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Meloni e i suoi fratelli (europei)

In Europa il gruppo dei Conservatori e riformisti sta diventando il più quotato aggregatore dell’identitarismo populista e cresce erodendo seggi a popolari ed euroscettici. E proprio Fratelli d’Italia, partito che nel nostro paese guida il governo di destra, è una delle forze più attive nel promuovere in Europa temi cari a clericali e tradizionalisti. Valentino Salvatore tratta la questione sul numero 6/2022 della rivista Nessun Dogma

«Io sono Giorgia, sono una donna, sono una madre, sono italiana, sono cristiana. Non me lo toglierete!»: il manifesto politico diventato tormentone viene gridato, in spagnolo, da quella che sarà l’attuale presidente del consiglio italiano. A Madrid, sul palco della convention di Vox, partito iberico di estrema destra. Lei è ospite di Viva21, nell’ottobre del 2021, invitata dal leader spagnolo Santiago Abascal.

Un’intesa solida tra Fratelli d’Italia e Vox: incassato il trionfo alle elezioni, Giorgia Meloni manda un videomessaggio per Viva22: «Non siamo mostri». Qualche mese prima, a giugno, è al comizio per la candidata Vox in Andalusia, Macarena Olona. Qui riassume in slogan manichei i comuni ideali: «No alla violenza islamista, no all’immigrazione massiva, no alla grande finanza internazionale! Sì alla famiglia naturale, no alla lobby Lgbt, sì alla identità sessuale, no all’ideologia di genere, sì alla cultura della vita, no a quella della morte, sì ai valori universali cristiani!».

Vox nasce da una costola del Partido Popular a fine 2013, incarna l’insofferenza degli ultraconservatori verso i secessionisti, quali baschi e catalani, e i “rossi” (generosamente intesi). Rivendica un identitarismo reazionario che non rinnega il regime franchista. Formazione di nicchia, in pochi anni diventa il terzo partito. Nel 2019 gli spagnoli sono accolti nel gruppo European Conservatives and Reformists (Ecr), il cui partito è presieduto da Meloni dal 2020, e Abascal è a Roma alla convention Atreju di Fdi.

Il gruppo dei conservatori e riformisti sta diventando il più quotato aggregatore dell’identitarismo populista continentale. Nasce nel 2009 su iniziativa dei tories di David Cameron, che ne escono con la Brexit. Alle elezioni europee del 2019 si assiste a uno slittamento a destra, con l’afflusso rilevante di polacchi e italiani. Prendono piede temi come la lotta alla “ideologia gender” (spauracchio anche di papa Francesco), la tutela dei valori e della famiglia “tradizionali”, la difesa della libertà religiosa (e un occhio di riguardo ai cristiani, perseguitati e non), il contrasto all’immigrazione clandestina e all’islamizzazione.

La guerra della Russia contro l’Ucraina mina la credibilità delle formazioni troppo in sintonia con Vladimir Putin. Ecr si distanzia dall’euroscetticismo di Identità e Democrazia (Id), gruppo con la Lega di Matteo Salvini e il Rassemblement National di Marine Le Pen. Ma si differenzia pure dal Partito Popolare Europeo, di matrice democristiana, troppo compromesso con l’establishment Ue, cui è affiliata Forza Italia.

I popolari perdono quota per la defezione del partito ungherese Fidesz, messo sotto torchio dall’Unione per le politiche illiberali di Orbán e il putinismo. I partiti dei Conservatori e riformisti guadagnano terreno in patria. Nelle settimane della vittoria di Fdi, i Democratici svedesi di Jimmie Åkesson conquistano il secondo posto alle elezioni in un paese tradizionalmente socialdemocratico. Si tratta di una formazione post-nazista, riconvertita al populismo ostile a migranti e islam.

Vox, sponsorizzata dai patrioti nostrani, preferisce affiliarsi a Ecr e non a Id. Ad accomunarli, oltre all’identitarismo cristiano, il contrasto a immigrazione e idee progressiste. Ma anche l’atlantismo, ribadito dalla premier Meloni e dai paesi dell’Est in funzione anti-russa con l’inasprirsi del conflitto ucraino. Ciò li differenzia da Le Pen, Salvini e Orbán, più compromessi col putinismo da cui Meloni ha l’accortezza di sganciarsi in tempo.

L’ambiente politico da cui proviene Meloni proclama di aver archiviato il retaggio fascista. Un processo però meno lineare di quanto si voglia ammettere. Ora preferisce la retorica patriottica, forti dosi di clericalismo identitario, la generica critica a «tutti i totalitarismi» (con un sottinteso anti-comunista), la difesa della vita e del natalismo che mascherano la lotta all’aborto e all’autodeterminazione femminile.

Ecr oggi conta una sessantina di membri nell’europarlamento: qualcuno meno di Id ma più della sinistra ecologista. Scala posizioni, erodendo popolari e identitari. La pattuglia più nutrita è quella polacca, quasi metà dei membri; il secondo paese è l’Italia con i sette eletti di Fdi.

Iniziamo la carrellata con le menzioni speciali dei nostri compatrioti. Carlo Fidanza è noto alle cronache per la vicinanza a esponenti neofascisti, emersa con il reportage “Lobby Nera” di Fanpage sulle scorse comunali a Milano. Sergio Berlato dà voce a tesi discutibili su vaccino anti-Covid e green pass, co-organizza nel 2021 un convegno virtuale dedicato. Vincenzo Sofo, già tra gli animatori del «laboratorio culturale» Il Talebano attivo nel trasformare la Lega da padana a nazionalista, è passato a Fdi deluso dall’appoggio leghista all’esecutivo di Mario Draghi: è vicino ai movimenti integralisti che fanno lobby in Europa.

Per la Spagna, quattro eletti. Tra cui il giornalista Hermann Tertsch, che dirige il giornale digitale dell’“iberosfera” organo di Vox. Ex comunista, si scaglia spesso contro la sinistra. Accusa persino di crimini dei familiari del leader di Podemos Pablo Iglesias: viene condannato. Jorge Buxadé Villalba, già estimatore di fascisti spagnoli, presiede la versione catalana del Forum della famiglia. Margarita de la Pisa Carrión, da membro del comitato speciale Ue sulla pandemia, sostiene che fare più dosi di vaccino anti-Covid potrebbe indebolire il sistema immunitario e avere effetti sulle gravidanze.

Per il Belgio ci sono tre esponenti degli autonomisti fiamminghi, più abbottonati e liberali. Come Assita Kanko, originaria del Burkina Faso: ha subito mutilazioni genitali femminili ed è attiva per i diritti delle bambine; collabora con l’atea Ayaan Hirsi Ali contro matrimoni forzati e abusi. Dai vicini Paesi bassi una pattuglia piccola ma eterogenea, tra cui tre eurodeputati di Ja21 e uno dei riformati calvinisti.

Nel 2020 i fondatori di Ja21 escono dal Forum per la democrazia, formazione euroscettica e populista, prendendo le distanze da pose antisemite, omofobe e razziste della branca giovanile. Ja21 si rifà al pensiero di Pim Fortuyn, controverso politico gay ucciso nel 2002: una piattaforma liberale e laica (anche sui diritti Lgbt+) unita a strette contro immigrazione, islam e comunitarismo. Rob Roos usa dichiarazioni di responsabili Pfizer per sostenere che il vaccino anti-Covid non sia stato testato e per criticare il green pass, mal tollerato da ambienti libertari. Pure Rob Rooken si oppone alla “certificazione verde” e firma un appello all’allora presidente Ue David Sassoli.

Nel 2021 Bert-Jan Ruissen del partito dei riformati olandesi, forza protestante ultraconfessionalista, non appoggia la risoluzione contro le zone “libere da Lgbt” in Polonia perché raccomanda ai membri Ue di riconoscere le nozze gay. Anche Fratelli d’Italia vota contro questa risoluzione e contro quella che impegna gli stati a rimuovere gli ostacoli ai diritti delle persone Lgbt+.

Cristian Terheș del Partito nazionale contadino cristiano democratico è l’unico romeno e tra gli europarlamentari contro il green pass e l’obbligo vaccinale per il coronavirus. L’unico tedesco, il liberal conservatore Lars Patrick Berg, lascia Alternative für Deutschland e passa da Id a Ecr nel 2021. Cattolico ed europeista, si oppone al salafismo e alla repressione turca contro i curdi.

Per la Svezia, due dei Democratici svedesi e un indipendente. Charlie Weimers, già militante dalla giovanile democristiana, passa all’ultradestra. Ostile all’islam, è tra gli eurodeputati sanzionati dall’Iran. Vuole una commissione d’inchiesta per cercare responsabilità cinesi sull’origine del Covid, ma lamenta che la proposta venga annacquata.

Diversi esponenti dei Conservatori e riformisti corteggiano l’elettorato “free vax” e affini. Anche in Italia, Fdi all’opposizione durante il governo Draghi contesta le misure per il contenimento del virus. Meloni, appena insediata a Palazzo Chigi, promette una commissione per «fare chiarezza» sulla gestione pandemica: «Riconosciamo il valore della scienza, certo, per questo non la scambiamo con la religione», ammonisce.

Tra i membri Ecr ci imbattiamo nel lituano Valdemar Tomaševski: esponente della minoranza polacca nel paese, fa parte dell’Alleanza delle famiglie cristiane, partito schiettamente clericale. Corposa la componente polacca: 27 eurodeputati, quasi tutti del partito di governo Diritto e Giustizia. L’attuale presidente dell’eurogruppo conservatore-riformista è il filosofo Ryszard Antoni Legutko, già ministro della pubblica istruzione distintosi per le posizioni anti-gay e cristianiste.

Ideologo anti-gender, ritiene il matrimonio gay un «esperimento distruttivo», lamenta l’uso a suo dire strumentale del concetto di omofobia («un bastone» contro «qualsiasi obiezione») e sfodera il vittimismo cattolico («i cristiani sono il gruppo che subisce più discriminazioni»). L’ex premier Beata Szydło difende la famiglia tradizionale tanto da meritarsi il premio di un’associazione cattolica. Dominik Tarczyński fa dure uscite anti-islamiche e contro le proteste per il diritto all’aborto.

Ryszard Czarnecki nel 2018 viene esautorato da vicepresidente del Parlamento Ue dopo aver paragonato un’esponente di un partito critico verso il governo polacco agli szmalcownik (collaborazionisti che ricattano gli ebrei in clandestinità). Patryk Jaki, del partito cattolico Polonia Solidale separatosi da Diritto e Giustizia, nel 2017 definisce lo stop all’islamizzazione «la mia Westerplatte», teatro della battaglia contro i nazisti diretti a Danzica.

Il croato Ladislav Ilčić, musicista e corista di chiesa legato alla diocesi di Varaždin, è l’unico eletto del cartello cattolico Hrvatski Rast: si batte contro l’aborto e l’allargamento del matrimonio alle coppie omosessuali. Per la Bulgaria, due eletti dal Movimento nazionale vicino alla chiesa ortodossa e alle sue posizioni retrive.

Uno è Angel Dzhambazki, famoso per commenti omofobi, anti-rom e xenofobi: si candida senza successo a sindaco di Sofia promettendo di mettere al bando i pride e si scaglia contro la “propaganda gender”. Di recente è ripreso per un saluto romano durante la plenaria dell’Europarlamento, derubricato a equivoco. Il greco Emmanouil Fragkos è l’unico eletto di Soluzione greca, partito dal forte carattere nazionalista e cristiano ortodosso.

Le prossime elezioni europee si terranno nel 2024. I partiti del gruppo conservatore-riformista sono in ascesa in tutta Europa. Se le divergenze con i “cugini” di Identità e Democrazia si appianassero, potrebbe nascere uno dei più grandi gruppi parlamentari Ue, tale da insidiare persino popolari e socialdemocratici.

E proprio l’Italia, con Fratelli d’Italia e Lega nel governo, rappresenta un laboratorio politico. A quel punto le prospettive per la laicità e i diritti nell’Ue verrebbero messe in discussione dall’identitarismo confessionalista promosso da partiti che vogliono (contro)riformare l’Unione Europea dall’interno.

Valentino Salvatore

 

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