienza Partecipazione Inclusione Onlus, Strategic LItigation-STRA.Li, sono stati sottolineati i malfunzionamenti, le disfunzioni quando non violazioni del diritto a danno di Mamadou Moussa Balde e che più in generale caratterizzano la gestione della struttura di Torino;
accompagnati dal Brahim Baya dell’Associazione Islamica delle Alpi, nella Moschea Taiba, davanti alla bara di Balde, che paradossalmente l’ha reso persona più di quanto non gli stato riconosciuto in vita, si è svolta la cerimonia funebre officiata dall’imam Said Ait El Jide, alla presenza di rappresentanze di alto livello della Città con l’assessore Giunta, del Comitato Interfedi con il presidente Castellani, della Chiesa cattolica con l’arcivescovo Nosiglia, della Comunità ebraica con la vice presidente Franca Mortara, della Chiesa valdese con la pastora Maria Bonafede e che pur con toni e accenti diversi è hanno unanimemente sottolineato i limiti delle politiche europee e la necessità di superare l’attuale normativa nazionale in tema di immigrazione.

Considerato che
nella storia emblematica di Mamadou Moussa Balde possiamo leggere quella di tanti giovani che partono dalla loro terra per desiderio di scoperta, di avventura, di conoscenza, di studio, per avere opportunità diverse, per migliorare la loro vita e aiutare i famigliari e che la libera circolazione delle persone è considerato un diritto insopprimibile ingiustamente condizionato dal privilegio del possesso di passaporti che ne consentano o meno il godimento;
nelle parole dello stesso Mamadou Moussa Balde, agghiaccianti alla luce dei tragici avvenimenti successivi all’intervista del 2019, troviamo le ragioni e la speranza di un futuro a tanti giovani poi a lui negato: “… ho deciso di venire in Italia per mettermi in salvo da una situazione molto difficile del mio paese… voglio restare in Italia perché in questo paese ho avuto un assaggio di come la vita può essere bella… nella mia vita vorrei studiare per riuscire a trovare un buon lavoro e vivere bene…”.

Ritenuto che
la nostra città, le coscienze di cittadini e cittadine, non vogliano dimenticare questa dolorosa storia, ma trarne determinazione per realizzare politiche di inclusione;
la nostra città, ultima tappa di un percorso travagliato, ha contratto un debito nei confronti del giovane Balde di cui non si è saputo rispettare i diritti e salvaguardare l’esistenza, accudirne e coltivarne potenzialità utili a noi tutti.
Invita la Commissione toponomastica della Città di Torino
a intitolare il giardino di corso Brunelleschi, nel tratto tra via Monginevro e via …….., a Mamadou Moussa Balde

La Cittadinanza torinese non dimentica e non vuole che Moussa, che l’Arcivescovo Nosiglia in occasione della cerimonia funebre interreligiosa del 23 giugno scorso ha definito: “una persona provata dalle difficoltà della vita, che ha subito violenza, ingiustizia, fino alla morte”, venga dimenticato.

Questo articolo è stato pubblicato qui

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