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Morire di carcere: dal 2000 859 suicidi di detenuti

Purtroppo a Regina Coeli ci sono stati due suicidi in 24 ore.

Quanto avvenuto impone di fare il punto della situazione relativamente ai suicidi nelle carceri italiane. Nel 2014 sono stati 43 e nel 2015, fino ad ora, sono stati 21.

Quali le cause di questo numero elevato di suicidi in carcere? Secondo il Sappe, il sindacato della polizia penitenziaria, la principale causa deve essere individuata nell’insufficiente numero di agenti di questa polizia.

Di tali problematiche si occupa Francesca Buonfiglioli in un articolo pubblicato lettera43.it.

Per quanto riguarda i dati, occorre aggiungere che, dal 2000 ad oggi, i suicidi in carcere sono stati 858. Si deve, però, rilevare che negli ultimi anni si è manifestata una tendenza alla loro diminuzione.

Infatti dai 72 suicidi del 2009, si è passati ai 42 del 2013 e ai 43 del 2014. Una notevole diminuzione si è verificata soprattutto nel 2013, rispetto all’anno precedente, quando i suicidi furono 60.

Donato Capece, il segretario del Sappe, il sindacato della polizia penitenziaria, ha dichiarato che la causa principale del notevole numero di suicidi è individuabile nella carenza di organico. Gli agenti sarebbe insufficienti rispetto alle necessità. Mancherebbero circa 8.000 agenti.

Non a caso ho utilizzato il condizionale. Infatti in Italia il rapporto agenti/detenuti è fra i più alti in Europa – un agente ogni 1,1 detenuti -. E nel 2013, Francia, Germania, Inghilterra avevano una media di un agente ogni 2,7 detenuti.

Al 30 giugno di quest’anno i detenuti erano 52.754, per una capienza complessiva di 47.709 posti.

Quindi continua il sovraffollamento nelle carceri, sebbene la popolazione carceraria, rispetto al 2014, sia diminuita di circa 10.000 unità.

Tutto ciò considerato, a mio avviso, non regge la tesi del segretario del Sappe.

Probabilmente invece i controlli per evitare i suicidi sono insufficienti e forse ciò dipende da una gestione non efficiente della polizia penitenziaria. Ed inoltre non viene realizzata un’efficace attività di prevenzione.

Non sembra quindi legittimo sostenere che gli agenti di polizia penitenziaria siano in un numero insufficiente.

Nel prossimo futuro un aumento del numero dei suicidi potrebbe essere determinato dalla chiusura degli ospedali psichiatrici giudiziari.

Infatti i 6 Opg esistenti ospitavano 700 pazienti, 450 dei quali hanno avuto accesso alle Rems, le Residenze per l’esecuzione delle misure di sicurezza, dove continuare i programmi terapeutici.

Gli altri sono stati destinati alle carceri normali con relativi problemi di sorveglianza.

E Alessio Scandurra, dell’associazione Antigone, ha sottolineato: “Prima della chiusura degli Opg chi in carcere mostrava segni di squilibrio veniva reindirizzato nelle strutture apposite. Ora questo non è più possibile. Ma che senso ha tenere in carcere una persona che deve essere controllata a vista per evitare che si tolga la vita? Qual è la funzione della sua detenzione?”.

Comunque, al di là delle motivazioni e delle responsabilità, restano però i dati: dal 2000, i suicidi sono stati 859 su 2.425 decessi.

E questi dati indicano come quello dei suicidi in carcere sia “una delle principali patologie del sistema penitenziario italiano, legata all’incapacità del sistema di intercettare le singole storie di disperazione e la scarsa attivazione di programmi di prevenzione del rischio, che dovrebbero porre particolare attenzione ai soggetti alla prima carcerazione e nei primi giorni di detenzione”, come viene denunciato nell’XI rapporto nazionale sulle condizioni di detenzione, redatto dall’associazione Antigone.

 

Foto: Woody Hibbard/Flickr

Questo articolo è stato pubblicato qui

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